8 modi in cui Dio usa la sofferenza per il nostro bene

È una convinzione che va a calmare le nostre menti ed incoraggiare i nostri cuori: in qualche modo Dio è coinvolto nelle nostre sofferenze. Qualunque sia la circostanza che affrontiamo non possiamo uscirne senza la mano di Dio, più di quanto una sega non possa tagliare senza la mano del falegname.

Giobbe nella sua sofferenza non disse: “Il Signore ha dato, il diavolo ha tolto”, ma “il Signore ha dato, il Signore ha tolto”.

La sofferenza non si immette sul nostro cammino senza uno scopo e senza la provvidenza di Dio, per questa ragione la sofferenza è sempre importante e mai senza significato.
Vediamo qualche modo attraverso il quale Dio genera il bene dalle nostre sofferenze.

 

Guardarsi nello specchio della sofferenza è il miglior modo per osservare la terribile faccia del peccato e dell’immaturità spirituale. La sofferenza è per noi predicatore e insegnante. Lutero affermò di non essere riuscito a comprendere pienamente i Salmi prima di aver sopportato la sofferenza. Un letto di malattia insegna spesso più di un sermone e la sofferenza ci ammaestra principalmente sul peccato e sulla nostra natura peccaminosa. La sofferenza ci istruisce anche riguardo noi stessi, infatti durante i periodi di prosperità e buona salute tutto sembra andare bene, ci ritroviamo ad essere persone umili e grate, tuttavia nella sofferenza arriviamo a conoscere l’ingratitudine e la ribellione dei nostri cuori. Guardarsi nello specchio della sofferenza è il miglior modo per osservare la terribile faccia del peccato e dell’immaturità spirituale.

 

La sofferenza è il mezzo per rendere i nostri cuori più retti.

Nei momenti positivi spesso i nostri cuori sono divisi a metà tra il Signore e per l’altra metà sono ossessionati dal mondo. I nostri cuori possono diventare come l’ago della bussola che ondeggia estremamente tra due poli. Ma durante la sofferenza Dio allontana il mondo affinché il cuore si stringa a Lui in piena fiducia. Allo stesso modo in cui scaldiamo una barra deforme per raddrizzarla Dio ci trattiene nel fuoco della sofferenza per renderci più giusti. È buono che nel momento in cui il peccato ha portato le nostre anime lontano da Dio, Egli si servirà della sofferenza per rafforzarle.

Se la testa di Gesù era coronata di spine, perché pensi che la nostra dovrebbe essere sempre coronata di rose? La sofferenza ci rende conformi a Cristo. Come deve esistere proporzione e simmetria tra il modello e la tela così deve risultare per Cristo ed il suo popolo. La sofferenza è come la matita di un’artista che disegna l’immagine di Cristo su di noi. Se vogliamo fare parte del corpo di Cristo dobbiamo desiderare di essere come Lui, e la Sua vita fu cosparsa da una serie di sofferenze, “uomo di dolore, familiare con la sofferenza” (Isaia 53:3).

 

La sofferenza distrugge il peccato.

Ci sono dei pesi dati dal peccato che si insediano anche nel migliore dei cuori e la sofferenza è utile a purificarlo, allo stesso modo in cui il fuoco purifica l’oro. Il fuoco della sofferenza strappa via tutte le impurità spirituali – orgoglio, concupiscenza, avarizia e molto altro ancora. Non nuoce mai all’anima, piuttosto può solo renderla più pura e bella.

La sofferenza allenta il legame dei nostri cuori con il mondo.

Se vogliamo rimuovere un albero dal terreno dobbiamo in primo luogo diminuire la presa delle radici nel terreno. Allo stesso modo, Dio strappa via i nostri comfort terreni per far mollare la presa dei nostri cuori con il mondo. Il desiderio di Dio è che i nostri cuori siano legati a questo mondo soltanto per le piccole cose e la sofferenza serve a scrollare ogni collegamento.

 

La sofferenza dà spazio alla serenità.

Dio allevia il nostro dolore esteriore attraverso la pace interiore. Gesù promette che “la vostra tristezza sarà cambiata in gioia” (Giovanni 16:20). Nella sofferenza vediamo l’acqua trasformarsi in vino e le medicine amare sono seguite da scelte dolci. Molti credenti possono testimoniare di aver provato le migliori esperienze di gioia durante i periodi di sofferenza, assieme ad una sensazione di maggior vicinanza a Dio.

 

La sofferenza indica che Dio si serve di noi.

Giobbe chiese: “Che cos’è l’uomo che tu ne faccia tanto caso, che tu t’interessi a lui?” (Giobbe 7:17). Nella sofferenza Dio si serve di noi in almeno 3 modi. In primo luogo, Egli mostra il minimo favore verso le nostre vite, quasi non ne facesse alcun caso. Questo ci fa capire la nostra dimensione all’interno del mondo tale da renderci degni di soffrire. In secondo luogo, la sofferenza è simbolo di figliolanza: “Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?” (Ebrei 12:7). Terzo, la sofferenza rende i credenti più autorevoli agli occhi del mondo. Come i soldati non sono mai tanto ammirati quanto per le loro vittorie, così i santi lo sono per le loro sofferenze.

Dopo tutto, Giobbe non è forse il sofferente più rinomato anche da Alessandro il Grande?

La sofferenza è un mezzo per ottenere gioia.

La sofferenza ci porta gioia portandoci più vicini a Dio. La luna piena è all’estremità rispetto al sole, allo stesso modo, molte persone che si trovano nel pieno della prosperità non potrebbero essere più lontane da Dio. Quando il Signore comincia a privarci dei nostri comfort, è allora il momento in cui corriamo verso di Lui riconciliandoci. È stato nel momento in cui il figliol prodigo si è trovato nel bisogno che ha fatto ritorno a casa di suo padre (Luca 15:13) e solo quando la colomba non ha trovato sollievo è ritornata nell’arca. Quando Dio porta un’inondazione di sofferenza nelle nostre vite, allora voliamo verso l’arca, cioé Cristo.

 

La sofferenza zittisce il malvagio.

Gli increduli sono usi sostenere che i cristiani servono Dio soltanto per il proprio personale tornaconto. Pertanto Dio permette che i propri figli soffrano affinché possano chiudere la bocca di coloro che lanciano ingiurie sul loro conto e sul loro Dio. Zittisce le bocche dei bestemmiatori nel vedere i cristiani attaccati al loro Dio durante le loro sofferenze, così facendo dimostrano di servire Dio prima di tutto perché hanno bisogno di essere amati.

 

La sofferenza apre la strada alla gloria.

Come l’aratura prepara il terreno per la coltura, così le nostre sofferenze ci preparano rendendoci adeguati per la gloria.

Gli artisti più dotati sanno che la pittura color oro si abbina al meglio con i colori scuri, similmente Dio stende prima i colori scuri della sofferenza per poi spennellarvi le tinte dorate della gloria. La sofferenza non ci fa guadagnare la gloria ma ci prepara per la gloria.
In tutti questi modi vediamo che la sofferenza non è dannosa per i credenti, ma piuttosto diviene benefica. Perciò dovremmo allenare noi stessi a guardare meno agli aspetti negativi della sofferenza e più a quelli positivi, concentrandoci meno sul lato oscuro della nuvola e più sulla sua luce. La cosa migliore che Dio possa mai fare ai propri figli è guidarli verso il cielo, ovvero verso Sé stesso.

 

 

Tematiche: Crescita spirituale, Disciplina, Sofferenza, Vita Cristiana

Tim Challies

Tim Challies

 

Sono un seguace di Gesù Cristo, sposato con Aileen e  padre di tre figli. Adoro e servo come pastore alla Grace Fellowship Church di Toronto, Ontario, e sono co-fondatore della Cruciform Press. E’ l’autore del libro “Prepararsi al battesimo” pubblicato da Coram Deo.

© Challies.com, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.