La complementarità e la donna single

 

Sono single e sono complementare. Spesso la gente non vede quanto le due cose vadano di pari passo.

La maggior parte delle volte, quando pensiamo al concetto di complementarità, ci viene subito in mente il matrimonio e il rapporto tra marito e moglie. Certo, il matrimonio è un esempio eccellente di ciò che dovrebbe essere la complementarità. Tuttavia, essa può influire anche sul modo in cui una persona single vive la sua vita.

 

LA COMPLEMENTARITÀ & L’AUTORITÀ

Il matrimonio è un grande esempio di complementarità, ma, in realtà, non si limita soltanto a questo. In Efesini 5, Paolo spiega come il matrimonio biblico sia una rappresentazione del vangelo. La relazione fra marito e moglie è stata progettata per riflettere la relazione fra Cristo e la sua chiesa. Il marito ama come Cristo ama e la moglie si sottomette come la chiesa si sottomette.

Ma qui non si parla solo di relazione matrimoniale, c’è molto di più. Questo passo orienta il nostro sguardo sull’autorità di Cristo sul suo popolo. Ogni membro della chiesa è chiamato a sottomettersi a Cristo. Quella che noi chiamiamo “visione della complementarità” non riguarda solo coloro che sono sposati, ma anche me, in quanto donna single. Mi aiuta ad avere una giusta visione di quello che vuol dire sottomettersi a Cristo, quale autorità suprema nella mia vita. Cristo è Signore. Io sono sua serva. La sottomissione non è una brutta parola; è una grande chiamata, la chiamata di ogni cristiano (Giacomo 4:7).

 

LA COMPLEMENTARITÀ & LE SCRITTURE

Il mio essere complementare influisce anche sulla mia comprensione delle Scritture. Mi permette d’affermare con piacere che da molti passi delle Scritture si evince che l’uomo e la donna sono stati creati uguali, ma ciascuno con un ruolo diverso.

Sin dall’inizio, vediamo che Dio ci ha creati a sua immagine, maschio e femmina (Genesi 1:27). Il resto delle Scritture sostiene questo pensiero mostrando chiaramente che l’uomo e la donna furono creati per svolgere ruoli diversi, ma di uguale importanza (Genesi 3; Proverbi 31; Efesini 5; 1 Pietro 3 e Tito 2 per nominarne alcuni).

La bellezza e la verità dell’essere stati creati uguali da Dio, ma con una propria peculiarità, mi permette anche di vedere bellezza e verità in tutto ciò che egli ci ha detto. Non si tratta solo del mio riconoscere e credere che uomo e donna abbiano ruoli diversi, ma anche del mio riconoscere e credere quanto Dio sia veritiero nella sua santa Parola e questo insegnamento biblico influisce su tutto ciò che faccio nella mia vita.

La complementarità fa da sfondo al mio mondo e alla mia vita, apportandone un senso.

 

LA COMPLEMENTARITÀ & LA CHIESA

La complementarità ha anche posto le fondamenta per la mia interazione con la chiesa, grazie al modo in cui ha influito sulla mia comprensione della Scrittura e della sottomissione a Cristo.

Sottomettersi a Cristo vuol dire sottomettersi al suo grande piano e proposito che può essere portato a compimento solo dal suo corpo, la chiesa. Attraverso le Scritture il Signore ci ha chiaramente indicato quanto è importante che ciascun credente sia parte del corpo di Cristo e quindi della chiesa locale (Ebrei 10:25; 13:7). Ma non si tratta del semplice partecipare settimanalmente alle varie attività di chiesa, bensì di un coinvolgimento nel corpo fatto con uno spirito di sacrificio. Attraverso lo Spirito Santo, abbiamo tutti ricevuto dei doni (Romani 12:3-8) e abbiamo il compito di coltivare e usare questi doni per la crescita dei credenti, il tutto per la gloria di Cristo.

In quanto complementare, sostengo la convinzione secondo la quale le donne non dovrebbero occupare un ruolo di guida o di insegnante sugli uomini della chiesa.

Alcuni pensano che questo mi limiti e non mi permetta di usare pienamente il mio dono dell’insegnamento, tuttavia, non mi sono mai sentita scoraggiata dalla mia chiesa nell’usare i miei doni per la gloria di Dio. Al contrario. Ho l’onore d’insegnare la Parola di Dio alle donne in vari incontri settimanali e questo è per me motivo di grande gioia.

La complementarità mi ha mostrato la grande bellezza della diversità che Dio ha pianificato per la chiesa. Non possiamo fare tutti la stessa cosa, e non dovremmo mai farlo. Se lo facessimo comprometteremmo la funzionalità del corpo di Cristo. C’è gioia nel riconoscere interiormente questa grande verità. È una “resa lieta”, come disse Elisabeth Ellioth, lei stessa grande insegnante.

LA COMPLEMENTARITÀ & LA CARRIERA PROFESSIONALE

La complementarità mi è servita da incoraggiamento anche nella mia carriera e mi ha aiutata a comprendere l’importanza di sottomettermi all’autorità nell’ambiente lavorativo.

Ci sono giorni in cui sottomettermi ai miei responsabili è quasi impossibile. Spesso penso che sarebbe meglio fare a modo mio e, senza una giusta visione dell’autorità, agirei costantemente contro la loro volontà. Ma so anche che, a volte, sottomettersi vuol dire fare cose che proprio non vorrei fare. Certo, se si tratta di qualcosa che porta al peccato, l’obbedienza a Cristo viene prima di tutto. Ma a volte mi capita di dover fare delle cose che di per sé non sono peccaminose, soltanto non mi piacciono o non voglio farle.

Sottomettermi vuol dire fare quelle cose a prescindere dalla mia volontà, perché sono chiamata ad obbedire a coloro che hanno autorità su di me. Si tratta di un modo di pensare alquanto impopolare, ma penso che possa considerarsi un’applicazione moderna di passi biblici quali Colossesi 3:22 ed Efesini 6:5. Naturalmente, nell’ambiente lavorativo, anche gli uomini sono chiamati a fare lo stesso.

Questo riguarda anche la mia vita in generale. Molte volte Cristo mi chiama a fare cose che magari non vorrei fare, ma le faccio comunque perché egli ha piena autorità su di me e sono chiamata a sottomettermi a lui in ogni cosa. A lavoro dovremmo applicare lo stesso principio.

Le Scritture ci dicono che le autorità presenti nella nostra vita, come ad esempio il governo, sono state istituite da Dio (Romani 13:1-7). Dio non sbaglia mai. Le autorità presenti nella nostra vita non sono delle semplici coincidenze che non hanno alcuna importanza. Dio, nella sua sovranità, ha stabilito che delle persone avessero autorità su di noi e ci chiama a sottometterci e a obbedire a tali autorità.

C’è bellezza nella sottomissione biblica, e vedere questa bellezza mi permette di mostrare al meglio questo principio nel mio ambiente lavorativo. Non ho timore, perché so che Dio ha un piano e una ragione per questo. È parte del meraviglioso ordine che egli ha creato.

 

LA COMPLEMENTARITÀ & LE RELAZIONI SENTIMENTALI

In fine, la complementarità ha influito anche sul mio modo di vedere le relazioni sentimentali. Per me, una relazione sentimentale deve puntare sempre al matrimonio. Non frequento qualcuno per il solo piacere di farlo. Se non vi è possibilità di matrimonio, non frequento o non continuo a frequentare una determinata persona.

Naturalmente, il mio essere complementare mi porta a vedere il matrimonio come un patto in cui il marito è il leader della coppia e la moglie gli è sottomessa. In quanto leader all’interno del matrimonio, il marito esemplifica Cristo, il servo-leader che segue, ama e guida la chiesa e che diede se stesso per lei.

Per questo ricerco tali caratteristiche in un potenziale marito. Certo, non mi aspetto che si assuma subito tutte queste responsabilità, in quanto queste sono riservate alla relazione matrimoniale. Tuttavia, vorrei almeno vedere in lui qualcosa che possa farmi pensare che queste caratteristiche potranno, un giorno, diventare realtà. Vorrei vedere delle piccole anticipazioni così da poter capire se questa persona ha la volontà e la capacità di assumersi queste responsabilità se mai dovesse esserci un matrimonio. Se in un uomo non sono già visibili qualità quali leadership, perseveranza e disponibilità a sacrificarsi per l’altro, possiamo essere quasi certe che queste non appariranno all’improvviso dopo le nozze.

Tuttavia, anche io ho il dovere di esaminare me stessa per capire se potrei essere una moglie secondo la volontà di Dio, in grado di rispettare, incoraggiare ed essere sottomessa a mio marito. Certo, anche nel mio caso tutte queste caratteristiche non devono essere subito presenti, ma dovrei almeno essere in grado di capire se sarei disposta e capace di comportarmi così se mi sposassi. Vorrei che il mio matrimonio fosse una grande testimonianza del Vangelo. Un matrimonio che mostri al mondo la relazione di Cristo con il suo popolo e viceversa. Per questo è importante che consideri sempre queste cose quando frequento un uomo.

 

LA COMPLEMENTARITÀ È PER TUTTI

La complementarità ha influito grandemente sul modo in cui vivo la mia vita da single.

Ho compreso che non è qualcosa che riguarda solo coloro che sono sposati, ma è per tutti: uomini, donne, persone single e persone sposate. Questa convinzione si fonda, per me, su due aspetti fondamentali:

1) una corretta visione di ciò che vuol dire essere sottomessi a Cristo;

2) il riconoscere che la Scrittura è assolutamente vera e completamente sufficiente.

 

Non potrei vederla diversamente e non vorrei mai cadere nella tentazione di reinterpretare la parola di Dio solo perché mi sembra ingiusta o mi mette a disagio.

Alla fine, la mia vita è di per sé un mezzo per portare gloria a Dio e credo di poterlo fare meglio vivendo secondo il principio della complementarità, un principio che accetto pienamente e con grande gioia.

 

Tematiche: Sesso, Sessualità

Katie Van Dyke

Katie Van Dyke vive vicino alla città di Houston, Texas. Frequenta la chiesa battista Northeast Houston Baptist Church, dove si occupa degli studi biblici e degli incontri life groups dedicati alle donne. Puoi contattarla su Twitter @katiejovandyke.

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