Una testimonianza della fedeltà di Dio: cinque anni dopo lo schianto
Questo mese ricorrono cinque anni da quando, insieme alla mia famiglia, sono sopravvissuto a un incidente aereo.[1]Durante l’atterraggio, l’aereo è uscito di pista e ha percorso un ripido pendio, spezzandosi in due prima di schiantarsi contro una barriera di cemento che ne ha fermato la corsa.
Non avrei mai immaginato quanto il Signore avrebbe usato quell’esperienza drammatica come insegnamento nel mio ruolo di pastore in Asia centrale.
Ricordo ancora la sensazione, nel momento in cui abbiamo toccato terra, che l’aereo stesse accelerando invece di rallentare. Ci furono due forti sobbalzi, poi ho perso i sensi. Mi sono risvegliato immerso in un turbine di sensazioni, tutte profondamente stonate: il rumore di liquidi che fuoriuscivano, l’aria gelida che soffiava da fuori, il buio nella cabina, ma la cosa peggiore fu vedere il sedile accanto al mio vuoto, dove prima c’erano mia moglie e la nostra bimba.
Ho iniziato subito a guardarmi attorno con ansia. Il pavimento inclinato, spaccato dalla frattura della fusoliera, mi impediva la visuale.
Mi sono girato dall’altra parte e ho visto la mia figlia di tre anni, con il viso insanguinato. Si stava avvicinando a me, proprio mentre una hostess gridava che dovevamo uscire immediatamente dall’aereo.
Ricordo di aver preso in braccio la mia bambina e di aver camminato a fatica fuori dal velivolo. Vedendo il carrello d’atterraggio incastrato nel fango, a pochi metri da noi, ho pensato: “Sembra una scena di Lost.” Mia figlia era terrorizzata, forse perché avevamo entrambi il viso coperto di sangue, o forse perché aveva perso una scarpa. Intorno a noi regnava il caos. Cercavo di calmarla, ma dentro di me mi domandavo, in silenzio, se fossimo tutto ciò che restava della nostra famiglia.
Quindici minuti dopo, ho saputo che il Signore aveva risparmiato tutti e quattro. Molti passeggeri non furono altrettanto fortunati. Mia moglie, Eunice, era stata scaraventata fuori dal suo sedile, ma riuscì ad aiutare altri a uscire dall’aereo. Ancora oggi non sappiamo esattamente cosa sia accaduto alla nostra bimba di sei mesi, ma ringraziamo Dio per l’hostess che, ricordandosi di lei, si mise a cercarla tra i rottami e la trasse in salvo. Per grazia di Dio, nostra figlia ne uscì praticamente illesa.
Ecco alcune riflessioni maturate in questi cinque anni
Prepararsi alla sofferenza prima che arrivi
Si dice spesso che bisogna prepararsi alla sofferenza prima che arrivi. Quel giorno, ciò che mi colpì di più fu l’importanza della gratitudine. C’erano così tante cose che ancora non sapevamo sulle conseguenze dell’incidente, eppure, c’erano anche chiari segni della bontà di Dio verso di noi. In mezzo all’orrore che si stava svelando, ci sentimmo spinti a ringraziare Dio per averci salvato la vita.
Caro fratello, cara sorella, una parte del prepararsi alla sofferenza consiste nell’allenare gli occhi a riconoscere la bontà di Dio e la bocca a lodarlo prontamente per ogni sua manifestazione.
Le settimane successive furono piene di segni della sua grazia. Conoscenti di altri conoscenti ci vennero a prendere in ospedale e ci ospitarono per una settimana, amici di famiglia, professionisti nel campo del supporto psicologico, ci aiutarono a elaborare l’accaduto, un membro della chiesa guidò sette ore solo per venirci a prendere e poi altre sette per riportarci a casa. Persone da tutto il mondo ci scrissero per dirci che stavano pregando per noi. Abbiamo tanto per cui ringraziare. In un certo senso, questo articolo è per me una sorta di “Ebenezer”, un segno della fedeltà di Dio nel condurci fino a questo punto.
Non fraintendetemi, questi cinque anni non sono stati privi di difficoltà. Mia moglie ha riportato ferite che hanno cambiato radicalmente la sua vita. Da allora, ha dovuto affrontare un susseguirsi continuo di problemi fisici, spesso tali da costringerla a restare completamente a casa. Sono cinque anni che non possiamo più fare una camminata insieme nei boschi. La nostra figlia più piccola non ha alcun ricordo di sua madre che la prende in braccio. Sono stati anni pieni di incertezze, frustrazioni e perdite:perdita di avventure vissute in famiglia, perdita di energie e spazio per coltivare relazioni, perdita del ministero, sia per me che per noi come famiglia. Cinque anni trascorsi facendo calcoli mentali: domani, quanto ci costerà fare questa attività piacevole o uscire a pranzo dopo il culto? Per cinque anni la nostra famiglia è stata fragile e limitata.
Dio è fedele
Sia lode al Signore che abbiamo visto dei miglioramenti. Sia lodato il Signore per la salute di mia moglie che, negli ultimi tempi, non è stata così compromessa come prima. Vediamo un progresso lento ma costante. Ringraziamo il Signore perché continua a provvedere per noi attraverso fisioterapisti o amici che si fanno sentire. Sia lodato il Signore per le persone che continuano a sostenerci attraverso la preghiera in questa prova e per i membri della chiesa che si sono resi disponibili in tanti modi concreti e hanno condiviso con noi molti dei nostri problemi. Lodiamo il Signore per la sua fedeltà verso di noi.
Possiamo davvero gloriarci nella debolezza
Attraverso tutte queste difficoltà, il Signore mi ha insegnato moltissimo su cosa significhi essere deboli nel ministero.
Ho imparato cosa voglia dire gloriarsi nella debolezza. Per tanti anni avevo letto 2 Corinzi 12:8, 9 come se dicesse: “Mi glorierò della mia debolezza perché la potenza di Cristo dimora su di me.”, ma non è questo che dice. Paolo afferma che nella debolezza la potenza di Dio si manifesta in tutta la sua perfezione. Egli si gloriava delle sue debolezze affinché la potenza di Cristo potesse riposare su di lui. Dio non sceglie di operare tramite chiese o ministri che si ritengono forti, ma attraverso coloro che sanno di essere deboli senza la sua grazia.
Ho imparato quanto ci voglia fede non solo per affermare che la predicazione è il ministero più importante nella chiesa, ma anche per vivere coerentemente con questa convinzione. Ci sono state settimane e mesi in cui predicare era tutto ciò che riuscivo a fare. Ho dovuto rinunciare a tante cose buone, ma la fede viene dall’ascolto e l’ascolto dalla Parola di Dio. Così ho cercato di concentrare quel poco di energie che avevo sulla predicazione fedele. A volte sono tentato di pensare a quanto potrei fare per il Signore se non fossi così limitato, ma la verità è che Dio non è ostacolato dai miei limiti.
Ho anche imparato cosa significhi la solitudine generata da lunghi periodi di sofferenza silenziosa, ho imparato cosa voglia dire sentirsi in colpa per ciò che non si riesce a fare. Fratello pastore, ricordati che, sebbene ci siano pecore che devono essere riprese per non aver fatto il bene, la maggior parte del gregge ha bisogno soprattutto di essere incoraggiata. Non rimproverare: esorta a perseverare.
Molti amici impegnati a tempo pieno nel ministero hanno adottato il motto inciso sulla tomba di William Carey: “Aspettati grandi cose da Dio, intraprendi grandi cose per Dio.” Come Carey, anche noi desideriamo lasciare il segno, ma prima di pensare ai risultati, dobbiamo ricordare che il ministero pastorale significa dover rendere conto al Pastore Supremo per le anime che ci ha affidato. Se non riesci a essere soddisfatto nel guidare anime fragili verso il cielo, finirai per calpestarle con le tue ambizioni. Il Signore è stato buono nel darmi dei limiti, affinché non finissi per travolgere il gregge.
Dio è sovrano
Infine, ho imparato a sperare nella sovranità di Dio. Questa non è la vita che avrei scelto per noi, e ancor meno è la vita che avrei voluto per mia moglie, ma Dio è buono, sempre. I rimpianti si presentano sotto forma di domande:e se non fossimo partiti per quel viaggio? se fossimo andati subito da medici occidentali? come sarebbe oggi la chiesa se avessi potuto fare questo o quello? Tuttavia queste domande non tengono conto di una dolce verità: tutto ciò che Dio stabilisce è giusto, Egli dispone ogni cosa per il bene di quelli che lo amano.
Sia lodato il Signore, che è stato fedele nell’insegnarci, nel prendersi cura di noi, nel preservarci. Sia lodato il Signore, che si interessa più alla salute delle nostre anime che alla nostra produttività nel Regno, ci ha insegnato cosa significa essere contenti in ogni circostanza. Sia lodato il Signore, che mi ha mostrato che essere un marito premuroso è più importante che essere un pastore brillante. Sia lodato il Signore, che mi ha insegnato una pazienza e una perseveranza che altrimenti non avrei mai conosciuto. Sia lodato il Signore, perché egli è buono e il suo amore fedele dura in eterno.
[1] “Turkey plane: Three dead, 180 hurt as jet skids off runway in Istanbul,” BBC News, February 6, 2020, https://www.bbc.com/news/world-europe-51384667.
Consigliamo La mano di Dio di Alistair Begg, Ed. Coram Deo.
Tematiche: Prova, Sofferenza, Vita Cristiana
© 9Marks, © Coram Deo
Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.