Deponi il peso del confronto orgoglioso

 

 

Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono. (1 Corinti 15:10)

 

Dio ti ha fatto essere te stesso.

 

Hai il corpo che Dio ti ha dato – con tutte le sue capacità e le sue limitazioni genetiche (Salmo 139:13). Sei nato nel momento e nel luogo che Egli ha determinato (Atti 17:26).

E se sei un cristiano, ti ha chiamato dalle tenebre alla luce (Efesini 5:8). Dio ti considera una parte necessaria del corpo di Cristo, la Chiesa (1 Corinzi 12:27) e ti ha dato dei doni particolari da usare per il bene di questo corpo insieme ad una determinata quantità di grazia per usarli (Romani 12:6).

 

Confronto e scontro

Ciò significa che la vita che hai è una santa chiamata (1 Corinzi 7:17): per la grazia di Dio, tu sei quello che sei (1 Corinzi 15:10).

 

Significa anche che le vite degli altri sono sante chiamate della grazia di Dio ed alcuni di quei “santi” hanno ricevuto delle chiamate sante che hanno come risultato dei doni di maggiore importanza rispetto alla tua.

 

E questo significa che spesso, tu ed io, dobbiamo scontrarci in un confronto con gli altri.

 

Condizionato dall‘orgoglio

Il confronto, per sua natura, non è peccaminoso: la Bibbia infatti vuole che noi siamo “imitatori di quelli che per fede e pazienza ereditano le promesse” (Ebrei 6:12). L’imitazione richiede un confronto.

 

Se non stiamo attenti e non ricerchiamo l’umiltà incessantemente, l’orgoglio condizionerà il confronto. L’orgoglio vuole la gloria per sé stessi e non vede gli altri come parti necessarie del corpo di Cristo che assolvono alla “santa chiamata”, ma come minacce alla propria gloria. Quando l’orgoglio domina il confronto ne conseguono gelosia e ambizione egoista (Giacomo 3:16).

 

Un peso che dobbiamo deporre

Possiamo dire che questo sta accadendo in noi quando guardiamo gli altri e non vediamo la grazia di Dio, ma i riflessi della nostra stessa inferiorità. Non li vediamo come finestre nella gloria di Dio, ma come specchi a cui chiediamo: “Chi è il più bello di tutti?” E sappiamo che non siamo noi.

 

Lo scoraggiamento che ne deriva diventa come una palla di ferro sulla nostra gamba spirituale che ci rende molto difficile la corsa. Il che significa che il confronto orgoglioso è un peso che dobbiamo deporre (Ebrei 12:1). Come facciamo?

 

Dai il nome a ciò che desideri

Quando senti questo scoraggiamento familiare – quell’autocommiserazione che abbatte la fede e che ti fa scoraggiare, che ti dice che sei un perdente – non essere passivo. L’orgoglio e Satana stanno cospirando per fermare la tua corsa: è una guerra.

 

Potrebbe sembrare uno scoraggiamento generale ma forse c’è qualcosa di specifico che pensi  che stia dando vita a questo scoraggiamento. Sviluppa l’abitudine di porre domande alla tua anima. “Perché ti abbatti, anima mia?” (Salmo 42:5). Fai in modo di trovare le parole. Sii specifico (non limitarti ad accettare “Non faccio niente di buono”). Dai un nome a ciò che desideri.

 

Pentiti

Non appena riconosci un desiderio di auto-glorificazione, pentiti ed abbandonalo. È un peccato idolatrico che sminuisce Dio e che distrugge la gioia. Chiamalo per quello che è, e Dio ti perdonerà (1 Giovanni 1:9) e ti darà la grazia (Giacomo 4:6).

 

Alimenta la tua anima stanca con promesse nutrienti

La gelosia piena di orgoglio e l’ambizione egoista lasciano l’anima vuota e stanca; le promesse di Dio a cui si crede immediatamente, producono l’energia della speranza. Nutriti di promesse come queste:

 

Gesù ti ha scelto e ti ha incaricato: “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia” (Giovanni 15:16).

 

Dio ti equipaggerà – “di ogni bene, affinché facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che è gradito davanti a Lui, per mezzo di Gesù Cristo” (Ebrei 13:21).

 

Dio ti fornirà sempre sufficiente grazia: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Corinzi 12:9).

 

Dio vede e ricompensa il lavoro leale e difficile per Lui: “Il Padre tuo che vede nel segreto te ne darà ricompensa” (Matteo 6:6).

 

Dio valuta il cuore, non l’apparenza esteriore: “il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il Signore guarda al cuore” (1 Samuele 16:7).

 

Dio completerà l’opera che ha iniziato in te: “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Filippesi 1:6).

 

Gesù sarà sempre con te: “io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20).

 

Servi con la forza che Dio ti fornisce

Torna alla corsa per la fede! Continua con il tuo servizio! Non farti bloccare da intenzioni meno nobili. Niente di ciò che fai adesso sarà perfettamente puro ma tutto è santificato dall’opera di Gesù. Servi con la forza che Dio fornisce (1 Pietro 4:11), secondo la grazia che ti ha concessa (Romani 12:6), nella condizione nella quale ti trovavi quando Dio ti ha chiamato (1 Corinzi 7:17).

 

Cerchiamo di fare in modo anche oggi di deporre il peso del confronto orgoglioso, non facendo “nulla per spirito di parte o per vanagloria” (Filippesi 2:3), ma con umiltà, rimanendo “saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore, sapendo che la [nostra] fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58).

 

 

 

(Traduzione a cura di Maddalena Bennardo)

 

Tematiche: Orgoglio, Vita Cristiana

Jon Bloom

Jon Bloom

 

È cofondatore, presidente del consiglio direttivo e scrittore per Desiring God. Ha scritto tre libri intitolati Non per visione, Realtà che non si vedono e Don’t follow your heart. Lui e sua moglie hanno cinque figli e vivono a Minneapolis.

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