Perché i miei amici non cristiani sono migliori di quelli cristiani?

 

Perché i miei amici non cristiani sono migliori di quelli cristiani?
Ho udito questa domanda centinaia di volte negli anni, ma mi ha colpito quando uno dei nostri ex membri fece dietro-front nella fede. Lui era uno dei nostri pastori dei giovani. Era un ottimo cristiano! Era uno di quelli che valeva la pena osservare bene. Lo stavo guardando crescere, aspettando addirittura che entrasse a pieno tempo nel ministero, ma un giorno, per ragioni sconosciute, voltò completamente le spalle alla fede.

Cos’era successo? Quando ci andai a parlare, una delle spiegazioni che mi diede fu che “i suoi amici non cristiani erano migliori di quelli che erano in chiesa”. Ne parlai con un’amica cristiana matura e mi confessò che a volte anche lei si è sentita nello stesso modo. Questo mi demoralizzò moltissimo e mi portò a riflettere. 

 

Ecco alcuni dei pensieri che ne sono sorti a riguardo:

1. I cristiani non scelgono i loro amici.

Non è un’affermazione scientifica. Per natura scegliamo solitamente persone che ci piacciono: persone che sono gentili, dolci e piacevoli, persone con cui è piacevole rapportarsi. Tuttavia in chiesa solo Dio decide chi fa parte della nostra comunità!

Immagino sia un po’ come avere una famiglia. I miei figli non hanno avuto il diritto di scegliersi i loro genitori. Hanno quello che gli è stato dato, che gli piaccia o no. Conosco un ragazzo che aveva seri problemi in famiglia, ma nonostante tutto, nonostante tutte le crudeltà che aveva ricevuto, mi disse: “Loro sono ancora la mia famiglia e devo aiutarli, che mi piaccia o no!”

Così è per noi. Solo Dio – e soltanto Dio – sceglie i membri della sua chiesa (Ef. 1:4-5). Per natura scegliamo di uscire con chi ci è gradito, ma in chiesa solo Dio decide chi fa parte della nostra comunità.

 

2. A Dio piace scegliere persone disperate.

Oltre a questo, Dio ama raccogliere a sé persone che non sono sempre gradevoli. Sceglie persino i nemici perché facciano parte della nostra famiglia. In Efesini 2-3 troviamo che il piano eterno di Dio è stato quello di scegliere i gentili per farli partecipi di quella che era originariamente la fede ebraica (Ef. 3:6). Non si trattava semplicemente di multiculturalismo – infatti ebrei e gentili di solito erano i nemici peggiori! Eppure Dio aveva in mente di mettere insieme questi nemici, per farne una nuova comunità.

C’è un altro caso che segue la stessa strana logica: Gesù scelse sia un giudeo zelota (un guerrigliero combattente o un insurrezionista) e un esattore delle tasse (collaboratore) per il suo gruppo interno di dodici discepoli. Immaginate il potenziale conflitto tra i due? Immaginate i problemi che avrebbero creato per l’unità del gruppo. Tuttavia, fu Gesù a sceglierli entrambi. Loro non dissero nulla.

 

In chiesa solo Dio decide chi fa parte della nostra comunità!

 

Paolo è un altro esempio. Era una persona che odiava e perseguitava i cristiani, ma Dio (nella sua misericordia!) lo scelse affinché diventasse un apostolo. Ricordate come rispose Anania quando Dio gli disse di andare a battezzare Paolo? La sua risposta fu praticamente: “Sei pazzo? Quest’uomo ci odia!” Dio cosa rispose? “Vai! Sono Io che l’ho scelto…” Il resto è storia (At. 9:1-16).

Quest’ultima invece è una storia che io stesso ho sperimentato. Mi ricordo di una giovane donna cristiana che parlava della sua vita familiare complicatissima. Parlava della devastazione di aver visto suo padre lasciare la madre, mentalmente malata, per un’altra donna. Eppure – ed è qui che la cosa si fa strana – per qualche ragione Dio aveva deciso, non solo di salvare suo padre, ma anche di portarlo nella chiesa di sua figlia e di affidargli delle responsabilità all’interno della chiesa. Che pazzia!

 

Se queste cose fossero accadute in una comunità normale, la figlia avrebbe detto al padre di andarsene senza mezzi termini; ma non in chiesa. Non aveva scelta. Dio non le aveva chiesto il permesso.

Il problema non è una coincidenza. È il Vangelo stesso. Conosciamo il famoso brano di Efesini 2:8-9:

 

Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, 

è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori.

 

Di solito applichiamo questo verso parlando della salvezza personale: Dio accetta i gentili nella fede e nella comunità giudaica – li salva, non per quello che hanno fatto, ma solo per la Sua infinita grazia. Tuttavia se vogliamo essere veramente centrati nel Vangelo, dobbiamo vedere che l’implicazione logica è che “chiunque” e “tutti” devono essere accolti nella nostra chiesa, senza tener conto di chi sono – che ci piacciano o no.
Perché? Perché la salvezza è completamente gratuita e incondizionata.

 

3. Il perdono è il DNA cristiano.

Nel mondo, quando i nostri amici ci feriscono, noi discutiamo e ci arrabbiamo. Se non risolviamo il problema, li lasciamo e ci troviamo altri che ci piacciono, ma quando un cristiano ha delle discussioni e non riesce a risolvere, ci viene comandato di PERDONARE.

È difficile. Vale la pena ricordare che il famoso brano sull’amore spesso citato nei matrimoni (1 Cor. 13), in realtà fu scritto principalmente a una chiesa al cui interno si trovavano enormi problemi legati alle relazioni interpersonali. Erano queste le persone a cui Paolo comandava di amarsi, erano queste le persone che dovevano imparare a vivere insieme ed è per questo che il vero amore ha sempre a che fare con il perdono.
Cosa intendiamo per amore? Nel mondo l’amore è frequentarsi e passare del tempo insieme, stare bene tra di noi, ecc., ma nella chiesa è fondamentale perdonarsi.

Nel mondo c’è poco vero perdono. La gente litiga e si lascia, ma nella chiesa, il perdono è tutto! È nel nostro DNA perdonare. Non possiamo semplicemente lasciarci – perché Dio ci ha scelto per appartenere gli uni agli altri e ci ha formato per diventare una sola comunità.

 

4. Dio rivela così la sua grazia e la sua saggezza.

Perché Dio ci vuole complicare la vita in questo modo? Perché non riusciamo a vedere la grazia e il genuino perdono in una comunità dove tutti si comportano al meglio verso gli altri. Possiamo vederli solo quando Dio mette insieme un mucchio di mascalzoni e poi, per mezzo del suo Spirito, li cambia, trasformando acerrimi nemici in preziosi amici. Il mondo non ci è mai riuscito, ma questo è ciò che Dio compie attraverso la sua chiesa.

Non succede nel corso di una notte, né è un processo indolore. SICURAMENTE accade e sta accadendo adesso.

 

Ci stupisce che i nostri amici non cristiani sembrino sempre migliori di quelli della chiesa? Siamo noi a scegliere gli amici non cristiani, e solo quelli che ci piacciono, ma nella chiesa non siamo noi a scegliere. Dio sceglie loro (e noi!) incondizionatamente e ci chiama a continuare a perdonarci così come Cristo ha perdonato noi.

 

 

Traduzione a cura di Susanna Giovannini

 

 

 

Tematiche: Amicizia, Chiesa, Comunione, Crescita spirituale, Evangelizzazione, Membri di chiesa, Vita Cristiana

Ying Yee

È ministro della Chiesa Cristiana Cinese di Milson’s Point, Sydney, Australia

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