“Kill Me a Son”: il meraviglioso scandalo del sacrificio di Abramo

 

 

Mentre Abramo solleva il coltello sopra Isacco, molti cristiani iniziano a cercare le forbici, almeno mentalmente. Vogliamo tirare fuori il Thomas Jefferson che è dentro di noi e ritagliare via la storia dalle nostre Bibbie.

In Genesi 22, Dio comanda ad Abramo di sacrificare il suo amato figlio. Molti concludono che questo, sicuramente, è un imbarazzo per la sensibilità moderna, un affronto alla nostra comune umanità. È una barriera insormontabile alla fede per qualsiasi ricercatore di mente retta, non è vero?

Bob Dylan racconta la storia in questo modo:

 

God said to Abraham, “Kill me a son” (Dio disse ad Abramo: “Uccidimi un figlio”)
Abe say, “Man, you must be puttin’ me on” (Abe dice: “Amico, dev’essere uno scherzo”)
God say, “No, ” Abe say, “What?” (Dio dice: “No”. Abe dice: “Che cosa?”)

(“Highway 61 Revisited“)

 

“Che cosa?” non è la risposta di Abramo nella Bibbia, ma Dylan sta dando voce al nostro allarme: dev’essere uno scherzo! Sacrificio di bambini? In un libro sacro? Cosa dobbiamo pensare di una storia del genere?

Amo Genesi 22. È forse il mio capitolo preferito di tutta la Bibbia. Non voglio tirare fuori le forbici; voglio tirare fuori la lente d’ingrandimento. Perché se alleniamo i nostri occhi per vedere cosa contiene, questo capitolo non diventa una barriera alla fede, ma una spinta onnipotente.

Dobbiamo iniziare con alcune nozioni di base.

 

Che cos’è la Bibbia?

A volte i cristiani sono i peggiori nel rispondere a questa domanda. Alcuni risponderanno “Il manuale di istruzioni del Creatore” o “La mappa stradale di Dio”. I creativi ci hanno persino dato un acronimo: BIBBIA sta per “Istruzioni di base prima di lasciare la Terra” (dall’inglese “BIBLE”: Basic Instructions Before Leaving Earth). Molto spesso le persone, cristiane o meno, la vedono essenzialmente come una guida morale.

Se leggiamo Genesi 22 attraverso quest’obiettivo, rimaniamo scioccati. Quando Dio dice: “Sacrifica tuo figlio”, come dovremmo reagire? Vai e fai lo stesso? No. Se copiassimo o approvassimo ogni pratica nella Bibbia, ci troveremmo in grossi guai (se non addirittura in prigione).

Genesi 22 dovrebbe essere letto come dovrebbe essere letta l’intera Bibbia.

Genesi 22 dovrebbe essere letto come dovrebbe essere letta l’intera Bibbia. Innanzitutto, si tratta di una biografia: la testimonianza dello Spirito riguardo al Figlio. E quando la vediamo in questo modo, l’intera Scrittura viene messa a fuoco.

 

 

Testimonianza di Gesù

La chiave del passaggio è porre questa domanda: chi è Isacco? Risposta: la progenie di Abramo. Egli è l’adempimento immediato delle promesse cosmiche che Dio ha fatto da Genesi 12. La progenie di Abramo salverà e benedirà il mondo (Gen. 12:2–3, 7; 15:5; 17:4–8). Nel frattempo, la “progenie” di Abramo sarà la nazione d’Israele. A lungo termine, la “progenie” è Cristo (Gal. 3:16). Ma in primo luogo – prima del popolo abramitico e prima del loro Messia – riceviamo Isacco.

Immagina il piccolo Isacco che giace tra le braccia di Abramo. Cosa tieni in braccio, Abramo? La speranza del mondo. Niente Isacco, niente Israele. Niente Israele, nessun Cristo. Nessun Cristo, nessuna salvezza. Quindi, qualunque cosa tu faccia, Abramo, non farlo cadere!

Poi leggiamo Genesi 22: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò”.

Tutti sono scioccati da questo verso, ma per il lettore attento questo verso è in realtà ancora più scioccante, non meno, perché sappiamo chi è Isacco. È la progenie di Abramo, la speranza del mondo! Attraverso Isacco arriveranno tutte le benedizioni di Dio alle nazioni. E ora Dio lo vuole immolato come olocausto (cioè un sacrificio di espiazione, Levitico 1:4). Apparentemente questo è il modo in cui Dio salverà il mondo, attraverso l’amato figlio offerto su una montagna.

Notate che questo monte si trova nella “regione di Moriah”. Il monte Moriah diventerà il monte del tempio a Gerusalemme (2 Cro. 3:1). Ecco che d’un tratto le carte si scoprono ed è tutto più chiaro.

 

 

Riesci a coglierlo?

Una volta stavo insegnando questa storia agli adolescenti, delineando l’immagine strato dopo strato: “Isacco è l’unico figlio amato, la speranza del mondo, la fonte di ogni benedizione. Sta arrancando su per la collina con la legna sulla schiena (Gen. 22:6); vi ricorda qualcosa? È una collina vicino a Gerusalemme; vi suona qualche campanello?” All’improvviso, è stato come se un fulmine avesse colpito una ragazza in prima fila. In senso buono. Ha iniziato a strattonare l’amica accanto a lei, con una certa violenza, quella che nasce dalla pura gioia: “Ho capito, ho capito! È Gesù! È Gesù! È proprio Gesù!”

Invece di essere una barriera insormontabile alla fede, Genesi 22, con Gesù al centro, diventa un’incredibile spinta alla fede.

Questo, essenzialmente, è il motivo per cui è stata scritta la Bibbia. È stata scritta per farci dire: “È Gesù, è Gesù, è proprio Gesù!” Quando leggiamo le Scritture in questo modo, iniziano ad avere un senso. Invece di essere una barriera insormontabile alla fede, Genesi 22, con Gesù al centro, diventa un’incredibile spinta alla fede. Ricorda che Genesi 22 registra un evento due millenni prima che Cristo fosse crocifisso. Ma fin dall’inizio, la Bibbia ha sempre testimoniato l’evento centrale della storia.

 

 

Egli provvederà

La fede di Abramo risplende attraverso il capitolo. Rassicura Isacco: “DIO provvederà egli stesso l’agnello per l’olocausto” (v. 8). In qualche modo verrà fornito un sostituto. In qualche modo Dio offrirà un agnello e tutto andrà bene. Abramo sa che Isacco è il promesso, la speranza del mondo. Quindi, qualunque cosa accada, Isacco ce la farà: Abramo ha questa fede a forma di risurrezione (Eb. 11:17–19).

In questa occasione viene fornito un ariete. Il che significa che “l’agnello” è ancora futuro. Quindi l’intero episodio si conclude così: “E Abramo chiamò quel luogo Jehovah Jireh. Per questo si dice fino al giorno d’oggi: «Al monte dell’Eterno sarà provveduto»” (Gen. 22:14).

Nota il futuro. Dio provvederà. Cosa provvederà? L’Agnello di Dio, la Progenie di Abramo, il Figlio diletto, la Speranza del mondo.

Un giorno, proprio su quella montagna, Dio avrebbe provveduto l’espiazione definitiva, e molti lo sapevano. Per secoli dopo questa vicenda avrebbero indicato quella collina dicendo: “Il vero sacrificio sta arrivando, ed è lì che sarà provveduto”.

 

 

Di cosa si tratta?

Dio non ha chiesto ad Abramo di portare a termine il sacrificio. Un venerdì oscuro, Dio avrebbe provveduto. L’amato Figlio del Padre avrebbe camminato volentieri su quella collina, portando la legna sulle spalle. Lì sarebbe stato ucciso per salvare e benedire il mondo.

Se proviamo a leggere la Bibbia principalmente come un regolamento, essa si sgretola tra le nostre dita. Con una tale mentalità, Genesi 22 è uno scandalo e un ostacolo alla fede. Tuttavia, quando la Scrittura viene letta in modo corretto, la vediamo come una testimonianza di Cristo. Improvvisamente ci rendiamo conto che tutta la Bibbia, e tutti i credenti di ogni tempo, puntano all’unica verità che torreggia su tutte le altre: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giov. 1:29).

 

 

Nota dell’editore:

Questo articolo è adattato dal capitolo 3 di Long Story Short: The Bible in 12 Phrases (Christian Focus, 2018).

 

Traduzione a cura di Eleonora Modena

 

Tematiche: Antico Testamento, Bibbia, Fede, Vita Cristiana

Glen Scrivener

Glen Scrivener

È un evangelista autore di numerosi libri, fra cui “3 2 1: La storia di Dio, il Mondo e Te”. Puoi trovare informazioni in proposito e molto altro sul sito “Three-two-one.org” Glen dirige anche l’associazione senza scopo di lucro “Speak Life”.

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