Cinque qualità che dovremmo cercare nei nostri leader politici
Che cosa rende un presidente un buon presidente? O un buon governatore? O un buon re o primo ministro? Quale tipo di autorità civile è una benedizione per il suo popolo? E quale tipo di autorità di governo diventa invece una maledizione? In breve: quali qualità dovremmo ricercare nei nostri leader politici?
La parola qualità è essenziale. È giusto preoccuparsi delle posizioni politiche dei nostri leader. È importante capire quale sia la loro visione sui grandi temi. Le loro idee riguardo agli scopi del governo sono decisive, mail loro pensiero su Dio, sulla moralità, sulla persona umana e sulla natura umana (ammesso che credano in tali realtà) è fondamentale. Anche le loro esperienze, la capacità di comunicare, la competenza pratica nei meccanismi della politica: tutti questi aspetti hanno un peso enorme.
Eppure si può sostenere con forza che ciò che conta di più è il carattere del governante. Quasi tutte le idee e le capacità sopra elencate dipendono, in ultima analisi, dal carattere, un carattere ben formato, che comprenda sia le virtù “pratiche” che quelle “intangibili”. Dal punto di vista biblico, l’integrità personale non è condizione sufficiente per un buon governo, ma è condizione necessaria. Alcuni peccati e comportamenti scorretti possono rimanere nascosti (almeno ad alcune persone e per un certo tempo), ma non esiste alcun muro che separi il carattere privato di un individuo dal suo modo di governare in pubblico. Ecco perché la Bibbia parla molto di più delle qualità morali di chi governa che non della forma specifica di governo civile. Questo non significa che tutte le forme di governo siano uguali. Significa piuttosto che, indipendentemente dal fatto che ci sia un presidente, un primo ministro, un re, una regina o un’altra figura di capo dello Stato, la Bibbia ci indica quali qualità personali dovremmo sperare di trovare in quella persona.
La Bibbia è ricca di passi che parlano di carattere divino e di santità personale. Nel migliore dei casi, dovremmo avere governanti ripieni di Spirito, radicati nella Parola, solidi nella fede e sinceramente cristiani, ma spesso non sarà così. Ecco perché il libro dei Proverbi è particolarmente prezioso per comprendere cosa ricercare nei nostri leader politici. Per definizione, i Proverbi presentano regole generali, massime e aforismi che valgono in ogni tempo, luogo e circostanza. Certo, insegnano che “il timore del Signore”, il Dio dell’alleanza con Israele, “è il principio della scienza” (1:7). Tuttavia, le istruzioni dei Proverbi non sono limitate a chi viveva sotto la legge di Mosè. La sapienza di Salomone era riconosciuta anche oltre i confini di Israele. I suoi detti erano considerati salutari sia per gli ebrei sia per i non ebrei. Le massime non si concentrano tanto sull’osservanza dei precetti dell’alleanza mosaica quanto sul dare buoni consigli a chiunque desideri seguire la via della sapienza. Quando parlano di re e principi, i Proverbi offrono un ritratto di ciò che dovrebbe essere un buon governante in ogni luogo.
Con i Proverbi come guida, ecco dunque cinque qualità che dovremmo cercare nei nostri leader politici.
Qualità n.1: Sapienza
L’intero libro dei Proverbi parla di sapienza, quindi non sorprende che essa sia considerata una qualità fondamentale, anzi, la qualità fondamentale, di un buon governante. Nel capitolo 8, la sapienza personificata dichiara: “Per mio mezzo regnano i re, e i principi decretano ciò che è giusto. Per mio mezzo governano i capi, i nobili, tutti i giudici della terra” (8:15–16). Il frutto della sapienza vale più dell’oro (8:19). Essa porta prosperità (8:18) e un’eredità duratura (8:21).
Che cosa significa, dunque, governare con sapienza? I Proverbi nel loro insieme rispondono a questa domanda. In particolare, ci dicono che la sapienza è la via della giustizia e il sentiero dell’equità (8:20). La sapienza nasce dalla consapevolezza che Dio è reale, è santo e deve essere temuto. Il governante saggio sa di essere responsabile davanti a Dio e, perciò, si tiene lontano dal male. Un leader saggio odia l’orgoglio, l’arroganza e il linguaggio corrotto (8:13).
Qualità n.2: Intelligenza e discernimento
I Proverbi affermano che “è gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta nell’investigarle” (25:2). Se un governante deve essere una benedizione per il suo popolo, assicurando ordine e stabilità, deve essere “un uomo di intelligenza e conoscenza” (28:2). Non si tratta semplicemente di accumulare informazioni, benché anche questo sia utile. La conoscenza di cui parlano i Proverbi è conoscenza morale: “Chi osserva la legge è un figlio intelligente” (28:7). Conoscenza significa sapere che cosa è giusto. “Il giusto prende conoscenza della causa dei deboli, ma l’empio non ha intendimento né conoscenza” (29:7). Un buon governante ha una bussola morale. Distingue il bene dal male ed è desideroso di scegliere il giusto comportamento etico.
Il leader politico che possiede conoscenza e discernimento impara a comportarsi con onore e integrità. Un buon re si compiace della verità e ama chi parla con rettitudine (16:13). Un popolo prospera sotto un governante onesto e soffre sotto un governante corrotto. “Quando i giusti sono numerosi il popolo si rallegra, ma quando domina l’empio il popolo geme” (29:2). Le autorità civili devono essere persone di solido giudizio morale.
Qualità n.3: Giustizia
Un buon governante edifica il paese con la giustizia (29:4). In particolare, questo significa due cose.
Anzitutto, i leader politici non devono riservare trattamenti di favore ai ricchi e ai potenti. “Il re che fa giustizia ai deboli secondo verità avrà il trono stabile per sempre” (29:14). Ciò non significa che l’autorità debba manipolare il sistema a vantaggio dei poveri. Il re non deve mai peccare nei suoi giudizi (16:10). Deve sempre usare pesi giusti e bilance corrette (16:11). Il re, però, deve avere ben chiaro che coloro che si trovano agli ultimi gradini della società — sul piano economico e culturale — sono spesso vittime di ingiustizie. Il re deve aprire la sua bocca per difendere i diritti di chi è senza voce (31:8). Deve giudicare con rettitudine e tutelare i diritti dei poveri e dei bisognosi (31:9).
In secondo luogo, quando i leader governano con giustizia, puniscono chi fa il male. La giustizia consiste nell’applicare la legge in modo equo e nell’assicurarne un’applicazione coerente. Un buon re accorda il suo favore ai giusti, ma è “un messaggero di morte” per i malvagi (16:14–15). “Il re saggio passa gli empi al vaglio dopo aver fatto passare la ruota su di loro” (20:26). Gli empi temono il re (24:21–22), perché egli incute timore a chi commette il male (20:2). Il suo favore è come la rugiada, ma la sua collera è come il ruggito di un leone (19:12). Il leader giusto, nei Proverbi, è colui che mantiene il primato della legge, protegge i deboli dalle ingiustizie e fa sì che i malfattori siano puniti.
Qualità n.4: Umiltà
“Il timore del Signore è scuola di saggezza, e l’umiltà precede la gloria” (15:33). Nei Proverbi, l’umiltà significa essere disposti ad apprendere ed essere aperti alla correzione. “Istruisci il saggio e diventerà più saggio che mai; insegna al giusto e accrescerà il suo sapere” (9:9). Lo stolto, invece, non accetta mai di essere corretto e non ammette mai di aver sbagliato. “Chi ama la correzione ama la scienza, ma chi odia la riprensione è uno stupido” (12:1).
Il buon governante sa che l’orgoglio porta alla vergogna, mentre l’umiltà porta alla sapienza (11:2). “La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio” (12:15). In particolare, il re deve circondarsi di consiglieri onesti e fedeli, non di opportunisti, adulatori e bugiardi. “Quando il sovrano dà retta alle parole bugiarde, tutti i suoi ministri sono malvagi” (29:12). In sintesi, abbiamo bisogno di leader politici abbastanza umili da imparare, crescere, ascoltare gli altri e correggere la rotta quando hanno sbagliato o intrapreso una via errata.
Qualità n.5: Autocontrollo
Nell’ultimo capitolo dei Proverbi, prima della celebre sezione sulla donna virtuosa (Proverbi 31), troviamo le istruzioni rivolte a un re, Lemuel, da parte di sua madre. Questi insegnamenti riguardano soprattutto la giustizia (31:8–9) e l’autocontrollo. Al re viene chiesto di esercitare disciplina personale sia nei confronti dei desideri sessuali (31:3), sia nei confronti del vino e delle bevande alcoliche (31:4–5). I primi possono distruggere un re (come accadde a Salomone), i secondi possono renderlo irrazionale, incapace di esercitare le facoltà mentali necessarie alla guida politica.
Se la dissolutezza sessuale e l’abuso di alcol sono due pericoli che compromettono il giudizio, il terzo pericolo segnalato dai Proverbi è l’ira incontrollata. L’uomo prudente sa ignorare un’offesa, ma lo stolto si adira facilmente (12:16). Il saggio sa come condurre una discussione utile, ma lo stolto si limita a infuriarsi o a ridere (29:9). Il governante insensato non ha imparato a dominare i propri impulsi ed emozioni. “Lo stolto dà sfogo a tutto il suo animo, ma il saggio lo trattiene e lo calma” (29:11). In tutti e tre gli ambiti — sessualità, alcol e ira — chi non ha autocontrollo si mette sotto il dominio di qualcun altro o di qualcos’altro. Questa è una caratteristica pericolosa in chiunque, ma ancor più in chi è chiamato a governare sugli altri.
Conclusione
Se queste cinque qualità — sapienza, intelligenza e discernimento, giustizia, umiltà e autocontrollo — caratterizzano governanti buoni, efficaci e onorevoli, che cosa dobbiamo fare se ci sembra che tali governanti siano estremamente rari?
Per prima cosa, dobbiamo riconoscere che queste sono le qualità che dobbiamo cercare nei nostri leader politici. Come cristiani, non dobbiamo mai giustificare l’assenza di queste virtù nei presidenti o nei primi ministri. È stolto negare la realtà o minimizzarla quando queste qualità mancano e peggio ancora è difendere o esaltare il loro contrario. Nella misura in cui i nostri leader sono stolti, moralmente ignoranti, ingiusti, orgogliosi e privi di autocontrollo, noi dovremmo lamentarcene, non riderne o voltarci dall’altra parte.
Dovremmo anche chiederci se abbiamo noi stessi le capacità e la chiamata — o se conosciamo altri che le hanno — per servire come giusti “re e principi” (o il loro equivalente contemporaneo). Se le persone migliori restano lontane dalla politica, resteranno soltanto quelle peggiori a esercitare autorità su di noi. Nella misura in cui abbiamo la possibilità di votare per chi possiede le qualità che i Proverbi mettono in evidenza, dovremmo essere pronti a farlo.
Infine, possiamo pregare. È una benedizione avere funzionari nobili che servono e guidano. Al contrario, è spesso segno del giudizio di Dio su un paese quando al potere ci sono solo stolti e malvagi. Perciò, preghiamo con fervore che chi governa possa crescere nella virtù, che chi ne è privo sia tenuto lontano dal potere e che Dio ci conceda, nei giorni a venire, governanti onorevoli, migliori di quanto meritiamo.
Tematiche: Leadership, Politica, Stato e Governo
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