Come affrontare il peccato del tuo capo

 

Un impiegato vede che il suo capo non sta facendo bene il suo lavoro “con il Signore” – infatti, manca di moralità e sta falsificando qualcosa per avere risultati migliori. Sia l’impiegato che il capo sono fratelli in Cristo. l’impiegato dovrebbe dichiarare il peccato del suo capo oppure dovrebbe restare in silenzio? L’impiegato dovrebbe lasciare l’azienda per poter affrontare gentilmente il suo ex capo?

Affrontare qualcuno che abbia una posizione autorevole nei vostri confronti non è mai facile, persino se quella persona è un amico credente. Allora in che modo dovremmo rispondere quando vediamo che il nostro capo (e fratello o sorella in Cristo) si sta comportando in modo immorale al lavoro? Anche se difficile, credo che le Scritture ci dicano di affrontare con amore ed umiltà qualsiasi credente che non riconosca il proprio peccato, a prescindere dal loro stato o relazione con noi.

Qui troviamo tre principi biblici che ci possono guidare.

 

1. Noi dovremmo agire con moralità sul posto di lavoro

Dio prende seriamente il comportamento fraudolento sul posto di lavoro. È un peccato prima di tutto contro Dio, lo disonora agli occhi dei non credenti (2 Corinzi 8:20-22; 1 Pietro 2;12), e lo porta alla nostra auto-distruzione (Proverbi 11:3; 28:18).

Le Scritture sono piene di passaggi che condannano l’uso di pesi e bilance false, che nei tempi antichi era una forma comune di frode (Prov. 11:1; 20:10; 20:23). Tali pratiche erano un “abominio” al Signore; Lui “detesta” falsi pesi e bilance. In modo simile, Dio detesta la disonestà, ma approva coloro che sono “affidabili” (Prov. 12:22). Levitico 19:35 ne proibisce in modo diretto la pratica. Dopo aver chiamato il popolo di Dio a “fare giustizia, amare la pietà e camminare umilmente” in Michea 6:8, Dio parla attraverso il profeta:

Ci sono ancora, nella casa dell’empio, tesori illecitamente acquistati, e l’efa scarso, che è cosa abominevole? Sarei io puro se tollerassi bilance false e il sacchetto dei pesi falsi? (Michea 6: 10-11)

 

2. Noi abbiamo una responsabilità nell’affrontare il peccato

In Matteo 18:15–16 Gesù dichiara: “Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello.” Non ci sono qualifiche qui. Non dice: “Se tuo fratello che è simile o che è inferiore pecca contro di te, va’ e digli della sua colpa.” No, semplicemente dice “tuo fratello.”

Egli ci comanda in modo esplicito di andare da loro direttamente e privatamente.

Non dobbiamo perdere di vista l’ultima frase in questo comandamento. Alla fine, l’obiettivo è incoraggiare nostro fratello o sorella a pentirsi, e a permettere la restaurazione di ogni rapporto che potrebbe essere stato perso all’interno del corpo di Cristo.

3. Noi siamo chiamati a rispettare l’autorità

Come cristiani, siamo chiamati a rispettare le autorità che Dio ha messo nelle nostre vite, fino al punto di servirle come serviremmo Cristo (vedi Efesini 6:5; Tito 3:1; Pietro 2:18-20). Mentre il rispetto per l’autorità dei superiori al lavoro non dovrebbe scoraggiarci dall’affrontarli nel loro peccato, dovrebbe guidarci su come farlo. Lasciatemi fare qualche raccomandazione.

Non accusate immediatamente i vostri superiori di fare cose sbagliate. Invece, fate tante domande. Dategli un’opportunità di spiegare la motivazione dietro alle loro azioni. È possibile che essi non riescano riconoscere di essere nello sbagliato nel fare azioni non eitche. Facendo domande, le sottoponete ancora ad un’analisi, permettendogli di pensare all’etica della situazione. Inoltre, comprendere la loro motivazione vi permetterà di adattare meglio il vostro rimprovero per aiutarli ad identificare quali sono le loro azioni che disonorano Dio.

Mentre il rispetto per l’autorità dei nostri superiori al lavoro non dovrebbe scoraggiarci dal confrontarli nel loro peccato, dovrebbe indicarci in che modo farlo.

Se siete ancora convinti che stiano agendo nel peccato, esprimete con umiltà le vostre preoccupazioni e riferitevi a loro come un fratello o una sorella in Cristo. A questo punto, dipende dallo Spirito Santo convincerli. Abbiate fede che lo Spirito Santo porti pentimento. Se, dopo qualche tempo, non vedete un cambiamento, andate di nuovo da loro, preferibilmente con un altro credente che conosce la situazione (come Gesù comandò in Matteo 18:16). Se si rifiutano di pentirsi, allora potrete considerare di non continuare a lavorare per questa persona (Matteo 18:17).

Due precisazioni finali. Primo, dovresti considerare di parlare con i capi del tuo superiore riguardo al problema, in particolar modo se essi possiedono l’azienda per cui lavori. Se le azioni del tuo capo possono danneggiare in modo significativo la reputazione della compagnia e dei suoi dipendenti, oppure se può potenzialmente danneggiare la clientela, allora dovresti seriamente prendere in considerazione il fatto di parlare con i superiori del tuo capo. In questo caso, cerca di dire la verità con amore (Ef. 4:15), portando tanti esempi in modo fermo ma gentile.

Secondo, se il comportamento del tuo capo è illegale, hai la responsabilità di parlare della situazione alle autorità. Tuttavia, prima di denunciare il tuo capo, incoraggialo/a a confessare queste azioni alle autorità, offrendoti di andare con loro. Se si rifiutano, spiega gentilmente che non hai altra scelta che denunciare; altrimenti sarai complice.

 

 

 

Traduzione a cura di Francesca Farolfi.

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Mark Kelly 

Mark Kelly

 

E’ un professore di economia alla Baylor University.

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