Durante la maternità lotti con l’impazienza? Prova il digiuno

 

 

Pensavo che il digiuno fosse una pratica spirituale riservata alle situazioni disperate, non ai miei problemi quotidiani di mamma, tuttavia le giornate trascorse a casa con le mie due bambine erano spesso segnate da un’impazienza latente e da scatti di rabbia. Amavo la maternità e desideravo incarnare il cuore di Cristo, ma l’autocontrollo sembrava sfuggirmi nei momenti difficili.

Nelle Scritture leggiamo che il popolo di Dio digiunava per diversi motivi: per cercare la sapienza di Dio (Atti 13:1-3), per lamentarsi (Neemia 1:1-4), per esprimere pentimento (Levitico 23:27-28) e per combattere la tentazione (Matteo 4:1-2). Il digiuno quindi era un modo concreto per il popolo di Dio di arrendersi completamente a lui, ed era esattamente ciò di cui avevo disperatamente bisogno.

Forse il digiuno poteva davvero essermi utile.

All’inizio mi chiedevo come il non mangiare per un giorno potesse avere un effetto positivo sul mio modo di essere madre. Non avrebbe forse peggiorato il mio atteggiamento proprio a causa della fame? Eppure, io e mio marito scegliemmo un giorno per digiunare dalla colazione e dal pranzo, consumando solo il pasto serale, e fu la giornata più serena e controllata emotivamente che avessi vissuto da tanto tempo.

Il modo in cui il Signore opera nelle nostre vite attraverso il digiuno è ancora in parte un mistero per me, ma ho iniziato a riconoscere come lo Spirito Santo lo usi per orientare la mia fame verso Cristo e dichiarare la sua sufficienza nel lavoro quotidiano della maternità.

 

Il digiuno coltiva l’umiltà

In Deuteronomio 8:3, Mosè riflette sulla provvidenza di Dio durante i 40 anni di peregrinazione degli Israeliti nel deserto:

“Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del Signore”.

 

La fame è scomoda. Dio ha creato i nostri corpi con il bisogno di cibo e le nostre anime con il desiderio di gustarlo. Quando coloro che hanno accesso a un’abbondanza di cibo provano i morsi della fame e non li soddisfano immediatamente, ricevono un invito a riconoscere davanti al Signore i propri limiti. È possibile evitare il disagio della fame così abilmente da dimenticare quasi del tutto che siamo creature dipendenti.

Mentre nutro, vesto, istruisco e incoraggio i miei figli, quanto velocemente dimentico che non sono io a tenere tutto insieme. Sono tentata a credere che la mia forza (o il mio livello di energia, la mia gestione del tempo o le mie strategie educative) porteranno pace e sicurezza nella mia casa. Certo, il cibo sostiene la nostra lucidità mentale e il controllo emotivo, ma rinunciarvi temporaneamente ci ricorda qual è la nostra vera fonte di benessere. Il digiuno è un’opportunità per meditare sulla sufficienza di Dio, riflettendo sulla sua Parola e riconoscendo la sua presenza compassionevole nella nostra debolezza.

 

Il digiuno rivela desideri più profondi

La fame fisica è esigente e richiede la nostra attenzione più volte al giorno. Rimandando la gratificazione del cibo, incarniamo e dirigiamo la nostra attenzione verso desideri più profondi che non possono essere saziati al di fuori del Signore. Cosa desideriamo di più?

In un normale martedì mattina, per esempio, il mio desiderio più immediato è che i miei figli smettano di lamentarsi, ma, ancora più di questo, desidero crescere nella perseveranza e nell’amore fedele. In un misterioso intreccio tra la forza dello Spirito e la mia obbedienza, il dominio di sé esercitato attraverso il digiuno allena il mio cuore all’autocontrollo, così riesco a rispondere con più dolcezza anziché con grande irritazione.

Non sempre; la carne si oppone con forza all’opera interiore dello Spirito (Galati 5:17), ma sono convinta che il digiuno regolare, così come la preghiera e la meditazione sulle Scritture, riallinei ripetutamente e lentamente la mia fame più profonda verso Cristo, spingendomi a trovare in lui la mia soddisfazione più profonda. Richard J. Foster spiega: “I nostri desideri e appetiti sono come un fiume che tende a straripare; il digiuno li aiuta a restare nel loro giusto alveo”.

La fame può anche guidarmi a intercedere per gli altri mentre mi prendo cura dei miei figli. Ogni volta che il mio stomaco brontola, sia mentre faccio commissioni sia mentre cambio un pannolino, posso ricordare persone e situazioni che necessitano della consolazione e della redenzione di Dio: “Signore, più di quanto io abbia fame di cibo in questo momento, desidero…”. Il digiuno diventa così un modo sottile, ma potente, per reindirizzare la mia attenzione verso i desideri di Dio.

 

Il digiuno sviluppa la perseveranza

Ho notato come il Signore abbia accresciuto la mia capacità di sopportazione nella maternità attraverso la pratica regolare del digiuno. Ha aumentato la mia tolleranza verso gli inconvenienti, i sacrifici scomodi e tediosi necessari per il benessere dei miei figli. Ha reso più rapido il mio riflesso di chiedere aiuto e arrendere la mia volontà, invece di preoccuparmi e lamentarmi. Mi ha dato contentezza nei giorni in cui non vedevo l’ora che arrivasse l’ora del riposino.

L’apostolo Paolo affrontò grandi sofferenze terrene: fu lapidato, naufragò, fu imprigionato e morì martire per la sua fede in Gesù, eppure, in 2 Corinzi 4:17, descrive la sofferenza come una “leggera momentanea afflizione” che sta “producendo per noi un peso eterno di gloria che va al di là di ogni confronto.” La mia esperienza di sofferenza non è ovviamente come la sua, ma il digiuno è un modo in cui posso volontariamente affrontare una “leggera momentanea afflizione” per fissare gli occhi del mio cuore sull’eternità. Posso scegliere di cercare la pace di Dio in mezzo alla fame, ai capricci dei bambini, alla malattia, alle aspettative deluse e allo sporco sul pavimento, e quando nei prossimi anni mi troverò ad affrontare momenti di sofferenza più intensa, prego di poter avere lo stesso atteggiamento di Davide quando dichiarò con fiducia: “Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca” (Salmo 23:1).

 

Prendi e mangia

Lo scopo di qualsiasi pratica spirituale non è spuntare una casella o padroneggiare una propria abilità. L’obiettivo è un’unione più profonda e integrata con Cristo. Il digiuno, quindi, non è un’opportunità per dimostrare la nostra giustizia, ma crescere nella convinzione che Dio è sufficiente in ogni cosa.

Anche se non tutte le mamme possono o devono digiunare in ogni stagione della vita, vale la pena chiedere al Signore quale ruolo il digiuno potrebbe avere nella tua crescita spirituale.

Se sei nuova al digiuno, prova a saltare un pasto e presta attenzione ai pensieri e alle emozioni che emergono nella fame. Potresti adottare un ritmo di digiuno settimanale o digiunare in base a bisogni specifici nella tua comunità. Affidati allo Spirito Santo e al saggio consiglio di altri credenti per guida e incoraggiamento. Indipendentemente da come il tuo corpo reagisce ai morsi della fame, con grazia o con difficoltà, continua a guardare al Signore per il tuo sostentamento e la tua soddisfazione.

Gesù ha paragonato la sua vita a un pane spezzato sulla croce e condiviso, affinché tutti coloro che credono in lui possano partecipare a una vita abbondante ed eterna (Giovanni 6:35-40). Prendi e mangia, mamma. Nutriti della sua Parola, medita sulle Sue promesse e attendi con gioia il giorno in cui Egli ritornerà.

 

Sul tema della maternità, ti consigliamo il nostro libro Abbastanza mamma.

Abbastanza mamma

 

Tematiche: Maternità, Peccato

Mallory Manning

Mallory Manning

Vive e scrive in campagna, a West Lafayette, Indiana, con suo marito e le loro due figlie. Insieme, appartengono a Campus House, una chiesa nel cuore dell’Università di Purdue.

© TheGospelCoalition.org, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.