Genesi. Nel principio…

Collana: Formazione Biblica

12,00

Questo libro è un invito a studiare la Genesi con una guida sicura. Infatti Gian Paolo Aranzulla incarna una miscela piuttosto rara nell’attuale movimento evangelico italiano. Egli è un esegeta (interprete) di grande competenza, un teologo biblico ben preparato e un pastore desideroso di guidare il popolo di Dio in una conoscenza più intima dello stesso attraverso una più profonda conoscenza della sua Parola. Questo libro ti aiuterà a capire il piano del Dio creatore e redentore per il suo creato, per il suo popolo e per te.

L’autore ti prende per la mano mostrando la struttura letteraria della Genesi e facendo capire il motivo per cui questa è il metodo più efficace e valido per conoscere il disegno di Dio e, di conseguenza, anche il Dio di quel disegno.

Genesi è il primo libro della Torah, termine con il quale vengono designati i primi cinque libri della Bibbia (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), che assieme costituiscono la Legge. È qui che sono poste le fondamenta della storia, che fungeranno da retroscena di tutto ciò che seguirà nell’intera Scrittura. Sarà qui che ci sarà dato di conoscere non soltanto la creazione di tutte le cose, visibili e invisibili, ma anche Colui che ha creato l’universo, ed in particolare l’essere umano a propria immagine. Inoltre Genesi ci insegna da dove proviene il male, fornendo così la spiegazione della presenza reale del dolore e della morte nel mondo. Questo libro è il seme dal quale nasce ogni cibo delle Scritture; il giardino in cui sbocciano tutti i fiori della storia.

Nel corso dei suoi cinquanta capitoli, il libro ci presenta la meravigliosa realtà di un Dio pienamente buono e sovrano. Un Dio che si rivela non solo come Creatore ma anche come Redentore, come Colui che dà forma a tutte le cose, e stabilisce il proprio patto, la Sua scelta alleanza, al fine di benedire tutta la terra. La Genesi racconta l’origine della storia, ed infatti la narrazione è il genere letterario principale mediante il quale Dio sceglie di farsi conoscere. D’altro canto si tratta però di un racconto selettivo della storia, poiché l’obiettivo del libro non è quello di riportare gli avvenimenti in quanto tali, bensì quello di rivelare il Carattere dell’unico vero Dio attraverso gli avvenimenti della storia. La disposizione del materiale non segue dunque criteri storici rigidamente definiti, ma procede piuttosto con una narrativa consapevolmente selettiva: l’intento del testo è infatti essenzialmente teologico. Di conseguenza i capitoli 1-11 riassumono un vasto periodo della storia umana (di almeno 4000 anni), prima che i capitoli 12-50 si concentrano sulle promesse date ad un solo uomo chiamato Abramo. Il rallentamento esagerato della narrativa, da quattromila anni nei primi undici capitoli a quattro generazioni nei restanti trentanove, è dovuto al fatto che la Genesi è una selezione consapevole di eventi, raggruppati per mettere a fuoco e presentare un Dio che si manifesta come buono e sovrano nella duplice opera di creazione e redenzione.

Tanto le fonti ebraiche quanto quelle cristiane sono unanimi nell’attribuire l’intera Torah a Mosè. Il titolo stesso del libro deriva dalla parola greca per “origini/inizi”, mentre nell’ebraico, in cui i libri sono privi di nome e vengono dunque designati con la prima parola del testo, esso è più suggestivo, in quanto bereshit significa “inizio” (nel tempo), ma mantiene anche il senso di “fonte”, ossia capo, testa, autorità. Tale titolo anticipa sinteticamente un libro che parlerà dell’inizio di ogni cosa da un punto di vista non soltanto temporale ma anche sostanziale; la Genesi ricondurrà la Fonte di ogni espressione di vita alla realtà stessa di Dio, ed al fatto che tutto precede da Colui che è il Capo ed ha autorità su ogni aspetto del creato!

In questa prospettiva si comincia ad intravedere come l’atto creativo di Dio dia alla luce un progetto; tutto il creato sussiste in Colui che è il Capo di ogni cosa, un Dio attivo sia nel creare sia nell’eleggere alla salvezza. Ed è proprio in questa duplice azione che s’intrecciano i Suoi principali Nomi: Elohim (Dio) e Jhvé (Signore); sarebbe a dire il Dio Creatore e Redentore, assolutamente sovrano, che non rinnega mai la propria opera. Se da un lato la Genesi parla del Creatore e della creazione, dall’altro parla di una grazia che elegge alla salvezza, radicata nel patto stesso.

Per quanto riguarda il periodo storico coperto dalla narrazione, la prima parte del libro (cap. 1-11) ha luogo nell’età del bronzo antica, tra il 3200 ed il 2000 a.C., mentre il racconto da Abramo in poi (cap. 12-50) si svolge nell’età del bronzo media, dal 2000 al 1500 a.C.; nel corso di quest’ultima si assiste all’ascesa di due formidabili imperi in particolare, quello degli Ittiti e quello degli Egiziani, descritto sopratutto nel racconto conclusivo di Giuseppe (cap. 37-50).

Prefazione di Pietro Ciavarella

Introduzione alla Collana

Introduzione al Libro della Genesi

Struttura di Genesi

1. Sovrano nella creazione

2. Sovrano nella ribellione

3. Sovrano davanti alla degenerazione

4. Sovrano nel giudizio

5. Sovrano nel confondere e nel chiamare

6. Sovrano nel dichiarare giusto

7. Sovrano nel provvedere il figlio

8. Sovrano nell’esigere tutto

9. Sovrano sull’inganno

10. Sovrano nel trovare

11. Sovrano sui fallimenti

12. Sovrano nel trasformare

13. Sovrano sul futuro invidiato

14. Sovrano sulla punizione di un giusto timore

15. Sovrano sulla preparazione di un ministero

16. Sovrano su un progetto tracciato

• Tracce per la predicazione

• Schemi per la meditazione

• La Genesi nel Canone

• Bibliografia Genesi

LA STRUTTURA DI GENESI

Come meglio suddividere quest’opera grandiosa? In linea di massima possiamo dire che:

• i capitoli 1-2 trattano della generazione (le origini del mondo).

• i capitoli 3-11 trattano della degenerazione (le rovinose conseguenze della caduta originale).

• i capitoli 12-50 trattano della rigenerazione (anticipata nelle promesse date ad Abramo).

Alla luce di questa chiave di lettura, la redenzione si propone come restaurazione dell’intento originale di Dio per il creato, l’adempimento del progetto di Dio per il Suo mondo. È qui evidente l’intento teologico che sta alla base del libro: la Genesi non è una semplice narrativa storica, per cui non deve stupire se la narrazione non segue sempre una rigida linea cronologica. È piuttosto il suo scopo teologico a dare forma al libro; perché esiste un progetto di Dio per il mondo, svelato gradualmente nel corso della narrazione in maniera sempre più focalizzata.

Genesi

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In effetti, possiamo riassumere il libro sotto vari titoli:

• cap. 1-11: la narrativa primitiva (venti generazioni).

• cap. 12-36: la narrativa patriarcale (solo tre generazioni).

• cap. 37-50: la narrativa di Giuseppe (centrata su un’unica famiglia).

In alternativa si potrebbe tracciare il passaggio,

• cap. 1-2: dalle origini…

• cap. 3-11: …alle nazioni…

• cap. 12-50: …ad Israele.

Se vogliamo entrare più nello specifico, si può osservare una parola ebraica che viene seminata ripetutamente lungo il corso dell’intero libro: il termine toledot dà una struttura, un filo conduttore, una spina dorsale alla narrazione completa. Derivata dal verbo tradotto come “generare/dare nascita”, toledot è traducibile in vari modi, tra cui “resoconto, narrazione, generazione, genealogia, posterità”. Seguire con attenzione le ricorrenze di questa parola offre una lettura del libro della Genesi come collezione di vari resoconti, generazioni, inizi della storia umana. Attraverso una tale lettura, si comincia così ad intravedere la spina dorsale dell’intero libro. Soffermiamoci dunque sulle occasioni in cui tale vocabolo appare:

I: Toledot della creazione [1:1-2:3].

II: Toledot dei cieli e della terra [2:4-4:26].

Tradotto al 2:4 “origini”, è un racconto più preciso sulla creazione, la caduta e le sue conseguenze universali fin dagli albori della storia umana.

III: Toledot d’Adamo [5:1-6:8].

Tradotto al 5:1 “genealogia”, descriverà tutti coloro generati da Adamo fino a Noè.

IV: Toledot di Noè [6:9-9:29].

Tradotto al 6:9 “posterità”, racconterà gli eventi del diluvio.

V: Toledot dei figli di Noè [10:1-11:9].

Tradotto al 10:1 “discendenza”, elenca i primi discendenti di Sem, Cam e Iafet.

VI: Toledot di Sem [11:10-26].

Tradotto all’11:10 “discendenza”, seguirà Sem il figlio benedetto di Noè fino ad Abramo.

VII: Toledot di Terà [11:27-25:11].

Tradotto all’11:27 “discendenza”, descrive la vita di Abramo, figlio generato da Terà.

VIII: Toledot d’Ismaele [25:12-18].

Tradotto al 25:12 “discendenti”, segue il figlio di Abramo secondo la carne, al quale viene dedicato poco spazio, pur essendo il primogenito, poiché non è attraverso di lui che Dio ha deciso di portar avanti il proprio progetto.

IX: Toledot d’Isacco [25:19-35:29].

Tradotto al 25:19 “discendenti”, si concentra su Giacobbe, il figlio generato da Isacco che erediterà la promessa, ovvero Giacobbe.

X: Toledot d’Esaù [36:1-37:1].

Tradotto al 36:1 “discendenza”, poiché anche Esaù era figlio d’Isacco.

XI: Toledot di Giacobbe [37:2-50:26].

Tradotto al 37:2 “discendenza”, si riferisce a Giuseppe figlio di Giacobbe, ed al trasferimento in Egitto della famiglia scelta da Dio.

In sintesi colpisce come la Genesi si presenti sotto forma di una collezione di undici inizi/origini, a partire dalla creazione del mondo, e restringendo sempre di più la propria portata, fino a concentrarsi su una sola famiglia, seguita lungo quattro generazioni. Nel corso della narrativa, ci rendiamo conto che i toledot più marginali si presentano per primi come parentesi, quasi che il loro scopo fosse quello di riprendere fiato prima di tornare al filo conduttore della grande storia.

Si potrebbero citare vari esempi:

a) la discendenza di Iafet (10:2), seguita dalla linea maledetta di Cam (10:6), anticipa quella di Sem, centrale al progetto divino poiché è da essa che nasce Abramo (10:21).

b) similmente la discendenza d’Ismaele (25:12-18) anticipa quella d’Isacco (25:19 e successivi).

c) allo stesso modo la discendenza di Esaù (36:1-37:1) anticipa quella di Giacobbe (37:2 e successivi). In tutto questo vediamo come i toledot meno significativi per la storia fungano da breve preludio, prima di ritornare sul binario principale delle promesse radicate nell’alleanza stabilita con Abramo.

Gian Paolo Aranzulla

Gian Paolo Aranzulla

Gian Paolo Aranzulla, nato nel 1971, inglese di origine italiana: dopo avere conseguito una laurea a Cambridge in letteratura francese e tedesca, nel 1994, partecipa nella capitale britannica a un corso di predicazione biblica e svolge attività missionaria presso una comunità evangelica in Provenza; nel 2001 ottiene una seconda laurea in teologia presso l’Oak Hill College di Londra, cui fa seguito un dottorato in studi patristici conferito dal King’s College London, nel corso del quale compie studi approfonditi sulla figura e la dottrina di Ireneo di Lione (130-202). Nel 2004 Aranzulla viene ordinato pastore anglicano per la diocesi di Londra e comincia a svolgere il suo ministero presso la St. James Church di Muswell Hill, una congregazione afferente al ramo evangelico della Chiesa d’Inghilterra. Dal 2008 in Italia insieme a sua moglie Susan, svolge il suo ministero presso la chiesa evangelica Forte Torre di Bologna, un progetto di fondazione di una nuova comunità a contatto con la realtà cittadina e con l’ambiente universitario.

Informazioni aggiuntive

Peso ,150 kg
Anno di pubblicazione

2016

Pagine

146

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