Abbandona la tua volontà a Cristo

 

 

Dire di sì

Dopo il college mi sono trasferito in Alaska e mi fu subito chiesto di occuparmi della casa di una famiglia: Bob e Pat Martin, che diventeranno in seguito miei cari amici. Quando mi dissero che questo comprendeva anche dare da mangiare ai loro cani, non avevo idea che intendessero diciassette cani da slitta! Negli anni successivi, mi son preso cura dei loro cani così tante volte che conoscevo ognuno di loro, sia per nome che tramite la loro personalità, ed a loro volta hanno imparato a conoscermi. Una volta io e Bob ci trovavamo fuori con i cani per una addestramento di corsa, e Bob mi chiese se avessi voluto portarli io stesso:“ Ma certo!”. Bob mi diede indicazioni e mi disse dove dovevo girare; una volta arrivato all’incrocio chiave gridai a Nina, il cane guida:”Haw”, che significa “vai a sinistra”, ma lei guardava a destra, ed era chiaro che era lì che voleva andare.

Così la corressi: “No Nina, no a gee [non a destra], vai a haw [vai a sinistra]!” La prova di volontà fu risolta, e alla fine andò a sinistra. Tornammo indietro da Bob, che mi chiese: “Cosa ci fai di nuovo qui così presto?” Dopo che gli descrissi il punto nella quale svoltammo a sinistra, disse che avevamo girato nel posto sbagliato, per poi aggiungere: “Sono davvero sorpreso che Nina te lo abbia permesso”; all’inizio pensai che Bob intendesse farmi un complimento, suggerendo che Nina si fidava e si sottometteva rispettosamente a me. Dopo un ulteriore riflessione, mi resi conto che le vere intenzioni erano più preoccupanti; Bob non stava semplicemente dicendo: “Nina è più intelligente di così”, stava dicendo: “Nina è più intelligente di te”. Alla fine, non aveva importanza. Nina mi obbedì e mi regalò uno dei ricordi più felici della mia vita; Abbandonando la sua volontà a me, un padrone provvisorio, dandomi anche una delle lezioni più importanti della mia vita.

 

  1. La sottomissione

La sottomissione, per tutte le creature di Dio, può portare al raggiungimento del risultato, sia che si tratti di cani da slitta o di persone che sono portatrici dell’immagine e somiglianza di Dio: tu ed io. Dio sembra estremamente interessato al fatto che impariamo a sottometterci all’autorità, specialmente a Colui la cui sovranità richiede obbedienza con il cuore (Rom. 13:1-7; Ef. 6:1-9; 1 Pet. 2:13-19; et al.). Proprio come una volontà santificata deve essere pronta a resistere alla tentazione e a dire no all’empietà, così quella stessa volontà deve dire sì a Cristo, ed inginocchiarsi prontamente davanti a Lui. Resistiamo al peccato da un lato, mentre ci sottomettiamo a Lui dall’altro. Avendo la pelle dura contro la tentazione, ma il cuore tenero verso la santità. Restiamo fermi contro il mondo, ma arrendiamoci a Dio. Preghiamo: “Sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra”, perché il nostro cuore non è veramente giusto finché non si inchina in timore davanti al Re sovrano. L’obbedienza deve essere una ” ben disposta sottomissione”. Tale sottomissione può avvenire solo nel caso in cui il cuore del cristiano sia stato umiliato. Cristo l’ha sottomesso mediante l’opera benevola del Suo Spirito e l’ha reso conforme ad ascoltare la Sua voce mediante la grazia salvifica del pentimento e della fede. Un cuore pentito è un cuore rotto e contristato, che Dio non disprezza (Sal. 51:17). Gli strati incrostati sono caduti e il nucleo indurito si è ammorbidito sotto la tenera opera dello Spirito di Cristo “siamo argilla plasmata dalle mani del vasaio” (Rom. 9:21; cfr. Isa. 64:8; Ger. 18:4, 6).

 Ci vuole fiducia per sottomettersi alla provvidenziale cura di Dio, specialmente nei periodi in cui Egli sceglie di plasmare il nostro carattere attraverso le difficoltà. Confidare in Cristo significa che il nostro cuore si getta tra le braccia di Gesù, rinunciando alla propria volontà e abbandonandosi alla Sua sovrana volontà, per essere portato ovunque Egli voglia. La fiducia è il senso più profondo della fede, che i riformatori erano molto ansiosi di recuperare. È più di una convinzione mentale, è :” un coinvolgimento di tutto se stessi, una ferma o abbondante fiducia , un moto di tutto l’uomo interiore  e l’ abbandono del cuore che da sé stesso si appoggia con fiducia a Dio “. Quando “confidate nel Signore con tutto il vostro cuore”, non vi appoggiate su voi stessi ma su di Lui per raddrizzare i vostri sentieri nella vita (Prov. 3:5-6). Ci vuole umiltà per ammetterlo, ci vuole forza per farlo e ci vuole abnegazione per metterlo in pratica.

 

  1. Rinunciare a se stessi

Dire sì a Cristo, come nostro Signore, richiede abnegazione; richiede che neghiamo la nostra propria sovranità ed indipendenza. John Calvin disse che:“ L’’abnegazione è la sintesi della vita cristiana”. Non viviamo più per noi stessi, perché non ci apparteniamo più. Apparteniamo a Cristo, che ci comanda: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua” (Luca 9:23; cfr. Matteo 16:24; Marco 8:34; 2 Cor. 5:14-15). Così rinunciamo agli eccessi peccaminosi dell’egoismo che ci affliggono: la superbia, l’ autopromozione, l’ autoindulgenza, l’essere incentrati solo su noi stessi, l’egocentrismo, l’ autoconvinzione di aver sempre ragione, il perseguire i soli interessi personali, l’autocommiserazione, atteggiamenti di protagonismo, e altre forme di ricerca di sé e di interesse personale. Al loro posto cerchiamo l’altruismo: l’abnegazione, il rinnegamento di noi stessi, l’abbandono ed il sacrificio di noi stessi. Non viviamo più per noi, ma viviamo per servire Dio e il nostro prossimo, specialmente i nostri fratelli e sorelle in Cristo; rinnegare noi stessi ci costringerà a rinunciare ai nostri interessi e persino ai nostri diritti, per rispetto dei bisogni degli altri (Fil 2,3-4; Giacomo 3,8). Non viviamo più per noi stessi e per il mondo. Il mondo è stato crocifisso per noi, e noi per il mondo (Gal. 6:14).

Confidare in Cristo significa che il nostro cuore si getta tra le braccia di Gesù abbandonandosi alla Sua Sovrana volontà rinunciando alla propria.

 

  1. Autocontrollo e autodisciplina

Le traduzioni inglesi delle Scritture riflettono il fatto che le parole “autocontrollo” e “autodisciplina” sono spesso interscambiabili. La Bibbia, tuttavia, dà una leggera sfumatura a ciascuno di questi termini.

Sono provenienti dalla stessa famiglia di frutti spirituali, ma di una varietà diversa. Autocontrollo significa frenare, trattenere o sopprimere (1 Cor. 7:5, 9; 9:25; 1 Tim. 2:15; 2 Pet. 1:6); per esempio, i Proverbi lodano l’uomo o la donna virtuosa che si trattiene con la sua lingua (Prov. 29:11). D’altra parte, l’autodisciplina si riferisce alla capacità di gestire e determinare intenzionalmente ciò che diciamo o facciamo. Ci prendiamo così cura di formare i nostri pensieri, di contare le nostre parole e guidare il nostro comportamento; Selezioniamo il nostro percorso con “disciplina”.

Mettere insieme le due idee significa che, mentre freniamo i desideri empi con l’autocontrollo, accendiamo i desideri santi con l’autodisciplina, escludiamo il comportamento inappropriato con l’autocontrollo e perseguiamo il comportamento appropriato con l’autodisciplina. Mentre tratteniamo le parole dannose con l’autocontrollo, scegliamo parole discrete con l’autodisciplina. L’uomo giusto si trattiene dal parlare in modo folle ma si disciplina per parlare con saggezza (Prov. 10:31; 21:23; 29:11). Egli sopprime le parole

avventate, ma offre parole di guarigione (Prov. 12:18). Se consideriamo la guida di un’automobile, l’autocontrollo sta ai freni come l’autodisciplina sta all’accelerazione e allo sterzo. La vita cristiana, proprio come il guidare, richiede sia moderazione che direzione.

Questa duplice devozione distingue i cristiani dal mondo. Siamo circondati da coloro che hanno perso il controllo della loro bocca, delle emozioni, dell’immaginazione, del desiderio, della sessualità, delle insicurezze e delle voglie e sono scesi nella dissolutezza morale. Al contrario, il cristiano ha imparato ad accontentarsi di ciò che è sufficiente, ciò che è ragionevole, ciò che è casto, ciò che è discreto, ciò che è moderato e ciò che semina pace. Cristo non dà come il mondo dà. Egli ci ha dato lo Spirito di autocontrollo (2 Tim. 1:7).

Ironicamente, l’autocontrollo e l’autodisciplina ci aiutano a comprendere la tentazione e il peccato in modi molto più profondi di quanto possano fare i non credenti. La gente prende in giro noi cristiani per essere ingenui e inesperti perché evitiamo atteggiamenti e attività che gli altri abbracciano facilmente, ma la persona che cede subito alla tentazione non capisce il peccato così bene come colui che lotta contro di esso. La persona che ha resistito alla tentazione conosce i suoi punti di forza, le sue diverse facce e le sue varie tattiche,  è la persona che combatte lunghe e dure battaglie con il peccato che conosce meglio il nemico, non quella che si arrende al primo segno di conflitto. È chi combatte che discerne quanta energia l’altro ha in riserva, e quando la lotta è finita un guerriero esperto sa che il peccato tornerà di nuovo, solo sotto un altro aspetto e con altri assi nella manica. C’è una differenza tra essere innocenti ed essere ingenui. Il cristiano si sforza di essere il primo ma mai il secondo.

La disciplina della propria volontà non si crea in modo naturale. Si sviluppa attraverso un allenamento ben definito. Il cuore deve “allenarsi” regolarmente, usando i classici mezzi cristiani e la disciplina della Grazia. Se non leggiamo costantemente le Scritture, non ci dedichiamo alla preghiera individuale, al culto in chiesa, ai sacramenti, alla predicazione della parola di Dio e alla comunione fraterna, allora la nostra disciplina mancherà di resistenza e si affaticherà facilmente. Molti cristiani non penserebbero mai di saltare un allenamento in palestra, mentre il loro spirito è stanco ed ansimante. Se i cuori dei credenti ricevessero la stessa disciplina dei loro corpi, il nostro nemico si troverebbe l’esercito meglio addestrato che il mondo abbia mai visto. La prospettiva di Paolo è utile: “Allenatevi ad essere devoti; perché, mentre l’allenamento del corpo ha un certo valore, la devozione ha valore in ogni senso, in quanto è una promessa per la vita presente e anche per la vita futura” (1 Tim. 4:7-8). Avere il coraggio di dire no o la volontà di dire sì richiede una seria dedizione, e ore di allenamento. Cristo ti sta mettendo fedelmente in forma, continua a lavorarci e vedrai.

 

 

Questo articolo è tratto da

With all your heart: orienting your mind, desires, and will toward Christ di A. Craig Troxel.

 

 

Tradotto da Yuni Akermi

 

 

Tematiche: Battaglia spirituale, Disciplina, Santificazione, Sottomissione, Testimonianza, Vita Cristiana

Craig Troxel

Craig Troxel

(PhD, Westminster Theological Seminary) è professore di teologia applicata al Westminster Seminary in California. In precedenza è stato pastore della Bethel Orthodox Presbyterian Church a Wheaton, IL e della Calvary Presbyterian Church (OPC) a Glenside, PA.

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