Vivere dimostrando che Egli sia più prezioso della vita (parte 1)

 

 

 

Il libro da cui è tratta questa serie di 3 articoli è “Non sprecare la tua vita”. Questo libro è stato pubblicato in lingua inglese nel 2003. É lo scritto più diffuso del pastore e autore John Piper. Frutto di una predicazione ad un raduno prettamente per giovani credenti in un luogo pubblico (clicca qui per vedere il video), ha sfidato quella generazione a non sprecare la vita per il nulla, a vivere rischiosamente, a vivere alla gloria di Dio e per una bene eterno migliore.

 

Che quella preghiera possa essere la sfida che anche oggi in Italia giovani e più anziani possano prendere per Cristo affinché anche la nostra nazione conosca il vangelo di Gesù Cristo mediante la luce diffusa di tutti i figli di Dio.

 

Per questo motivo, Coram Deo rende oggi disponibile questo testo storico al prezzo speciale di 4,00 euro affinché tu, il tuo gruppo giovanile, la tua famiglia, e la tua chiesa possa beneficiare degli insegnamenti, le sfide e le benedizioni che potrai ricevere studiando questo testo.

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Andrea Artioli

Editore

 

 

 

 

 

 

Per rendere altri lieti in Dio con un’allegrezza eterna, le nostre vite devono dimostrare che Egli sia più prezioso della vita. “Poiché la tua bontà vale più della vita, le mie labbra ti loderanno” (Sl 63:3). A tal fine dobbiamo compiere delle scelte di vita che ci costino, radicate nella certezza che magnificare Cristo attraverso la generosità e la misericordia sia più soddisfacente dell’egoismo. Se scansiamo il rischio per mantenerci al sicuro, sprecheremo le nostre vite. In questo capitolo affronteremo il tipo di vita che può impedirlo.

 

Come non tradire Gesù

Se Cristo è un tesoro onnisoddisfacente e promette di provvedere a tutte le nostre necessità, persino nella fame e nella nudità, allora vivere come se avessimo gli stessi valori del mondo equivarrebbe a tradirlo. Sto pensando principalmente a come usiamo i soldi e all’atteggiamento verso le nostre possessioni. Mi risuonano alle orecchie le parole incalzanti del Signore: “Non siate dunque in ansia, dicendo: «Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?». Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose” (Mt 6:31-32). In altre parole, se diamo l’impressione che le nostre vite siano consacrate all’accumulazione e al mantenimento dei beni, assomiglieremo al mondo. Ciò non magnificherà Cristo; lo ridurrà a un interesse religioso marginale, buono per evitare di finire all’inferno, ma che non suscita molta differenza in ciò che viviamo e amiamo in terra. Gesù non apparirà come un tesoro che tutto soddisfi, e ciò non renderà altri lieti in Dio.

Se siamo pellegrini e forestieri sulla terra (1 Pt 2:11), se la nostra cittadinanza è nei cieli (Fl 3:20), se niente ci può separare dall’amore di Cristo (Ro 8:35), se tale bontà incrollabile vale più della vita (Sl 63:3), e se tutte le tribolazioni concorrono ad uno smisurato, eterno peso di gloria (2 Co 4:17), allora getteremo al vento le nostre paure e cercheremo “prima il regno e la giustizia di Dio” (Mt 6:33). Stimeremo tutto come spazzatura in confronto a Cristo (Fl 3:7-8), accetteremo gioiosamente la ruberia dei nostri beni in favore di atti di misericordia impopolari (Eb 10:34), preferiremo “essere [maltrattati] con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato”, e considereremo “gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto” (Eb 11:25-26).

Come mai le persone non ci chiedono della nostra speranza?

Se vivessimo di più in questo modo, non c’è dubbio che il mondo sarebbe più propenso a considerare se Gesù sia effettivamente un Tesoro onnisoddisfacente. Quando è stata l’ultima volta che qualcuno ti ha chiesto il motivo “della speranza che è in [te]”? È ciò che Pietro ci esorta ad essere sempre pronti a rispondere: “Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni” (1 P 3:15).

 

Come mai le persone non ci interrogano circa la nostra speranza? La risposta è che, probabilmente, diamo l’impressione di avere la loro stessa speranza. Le nostre vite non evidenziano che siamo sulla via del Calvario, spogliati per amore verso gli altri, servendoli con la dolce certezza che non necessitiamo d’alcun riconoscimento in questa vita. Il nostro premio è grande nei cieli! (Mt 5:12). “Il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti” (Lu 14:14). Se lo credessimo con maggiore fermezza, altri scorgerebbero la valenza di Dio e troverebbero in lui la loro allegrezza.

 

La credibilità di Cristo si dimostra da come usiamo il denaro

Il tema del danaro e dello stile di vita non è secondario nella Bibbia. La credibilità di Cristo nel mondo ne è connessa: “Il 15% di tutto l’insegnamento di Cristo si rifà al danaro: più di quello sul cielo e sull’inferno assieme”1. Poniamo mente a questo ritornello che attraversa le sue parole:

 

  • “Una cosa ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mr 10:21).
  • “Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro… Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione” (Lu 6:20, 24).
  • “Così dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Lu 14:33).
  • “Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio” (Lu 18:25).
  • “Non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita” (Lu 12:15).
  • “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più” (Mt 6:33).
  • “Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse… nel cielo” (Lu 12:33).
  • “Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa»” (Lu 19:8-9).
  • “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo” (Mt 13:44).
  • “Vide anche una vedova poveretta che vi metteva due spiccioli; e disse: «In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti»” (Lu 21:2-3).
  • “Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?» Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio” (Lu 12:20-21).
  • “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo… Seguimi” (Lu 9:58-59).

 

Liberalità rischiosa

A più riprese Gesù non smette di chiamare ad uno stile di vita da “tempo di guerra” e ad una liberalità rischiosa. La definisco “rischiosa” in considerazione della vicenda della povera vedova. Ella diede le sue ultime risorse al ministero del tempio. La maggior parte di noi la definirebbe folle o, più diplomaticamente, imprudente. Da parte del Signore non sentiamo alcun commento di critica:

 

Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli che fanno un quarto di soldo. Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri: poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere» (Mr 12:42-44).

 

Il punto qui non è che ciascuno debba dare tutto in dono, ma che Gesù ama il rischio ricolmo di fede, per la gloria di Dio. Oltre a quanto affermato dal Signore, non ho direttive da darti circa i particolari sul come spendere i tuoi soldi. Mi limito a indicarti Gesù ed a lasciare che la sua parola eserciti su di noi il suo effetto scioccante e salvifico.

 

Usiamo il denaro per mostrare che Dio, e non le nostre possessioni, è il nostro tesoro

L’enfasi di Cristo su danaro e possessioni attraversa il Nuovo Testamento. Troviamo vicende nel libro degli Atti: “Vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (At 2:45). Ci sono parole dell’apostolo Paolo: “Perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità… Dio ama un donatore gioioso” (2 Co 8:2; 9:7). Ci sono parole di Giacomo, il fratello del Signore: “Anche il ricco appassirà così nelle sue imprese” (Gm 1:11).

Il tema è ricorrente perché è cruciale per la testimonianza della chiesa. Se intendiamo rendere altri lieti in Dio, allora le nostre vite devono apparire come se usassimo i nostri beni per rallegrare le persone in Dio, soprattutto i più bisognosi.

 

Perché dico: stile di vita da “tempo di guerra”?

A volte ricorro ad espressioni tipo: “Tempo di guerra”, o “mentalità militare”. L’utilità sta nel ricordare che nel mondo è in corso una guerra fra Cristo e Satana, fra la verità e la menzogna, fra la fede e l’incredulità; ci sono armi da individuare e usare: non sono arsenali militari, bensì il vangelo, la preghiera e l’amore altruista (2 Co 10:3-5). E ciò mi dice che la posta di questo conflitto è superiore a qualsiasi altra nella storia, perché eterna ed infinita: il cielo o l’inferno, la gioia eterna o l’eterno tormento (Mt 25:46).

Io stesso necessito di riascoltare più volte questo messaggio, perché ho la tendenza ad accomodarmi in una condizione agiata: un po’ come la pioggia scende e le fiamme salgono. Per natura, sono incline ad amare gli stessi giocattoli graditi dal mondo, a conformarmi ad esso, ad amare quello che gli altri amano ed a chiamare questo mondo “casa mia”.

 

Senza accorgermene, definisco i lussi come “necessità”, e uso il danaro al pari dei non credenti. Mi dimentico la guerra, non pongo mente a quanti periscono, alle missioni e a quanti non sono stati raggiunti dal vangelo. Smetto di sognare circa i trionfi della grazia e sprofondo in una mentalità secolare, che valuta prima ciò che può compiere l’uomo, e non Dio. È una malattia terribile. Ringrazio il Signore per quanti mi hanno costretto, a più riprese, a ritornare ai posti di combattimento.

 

Il tempo di guerra

Ringrazio Dio per Ralph Winter, per esempio, che non solo ha scritto con forza a proposito dello stile di vita da “tempo di guerra”, ma lo ha vissuto come missionario, professore, fondatore del Centro Statunitense per la Missione Mondiale, nonché strenuo difensore dei popoli non ancora raggiunti dal vangelo.

 

A proposito dell’uso dei nostri beni, ecco una sua vivida illustrazione sulle differenze fra una mentalità di guerra ed una di pace:

La Queen Mary, attraccata nel porto di Long Beach, in California, è un affascinante museo del passato. Utilizzata sia come nave di lusso in tempo di pace, sia come unità di trasporto truppe durante la Seconda Guerra Mondiale, nella sua attuale condizione di museo, lungo quasi tre campi di calcio, fornisce un contrasto stridente fra gli stili di vita propri del tempo di pace e di quello di guerra. Da un lato si osserva la sala da pranzo, ricostruita per mostrare l’arredo in tempo di pace appropriato ai notabili della società, per i quali una disposizione sbalorditiva di coltelli, forchette e cucchiai, non costituiva un mistero. Accanto, le austerità del tempo di guerra sono in netto contrasto. Una gamella rimpiazza quindici piatti e zuppiere; le brande spiegano come un equipaggio di tremila uomini in tempo di pace, salì a quindicimila in tempo di guerra. Come dev’essere apparsa ripugnante questa trasformazione ai notabili! Ovviamente, essa avvenne per un’emergenza nazionale. Da questo dipese la sopravvivenza di una nazione. L’essenza del Grande Mandato ai nostri giorni è che dal suo compimento dipende la sopravvivenza di svariati milioni di persone.

 

Data la vulnerabilità del mio cuore alla seduzione della mentalità da tempo di pace, promossa ogni giorno da media e intrattenimento, ho bisogno di tali illustrazioni e ricordi. Siamo in guerra, sia che la borsa scenda o salga, sia che i terroristi colpiscano o si nascondano, sia che stiamo bene o male.

Sia il piacere sia il dolore sono conditi di veleno, pronti ad ucciderci con l’orgoglio o con la disperazione. La continua avvertenza biblica a “vigilare”3 si attaglia allo spirito di guerra. Ne ho bisogno ogni giorno.

 

 

 

Questo articolo è tratto dal libro di John Piper Non sprecare la tua vita, edizioni Coram Deo.

 

Non sprecare la tua vita

 

 

Foto di Robert Collins su Unsplash

 

 

 

Tematiche: I nostri libri, Vangelo, Vita Cristiana

John Piper

John Piper

È il fondatore di Desiring God, per il quale ricopre anche il ministero di insegnante, inoltre, è il rettore del Bethlehem College & Seminary. Ha servito per trentatré anni come pastore presso la chiesa battista Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, in Minnesota e ha scritto più di cinquanta libri, tra cui e Non sprecare la tua vita (Ed Coram Deo), Rischiare è giusto (Ed Coram Deo), Coronavirus e Cristo (Ed Coram Deo), Stupefatto da Dio (Ed Coram Deo) e Desiderare Dio.

© Coram Deo

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