Cristo mi ha salvato, mentre ero ancora un marxista

 

 

Ecco come!

Era il 1 novembre 1973 e io ero un felice ventitreenne appartenente al partito comunista. Ero entrato all’Università del Michigan dopo essere stato reporter per il Boston Globe e aver viaggiato su un cargo sovietico e sulla Trans-Siberiana. Un caro amico mi fece avere il mio momento di gloria. I professori mi fecero i complimenti per la mia analisi marxista. L’amore libero stava facendo capolino.

Avevo appena ricevuto una visita da due leader del partito comunista del Michigan. Ammirarono non solo i miei volumi di Marx, Engels, e Lenin, ma anche i miei tre volumi del capo comunista bulgaro Georgi Dimitrov. Dissi loro del mio progetto appena approvato di creare, con i fondi dell’università, un mini-corso in collaborazione con lo studioso sovietico Georgy Arkadyevich Arbatov. Quest’ultimo aveva appena pubblicato in inglese (tradotto dal russo) un libro con un titolo da best-seller: La guerra delle idee nelle relazioni internazionali contemporanee: la dottrina imperialista, i metodi e l’organizzazione della propaganda politica estera. Roba grossa, così la consideravo a quel tempo.

Inoltre, il comunismo si stava diffondendo in tutto il mondo. Durante una riunione della Lega per la liberazione dei giovani lavoratori in un’aula dell’Università del Michigan, ascoltammo buone notizie riguardo l’imminente vittoria del Vietnam del Nord contro gli Stati Uniti, e riguardo certi progressi nelle zone da conquistare con attività comuniste per il decennio successivo: Afghanistan, Etiopia, Sud Africa e Nicaragua. A Washington, il vice presidente Spiro Agnew aveva appena dato le dimissioni conseguenti l’accusa di corruzione e il generale avvocato Elliot Richardson si era dimesso durante il “massacro del sabato sera” del Watergate.

Come studente a Yale, avevo avuto accesso al meglio che la cultura borghese potesse offrire, ma mi resi conto di come il tutto fosse carente di qualcosa. Marx e Lenin mi avevano insegnato che la classe sociale ed economica è determinante e fondamentale nella storia dell’umanità, quindi io conclusi che la classe borghese aveva fallito: guerra in Vietnam, povertà nelle case, corruzione a Washington. Era tempo per la classe lavoratrice di salire al potere, sotto la guida del partito comunista, per fare tutto ciò che era necessario per arrivare al Campidoglio ed eliminare i traditori che erano al potere.

 

 

Bloccato sulla mia sedia.

Alle tre del pomeriggio del 1 novembre ero nella mia camera, seduto sulla mia sedia rossa, rileggendo il famoso saggio di Lenin “Socialismo e religione”. Scriveva: “Dobbiamo combattere la religione; questo è l’ABC del materialismo, e quindi anche del Marxismo.” Seguendo le orme di Marx, anche Lenin chiamava la religione “oppio dei popoli… alcol spirituale in cui gli schiavi del capitale affogano la loro immagine umana”.

Niente di nuovo. Avevo abbandonato l’ebraismo e mi dichiaravo ateo da quando avevo quattordici anni. Improvvisamente, però, iniziò l’esperienza più strana della mia vita. Dal momento che non ho mai fatto uso di LSD, non ho mai avuto un trauma cranico, né allucinazioni, o esperienze vicine alla morte, posso escludere tutte queste possibilità come cause del fatto che stetti seduto su quella sedia per otto ore, guardando con sorpresa l’orologio ogni ora, sorprendendomi di non essermi ancora mosso.

Durante quelle ore, ripetutamente, vidi me stesso camminare nel buio e mi sentivo spinto ad aprire una porta che dava su una stanza con una luce sfavillante. Nel frattempo, una domanda ricorreva nella mia mente: “Se Lenin si sbagliasse? E se Dio esiste? Che tipo di relazione ho io con questo Dio, se c’è? Perché, se Lui è buono con me, io lo ripago con il male? Perché ricevo bontà e dono spazzatura?”

Poi ho iniziato a pensare alla mia attitudine giornalistica: “Davvero l’America è Amerikkka[1]? Se così non è, perché la sto rinnegando? Mescolando teologia e ideologia, cominciai a chiedermi in che modo il desiderio capitalistico di denaro e potere fosse peggiore del desiderio comunista. Perché avevo abbracciato quelle ideologie traditrici? Perché?”

Da dove venivano questi pensieri? Nel mio cervello, il marxismo era catalogato come scienza sociale. L’odio di Lenin per “l’invenzione dell’immaginazione umana” chiamato “Dio” non mi era nuovo. È difficile esprimere la stranezza e l’alienazione di quest’esperienza. Ho problemi a stare seduto fermo durante le lezioni. Mi piace camminare mentre penso. Eppure, ero lì seduto sulla sedia, ora dopo ora, credendo improvvisamente di aver sbagliato di grosso nell’abbracciare Marx e Lenin.

Alle tre del pomeriggio, ero un ateo e un comunista. Quando mi alzai otto ore dopo, non lo ero più. Non avevo nuovi dati, ma improvvisamente, attraverso qualche strano intervento, avevo un nuovo modo per analizzarli. Risuonava continuamente lo stesso ritornello: “Sto sbagliando. C’è qualcosa di più nei cieli e sulla Terra rispetto a ciò che io penso”.

 

 

La ricerca del cielo.

Sembra mistico, e non riesco nemmeno a descrivere bene quell’esperienza, ma ha cambiato il corso della mia vita.

Alle undici di quella sera, mi alzai e passai le successive due ore a vagare per il freddo e buio campus dell’Università del Michigan. Immaginandola come una partita di basket degli anni Novanta, palleggiai oltre l’Unione Michigan, oltre la Facoltà di Letteratura, di Scienza e i palazzi di Arte, oltre la Angell Hall, dopo la Biblioteca Hatcher Graduate, e solo nyet: un categorico NO risuonava fermo a tutte le ideologie marxiste ed atee che avevano trovato terreno fertile in me negli ultimi dieci anni.

Nelle tre settimane successive, mi ritirai dal partito comunista e lessi delle critiche all’Unione Sovietica: Aleksandr Solzhenitsyn, Andrei Sakharov, Whittaker Chambers, Il dio che fallì. Sentivo che dovevo approfondire la questione dell’esistenza di Dio, ma mi attenni a svolgere i compiti che dovevo consegnare entro la fine del semestre.

A quel punto, l’esaltazione iniziale aveva perso la sua scintilla. Evitai di dare una risposta a tutte le domande che mi ponevo, iscrivendomi alla Lega del Cinema, un gruppo cinematografico universitario che dava diritto a due biglietti gratuiti per ognuno dei quattro o cinque film proiettati nel campus ogni sera, con le conseguenti possibilità di uscire con le ragazze.

Lo Spirito Santo, però, non aveva finito con me. Mentre io fuggivo dalla realtà, Dio mi inseguiva, secondo uno schema descritto nella meravigliosa poesia di Francis Thompson, “La ricerca del cielo”:

 

Fuggii da Lui, di giorno e di notte

fuggii da Lui nel corso degli anni

fuggii da Lui, per vie labirintiche.

 

Dio mi seguì “con una ricerca costante e con passo fermo”. Cambiò ogni mio tentativo di fuga in nuovi incontri.

 

Il Vangelo russo.

Dio mi seguì. Precedentemente avevo studiato il russo per poter parlare coi miei fratelloni sovietici, quindi dovevo continuare nel mio studio della lingua per laurearmi. Una notte, nella mia stanza, presi l’unico libro in russo che non avevo mai letto dalla mia libreria, un Nuovo Testamento che mi era stato dato come souvenir e l’avevo conservato perché aveva l’aria esotica e poteva essermi utile per esercitarmi nella lettura. Con un dizionario russo-inglese di fronte a me, mi immersi nel vangelo di Matteo. Trovai il primo capitolo molto semplice: al verso 2 Abramo genera Isacco e c’è tutta la genealogia seguente lungo la pagina.

Poi arrivò la storia di Natale, che non avevo mai letto, seguita da una strage di neonati e dalle parole taglienti di Giovanni Battista: “Razza di vipere” (Mat. 3:7). Attirò la mia attenzione e dopo un po’ non sogghignavo più leggendo i veri successivi. Dover leggere lentamente, e dover pensare alle parole, mi aiutava. Il sermone sul monte mi colpì. Tutti i marxisti che conoscevo erano pieni di rabbia, devoti a fomentare l’odio dei proletari verso i più ricchi. Gesù, invece, non era solo anti-omicidio, ma anche anti-odio: “Chiunque odia suo fratello passerà per il giudizio” (Mat. 5:22 NR). I marxisti avevano un tipo di giustizia, “due occhi per un occhio”, ma Gesù parlava di amare i nemici e di porgere l’altra guancia.

 

 

Dio non dà il biglietto per il paradiso a quelli che si comportano bene nella società: Dio salva chi sceglie di salvare, indipendentemente dalle loro azioni

 

Leggere i puritani.

Il mio passo successivo nella fede arrivò nel 1974, quando, come studente laureato, dovetti tenere un corso sulla letteratura americana primitiva: era un corso canonico, ma nessuno dei professori lo voleva fare perché era un argomento tedioso e reazionario. Mi dovetti preparare leggendo sermoni puritani, compresi quelli di Increase Mather e Jonathan Edwards. Siccome lo Spirito Santo mi aveva preparato, quegli uomini bianchi, ormai morti, dicevano delle cose sensate per me. Alcuni amano le teorie puritane, altri le odiano, ma il mio pregiudizio infantile che i cristiani fossero degli stupidi che adoravano gli alberi di Natale svanì presto.

Quel poco che conoscevo del pensiero cristiano veniva dalla mia osservazione del cattolicesimo di Boston, molto concentrato sui rituali. I puritani erano diversi: credevano che Dio fosse l’autore della conversione e della rigenerazione e che gli uomini devono rispondere, ma non possono far scaturire questo processo. Dio non dà il biglietto per il paradiso a quelli che si comportano bene nella società: Dio salva chi sceglie di salvare, indipendentemente dalle loro azioni. La salvezza porta a un comportamento migliore, anche se talvolta lentamente.

Queste erano buone notizie per me. Io avevo infranto ognuno dei Dieci Comandamenti, eccetto forse il divieto di uccidere (ma Gesù definisce l’odio come una forma di omicidio in Matteo 5:21-22). Ero certamente felice che Dio, se era come lo descrivevano i puritani, non mi avrebbe giudicato per le mie azioni. Assegnai agli studenti il sermone di Thomas Hooker sulla “Vera vista del peccato”, in cui Hooker parla della nostra insistenza sull’autonomia: “Sarò guidato dalla mia volontà e condotto dalla mia deludente razionalità”. Era la mia storia, sembrava che Hooker stesse predicando a me.

 

 

Spirito inarrestabile.

Facevo lentamente dei passi verso la fede. Nel 1975, invece di andare in chiesa a vedere in cosa credevano i cristiani, cominciai a leggere testi sul cristianesimo nella biblioteca dell’università. Mi avventurai in Gabriel Marcel e altri esistenzialisti cristiani, così come in teologi neo-ortodossi che affermavano di aver sposato Cristo senza preoccuparsi se la sposa esistesse veramente o no. Inoltre, non avevo fretta di abbandonare le immoralità atee.

Non avevo, però, abbandonato il comunismo solo per credere in piacevoli miti o avventure. La questione era ed è la verità: come dice l’apostolo Paolo: “Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati… Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini” (1 Cor. 15:17-19). Quindi, lo Spirito Santo lavorò in me e nel 1976 feci finalmente una professione di fede. Il Salmo 73:24-25 mi toccò molto, e ancora oggi è così: “Tu mi guiderai col tuo consiglio e poi mi porterai nella gloria. Chi ho io in cielo fuor di te? E sulla terra io non desidero altri che te”.

 

Lo Spirito Santo, però, non è irragionevole, ma è inarrestabile.

 

Questo lo riassume. Dio offre saggezza adesso e il paradiso successivamente, quale altra buona alternativa abbiamo? Avevo confidato nella mia povera razionalità. Ero un fanatico con cui, senza il potente intervento di Dio, non si poteva ragionare. Lo Spirito Santo, però, non è irragionevole, ma è inarrestabile.

 

 

[1] Riferimento al Ku Klux Klan, abbreviato con l’acronimo KKK, una società segreta sorta negli Stati Uniti e caratterizzata da odio per gli stranieri e i diversi. (N.d.T.)

 

 

Traduzione a cura di Alessia Pescarmona

 

 

Tematiche: Biografie, Conversione, Cultura e Società, Inferno, Nuova nascita, Paradiso, Peccato, Ravvedimento, Stato e Governo, Vangelo

Marvin Olansky

Marvin Olasky è caporedattore di WORLD – Sound journalism, grounded in facts and Biblical truth ed è stato professore universitario e rettore. Autore di oltre venti libri tra cui Compassionate Conservatism e Reforming Journalism, ha di recente pubblicato Abortion at the Crossroads. Marvin con sua moglie, Susan, vive ad Austin, in Texas.

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