Una lezione imparata a caro prezzo: accettare di dire no a opportunità davvero buone

 

 

Ero solito rifiutare il 95% delle richieste di interventi pubblici, di “vediamoci per un caffè” e “per favore, leggi il mio libro”, mentre ora supero il 99%; la risposta standard che dà il mio assistente è quella che ho ideato quindici anni fa: “Randy ha il dovere di dire no alla maggior parte delle occasioni interessanti per poter dire sì alle poche che il Signore vuole che lui faccia”.

Ne sono convinto con tutto il cuore, anche se mi ci sono voluti diversi anni per impararlo a mie spese, visto che all’epoca accettavo inviti come relatore anche a due anni di distanza, dato che il calendario era libero, per poi ritrovarmi sommerso dal lavoro su un libro quando arrivava il momento in cui mi chiedevo perché mai avessi accettato.

Una volta mi sentivo in colpa per aver rifiutato la maggior parte delle richieste, perciò leggevo una dozzina di libri all’anno per recensirli, dicevo di sì agli amici che volevano che tenessi una conferenza, incontravo persone che venivano a Portland, ecc. ma poi ero sempre in ritardo con la scrittura dei miei libri, che è la mia vocazione principale. Ora rifiuto quasi tutte le richieste di intervento (viaggio e parlo forse cinque volte all’anno, e spesso quello a cui accetto di partecipare ha un secondo scopo: rimanere qualche giorno in più per vedere i miei figli e nipoti, fare una vacanza con Nanci, ecc.

Il mio consiglio è di preoccuparsi delle persone, ma con discernimento, e di non vivere per compiacerle, dato che alla fine è la Sua approvazione che conta. Se il nostro scopo è quello di sentire gli altri dire “Ben fatto”, non avremo il tempo, l’energia e la prospettiva necessari per fare ciò che dobbiamo fare per sentire il Suo “Ben fatto”; Paolo disse: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Galati 1:10).

La chiave per una vita fruttuosa e soddisfacente è la “negligenza programmata”: sapere cosa NON fare ed essere soddisfatti di dire no a opportunità veramente valide, e talvolta fantastiche. Questo accade solo quando ti rendi conto di quanto sei veramente limitato, e che devi gestire la tua breve vita e che, delle cose migliori da fare sul pianeta, il Signore vuole che tu ne faccia solo un numero ridotto (Lui è infinito, tu sei finito, ricordi?). Un tempo mi sentivo davvero in colpa quando rifiutavo grandi opportunità, ma quando accettavo dovevo fare tutta quella fatica in più per prepararmi e viaggiare, e poi c’era il tempo per riprendermi e recuperare, per cui parlare da qualche parte per 2-3 giorni poteva essenzialmente portarmi via due settimane della mia vita, due settimane lontane dalla scrittura del mio libro.

Ho storie terribili di quando mi hanno convinto a partecipare a progetti di stesura con tempi di consegna rapidissimi e soprattutto a parlare in eventi pubblici. Ad esempio, una volta ho accettato di andare a Seattle, dato che vivo nella zona di Portland, e mi è stato detto: “Puoi prendere l’aereo alle 15:00, cenare con noi, parlare e poi tornare a casa tua alle 22:00”. Alla fine ho accettato e quella sera sono uscito dalla riunione in una fitta nebbia. Con i voli cancellati quel giorno e il giorno successivo, e sei ore su un autobus Greyhound che si fermava ogni venti minuti, sono tornato a casa esausto, 36 ore dopo la partenza. Ho imparato una lezione che si è rivelata vera più volte: tutto ciò a cui dici di sì richiede molto più tempo di quanto pensino loro o di quanto pensi tu!

 

Ora, nelle rare occasioni in cui parlo, per ridurre al minimo o azzerare il tempo dei preparativi, faccio dipendere la scelta della mia partecipazione da una serie di domande e risposte, che tengo con la Bibbia aperta davanti a me; ricorro ripetutamente alle Scritture, poiché sono le parole del Signore, non le mie, che Egli dice che userà per realizzare il Suo scopo (Isaia 55: 11) e così, avendo meno cose da dire, do al Signore più spazio per parlare. Dico loro: “Sono uno scrittore, non un oratore, e trovare il tempo per prepararmi, viaggiare, parlare e riprendermi mi porterebbe via troppo tempo dalla scrittura”.

Rifiutando di parlare, di prendere appuntamenti e di scrivere qualsiasi cosa che non sia essenziale per la maggior parte del tempo, dico al Signore: «Voglio essere disponibile affinché Tu possa sorprendermi con quelle cose meravigliose occasionali a cui vuoi che io dica sì, ma che non potrei prevedere e che non avrei mai potuto fare se avessi detto sì a molte di quelle cose buone che le persone volevano che facessi». Negli ultimi anni questo è successo spesso, sia nella scrittura che nei dibattiti, ma se non avessi detto no senza pietà a tutte quelle cose buone, non avrei avuto spazio per dire sì a quelle poche cose grandi, spesso imprevedibili, che il Signore voleva che facessi.

In alcune occasioni ho ricevuto una risposta via e-mail dopo aver detto di no, che mi diceva: “Abbiamo pregato e il Signore ci ha fatto capire chiaramente che sei tu la persona giusta per parlare con noi/incontrarci/leggere il mio libro/scrivere il mio libro”. La mia risposta è sempre la stessa: “Se il Signore ha parlato con te, può parlare anche con me, perciò chiedete a Dio di indicarmi ciò che secondo voi vi ha detto, e se lo farà, lo farò. Ma a meno che non lo dica chiaramente, la risposta rimane no”. Finora il Signore non mi ha mai fatto cambiare idea, trasformando un no in un sì.

Gesù dice al Padre: «Eccomi, sono venuto per fare la tua volontà» (Ebrei 10:9). La SUA volontà… quella di nessun altro. Che questo valga anche per noi.

Imparate a dire “no” e vi sarà più utile dell’essere in grado di leggere il latino. — Charles Spurgeon

 

 

Traduzione a cura da Yuni Akermi

 

 

Tematiche: Buone opere, Comunicazione, Ministero, Produttività

Randy Alcorn

Randy Alcorn

 

È autore di molti bestesellers ed è direttore del ministero Eternal Perspective Ministries.

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