Come affrontare una crisi come quella del coronavirus senza paura

Il coronavirus è diventato senza dubbio una fonte di apprensione su scala globale. Le persone che si sono fatte prendere dalla paura sono più numerose di quelle infettate dal virus. Paura dell’ignoto. Paura per la propria famiglia. Paura del futuro. Non è sbagliato dire che la paura e l’incertezza si sono diffuse nel mondo più rapidamente del virus stesso.

Come dovrebbe reagire la chiesa di fronte a una crisi? E come possiamo affrontare una crisi con gli occhi della fede? Lasciando che la fede ci faccia da maestra.

 

Una crisi che minaccia

Nel capitolo 4 di Marco ci troviamo nel bel mezzo di una furiosa tempesta. Una tempesta di vento così violenta che “gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva” (Marco 4:37).

Chi c’era nella barca? Gesù e i discepoli. Questi uomini, molti dei quali erano pescatori e marinai esperti, avevano dato le loro vite per seguire questo nuovo maestro, e ora iniziano a pensare che forse è stato tutto invano. Ce l’avrebbero fatta a raggiungere l’altra riva? Lo avevano seguito per niente?

A rendere le cose peggiori, mentre stavano cercando in tutti i modi di salvarsi dalla tempesta, trovano il loro maestro nel luogo più insolito.

“Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non

t’importa che noi moriamo?»” (Marco 4:38)

Quali pensieri ed emozioni ti vengono in mente leggendo questo versetto? O meglio ancora, cosa pensi stesse passando per la mente dei discepoli in quel momento di disperazione? Probabilmente due cose molto negative:

  1. Impotenza – Dopotutto Gesù era colui che aveva detto: “Passiamo all’altra riva” (Marco 4:35). Gesù affermava di essere il figlio di Dio, come poteva non sapere cosa sarebbe successo? Allora non è potente?

  2. Incuranza – Se sapeva cosa sarebbe successo, ed era potente, perché li avrebbe portati lì e perché continuava a dormire nel momento di maggior bisogno? Si preoccupa davvero di noi? Forse non è così buono?

 

Anche se non siamo malati, molti di noi in questo momento stanno sperimentando una crisi a causa del coronavirus. Forse ne stai risentendo a livello finanziario, perché il tuo lavoro dipende dalla vita sociale della tua città o dal turismo, e tutti restano chiusi in casa. Forse la tua normale settimana è stata scombussolata perché la scuola che i tuoi figli frequentano è stata chiusa. Forse sei paralizzato dalla paura dell’ignoto e non riesci a dormire. È in momenti come questi che ci chiediamo:

  1. Dio è davvero potente? Può davvero aiutarmi in questa situazione? Ha veramente il controllo della situazione? È in grado di fermare questo virus? È in grado di rispondere alle mie preghiere? C’è speranza?

  2. Dio è davvero buono? Quale scopo c’è in tutto questo male? Se Dio è buono, sicuramente farà qualcosa, giusto? A Dio interessa davvero il mio bene?

Ora fermati per un momento e poniti queste domande. Qual è la risposta? Egli è potente? Egli è buono? Ora vai più a fondo. Cosa ti dice il cuore? Quali sono i tuoi sentimenti attuali nel mezzo di questa crisi globale?

 

Una crisi che rivela

Puoi dire di credere che Dio sia potente e buono, ma se ti fai cogliere dalla paura, dall’ansia o addirittura dal panico durante una crisi, ciò dimostra che funzionalmente credi che la risposta a queste domande sia in effetti “no”.

La crisi rivela i nostri cuori. 

I nostri sentimenti in momenti come questi sono come le spie di emergenza di un’auto che rivelano una crisi più profonda. Non la crisi dovuta a un virus globale, né una delle tante crisi che questo mondo potrebbe portarci, ma piuttosto una crisi di fede.

Pensa ai discepoli nella barca.

Non ha importanza ciò che dicevano di credere su Gesù fino a quel momento. Ciò che importa è ciò che in realtà credevano su di lui adesso, nel mezzo del loro problema attuale. E noi sappiamo ciò che credevano, perché è evidente dalla loro reazione.

Erano terrorizzati.

Benché avessero Dio stesso nella barca con loro, avevano paura di morire. E, ancora peggio, avevano paura che a lui non interessasse nulla di loro.

La tempesta stava rivelando ciò che in realtà credevano di Gesù. Ed è il motivo per cui questa storia è così importante per ognuno di noi. Qui, nel mezzo di una tempesta, Gesù sta cercando di mostrarci qualcosa che tutti noi abbiamo bisogno di conoscere.

 

Una crisi che sottomette

“Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran

bonaccia. Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” (Marco 4:39-40)

Quando arriva una crisi, spesso non possiamo fare niente se non rassegnarci al danno che verrà, preparandoci al peggio, ma sperando per il meglio. Sono cresciuto in Florida e, quando arriva un uragano, non puoi fare niente se non piegarti davanti al pericolo imminente, arrenderti al suo evidente potere su di te.

Ma che cosa osserviamo in questa storia? Vediamo che è la natura a sottomettersi. Gesù sgrida la tempesta allo stesso modo in cui un genitore rimprovera un figlio indisciplinato. Egli pronuncia soltanto una parola, e la potenza distruttiva della natura si arrende alla sua voce.

Questo momento richiama alla mente il racconto della creazione in Genesi 1, dove è ripetuta in continuazione la frase: “Dio disse”. Vediamo la potenza della voce di Dio nel creare luce, vita, ordine e pace. E qui vediamo di nuovo la potenza di Dio all’opera attraverso la voce del Figlio, che porta luce dalle nuvole oscure, vita dalla minaccia della morte, ordine dal caos e pace in una situazione di panico totale.

In un istante, Gesù calma il mare e dimostra ai discepoli di possedere potenza divina infinita. Ma qualcosa di strano succede. Si potrebbe pensare che questa dimostrazione di potenza avesse calmato le loro paure. Invece succede proprio il contrario.

 

Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale

persino il vento e il mare ubbidiscono?»” (Marco 4:41)

 

La loro paura non scomparve, semplicemente cambiò la ragione per cui avevano paura. All’inizio avevano paura della tempesta, ora avevano timore dell’uomo che aveva calmato la tempesta.

Sapere che Gesù ha una potenza infinita non è necessariamente una buona notizia. Non mi viene in mente nessun esempio migliore che questo: Adolf Hitler. Nessuno può negare il fatto che a un certo punto sia stato l’uomo più potente del pianeta. Tuttavia, nessun avversario di Hitler considerava il suo potere come una buona notizia. Perché? Perché il potere può essere pericoloso se si trova nelle mani sbagliate.

Dopo aver visto Gesù rimproverare la tempesta, i discepoli non ebbero dubbi che Gesù fosse potente. Ma adesso erano spaventati. Perché? Per via di una domanda ancora senza risposta: e se Egli non è buono?

Quando Dio parla per mezzo del profeta Isaia, dichiara:

“Perché io sono Dio, e non ce n’è alcun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me. Io annuncio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà’” (Isaia 46:9-10)

Ma perché questa è necessariamente una buona notizia? Se Hitler avesse detto la stessa cosa e avesse avuto a disposizione la potenza per compiere i suoi piani? In quel caso, ci saremmo dovuti preoccupare seriamente.

Ciò che rende questo annuncio una buona notizia è il carattere del Dio che l’ha fatto. Questo era ciò che i discepoli, in quel momento, non riuscirono a comprendere, cioè che Gesù non è solo potente, ma è anche veramente buono.

Come lo sappiamo?

La crisi della croce

Quando arriviamo al capitolo 16 di Matteo, i discepoli non potevano avere alcun dubbio sulla sua potenza. Egli aveva dimostrato di avere potenza sulla natura, sui demoni, sulla malattia, persino sulla morte. Questo spiega perché, quando Gesù poi annuncia che dovrà soffrire e morire, non siamo sorpresi se i discepoli non riuscirono a credere alle sue parole.

“Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai».” (Matteo 16:22)

Devono aver pensato: “Sicuramente egli ha potere sulle autorità e può fermarle”. E avevano ragione. Egli può fermarle, se così vuole. Ma non le ferma. Perché?

 

Perché la croce è esattamente il motivo per cui egli è venuto.

La tempesta e moltissimi altri miracoli manifestarono ai discepoli la potenza infinita di Gesù. Ma la croce serviva a mostrare loro molto di più. La croce ci mostra il suo amore.

“In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. (Giovanni 4:9-10)

Se ti sei chiesto se Dio ti ama veramente, se Dio è davvero buono, se Dio ha veramente cura di te, non guardare oltre la croce.

I discepoli, nel loro momento di paura, avevano bisogno di sapere che egli non era soltanto potente, ma anche pieno di amore per loro. Potevano avere fiducia che egli avrebbe usato la sua potenza a modo suo, secondo il suo piano, per il loro bene, indipendentemente dalla crisi che attraversavano, perché egli li amava e desiderava il meglio per loro. Se avessero compreso la sua potenza e il suo amore, non avrebbero avuto alcun motivo di temere.

 

Una calma nel cuore

In realtà, la crisi dei discepoli durante la tempesta non era nulla se paragonata alla crisi della croce di Gesù. Fu sulla croce che Gesù subì l’ira del Padre, affinché noi potessimo superare indenni le nostre crisi più grandi: il peccato e la separazione eterna da Dio.

Gesù non abbandonò i discepoli nella tempesta. Allo stesso modo, egli non ci ha abbandonati nelle nostre tempeste. La croce ne è la prova. Nel momento di estremo bisogno, Gesù ha usato la pienezza della sua potenza per darci ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

Forse non comprendi il motivo per cui egli permette che tu affronti una crisi come il coronavirus e i suoi effetti sulla tua vita. Ma puoi sapere che egli è potente e buono, e che ogni cosa che egli fa è motivata dal suo amore per te.

Così, quando arriva la paura, ricorda a te stesso la sua potenza e la sua bontà. Permetti alla sua voce di parlarti nel caos e nelle paure del tuo cuore, nello stesso modo in cui egli parlò nel pieno della tempesta.

“Taci, càlmati! Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”

Non so quanto la situazione diventerà grave a causa della crescente paura del coronavirus. Ma quello che so è che Gesù mi ama e ha un piano buono per tutto questo.

Mentre il mondo intorno a noi è preda della paura e dell’incertezza, questa è la nostra opportunità di risplendere come luci nelle tenebre. Possiamo essere una comunità di persone con cuori calmi come il mare, una comunità che ha ascoltato la sua voce e che annuncia al mondo la sua grande potenza e il suo amore infinito.

 

Tematiche: Prova, Vita Cristiana

Justin Valiquette 

Justin Valiquette 

 

E’ il pastore della Chiesa Nuova Vita di Salerno. È sposato con Abbey e ha 4 figli. Lui e sua moglie sono anche membri della rete di fondazione di chiese Impatto, della quale è membro del consiglio direttivo.

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