La decisione più importante a cui probabilmente non stai pensando

 

 

Cari diplomandi delle scuole superiori,

Alcuni di voi hanno ascoltato centinaia di predicazioni nel corso degli anni, molte in chiesa, e per alcuni anche una alla settimana per una dozzina d’anni nella vostra scuola cristiana.

Questa è una stagione di traguardi per molti di voi: ultime tesine, ultimi esami. Le ultime partite, le ultime gare, le ultime lezioni. Avete lavorato duramente per arrivare fin qui e probabilmente state lavorando sodo anche per ciò che vi aspetta. Per molti di voi, si tratta dell’università. Vi preparerete durante l’estate: comprerete dei mobili per il dormitorio, saluterete gli amici e saluterete anche i vostri genitori. Vi orienterete in una nuova scuola, in un posto tutto nuovo.

Vi state preparando per ciò che viene dopo. Dopo aver compilato moduli, inviato domande e ristretto le opzioni, avete finalmente fatto la vostra scelta e tra qualche mese, la maggior parte di voi sarà in un luogo nuovo. Forse siete stanchi di prendere decisioni, ma permettetemi di richiamare la vostra attenzione su una decisione cruciale che presto vi troverete davanti. Non sembra una decisione determinante, anzi, pare molto meno significativa rispetto alle centinaia di scelte che avete dovuto affrontare nell’ultimo anno, tanto che per molti diplomandi questa decisione arriva quasi come un ripensamento, qualcosa che forse non avete nemmeno ancora preso in considerazione.

Immaginatevi tra qualche mese. Vivete da soli, in un dormitorio o in un appartamento da qualche parte, avete sistemato le vostre cose, conosciuto il vostro coinquilino, vi siete iscritti ai corsi, avete fatto qualche pasto in mensa, avete superato giornate piene di attività di orientamento, magari un po’ goffe e forzate, e, dopo una breve notte, arriva la prima domenica mattina in questa nuova fase della vostra vita. Che cosa farete?

È proprio di questo che voglio parlarvi, quindi vi chiedo di ascoltare con attenzione: tra tutte le decisioni che prenderete quest’anno, una delle più importanti potrebbe essere proprio quella di alzarvi e andare in chiesa la prima domenica, quando nessuno sarà lì a controllare se ci andate o no.

Per anni ho servito come pastore in una chiesa del Michigan, proprio di fronte all’università statale. Abbiamo visto decine e decine di matricole venire a trovarci la prima domenica del loro primo semestre. È vero, molti non sono tornati più, alcuni hanno iniziato a frequentare ma poi si sono persi per strada. Tuttavia quasi mai abbiamo visto studenti che avevano trascurato la chiesa fin dall’inizio e che, col tempo, ci sono arrivati. Quello che farete nelle prime settimane da soli, specialmente in relazione al vostro impegno con una comunità cristiana locale, vi orienterà in una direzione dove Gesù Cristo sarà realmente il Signore del vostro cuore, oppure dove Lui rimarrà solo un qualcosa che avete appreso nella vostra giovinezza e che avete lasciato alle spalle.

Ascoltate Gesù.

Lo so, lo so. È esattamente ciò che vi aspettereste che un pastore vi dica: “Mi raccomando, vai in chiesa, ragazzo! Non rimanere a dormire la domenica mattina, ragazza!” Magari pensate: “Non sono contrario ad andare in chiesa, ma non è forse il mio rapporto personale con Gesù la cosa veramente importante? Anche se non vado in chiesa, continuerò a leggere la mia Bibbia.” Forse andrete in un’università cristiana, con momenti di culto comunitario, coinquilini credenti e cappellani desiderosi di incontrarvi. Oppure sarete in un’università con ministeri come Cru, RUF o Campus Outreach ed è una benedizione. Ringraziamo Dio per i ministeri presenti nei campus. Ringraziamo Dio per le università cristiane.

Tuttavia il culto in cappella non è una chiesa. L’incontro settimanale con Cru non è una chiesa. Lo studio biblico nel dormitorio non è una chiesa. Ricordate cosa disse Gesù a Pietro in Matteo 16: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere” (Mt 16:18). Gesù non ha mai promesso di edificare un’università cristiana. Non ha mai detto che avrebbe edificato una scuola confessionale. Non ha promesso di fondare un ministero universitario. C’è una sola istituzione sulla terra che Gesù Cristo ha promesso di edificare: ed è la chiesa.

Se vuoi seguire ciò che sta a cuore a Gesù, allora ti legherai a una chiesa.

Devi decidere prima di lasciare casa cosa farai la tua prima domenica mattina. Non aspettare di decidere all’ultimo momento, perché probabilmente sceglierai di restare a letto, o penserai che non hai l’auto, o che non sai dove andare, o che ci penserai la settimana dopo. Decidi prima di quella domenica cosa farai quella domenica. Quest’estate farai tanti piani, ma una delle decisioni più importanti che prenderai potrebbe essere proprio quella di impegnarti sin dall’inizio con una chiesa locale. Ti alzerai per andare in chiesa—nota bene, non solo alla cappella, non solo al ministero universitario—ma proprio a una comunità cristiana del posto, dove non tutti sono della tua età, dove la musica non corrisponde esattamente ai tuoi gusti, dove forse il pastore non è come lo vorresti?

Un’anomalia grottesca

Il pastore britannico John Stott non era noto per usare toni eccessivi. Era, da vero ecclesiastico inglese, misurato e sobrio. Proprio per questo, le sue parole scritte pochi anni prima della sua morte colpiscono in modo particolare:

“Un cristiano non inserito in una chiesa è un’anomalia grottesca. Il Nuovo Testamento non conosce una simile figura. La chiesa è al cuore stesso del disegno eterno di Dio. Non è un’aggiunta secondaria del piano divino.”[1]

Pensate a tre immagini principali che il Nuovo Testamento usa per descrivere la chiesa: un edificio, una sposa e un corpo. Cristo è il fondamento e la chiesa è l’edificio. Cristo è lo sposo e la chiesa è la sposa. Cristo è il capo e la chiesa è il corpo. In ognuno di questi casi, gli elementi sono inseparabili. Non si può avere l’uno senza l’altro. Non siamo fatti per avere Cristo senza la chiesa.

Vorresti un edificio con solo le fondamenta, ma senza casa?

Chiameresti “matrimonio” una relazione con solo lo sposo, ma senza sposa?

Vorresti portarti in giro una testa senza corpo?

Una Visione del Mondo e un Ritmo di Vita

Scommetto che crescendo hai sentito almeno una volta la parola “visione del mondo”. È un termine che compare nella dichiarazione d’intenti della maggior parte delle scuole cristiane. Insegnanti e genitori desiderano trasmettere agli studenti una prospettiva biblica attraverso cui guardare ogni aspetto della realtà. Vogliono che la vostra mente sia trasformata, affinché non vi limitiate a vedere il mondo come chi ha ricevuto una buona istruzione, ma come chi è stato formato da un’istruzione profondamente cristiana.

Tutto questo è molto importante. Anche io spero trasmettere ai miei figli una visione del mondo fondata sulla fede, ma sai cosa potrebbe essere ancora più importante che pensare le cose giuste? Abbracciare istintivamente i giusti ritmi di vita. Le influenze più potenti nella tua esistenza spesso sono quelle su cui non rifletti consapevolmente, ma quelle che pratichi in modo abituale, quelle che fai senza pensarci, semplicemente perché le hai sempre fatte, che qualcuno ti costringa o meno.

Non siamo formati solo da ciò che pensiamo, ma anche dalle nostre abitudini: quelle di studio, di attività fisica, di uso dei social, di igiene personale. Queste cose forse non fanno parte della nostra “visione del mondo” in senso stretto, ma plasmano il nostro carattere tanto quanto, se non più. Sono semplicemente ciò che facciamo e col tempo, ciò che facciamo diventa ciò che siamo. La chiesa locale sarà una delle tue abitudini nel prossimo anno? In giro ce ne sono tanti di cristiani tiepidi che siedono nelle chiese ogni settimana, ma non è questo l’obiettivo. Vuoi sapere dove puoi trovare persone appassionate, entusiaste, completamente consacrate a Cristo? In chiesa. A dire il vero, non le troverai da nessun’altra parte.

Lasciami concludere con questa previsione, che credo sia confermata non solo dall’esperienza personale, ma anche dalla Parola di Dio: se vuoi essere molto meno discepolo di Gesù tra cinque anni, allora considera la chiesa come qualcosa di marginale nella tua vita. Se la chiesa diventa un ripensamento, un’aggiunta secondaria alla tua settimana, tra cinque anni non starai pensando a come mettere Cristo al centro della tua vita.

Perciò, “non abbandoniamo la nostra comune adunanza, come alcuni sono soliti fare” (Ebrei 10:25). In Efesini 1 è scritto di Dio che “ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti” (Efesini 1:22–23). Non troncare il capo da Gesù. Decidi oggi stesso che ti alzerai quella prima domenica mattina e cercherai una chiesa che annunci con fedeltà il Vangelo e creda nella Bibbia. È vero, possiamo incontrare Dio ovunque, ma solo nella chiesa sperimentiamo la pienezza di Colui che riempie ogni cosa in tutti.

 

[1] John Stott, Living Church: Convictions of a Lifelong Pastor (Downers Grove, IL: IVP, 2007), 19.

 

Per approfondire l’argomento consigliamo Sopravvivere all’università, di Michael J. Kruger, Ed. Coram Deo

Sopravvivere all’università

Tematiche: Chiesa, Studenti & istruzione, Vita Cristiana

© ClearlyReformed, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.