Vivere dimostrando che Egli sia più prezioso della vita (parte 2)

 

 

Il libro da cui è tratta questa serie di 3 articoli è “Non sprecare la tua vita”. Questo libro è stato pubblicato in lingua inglese nel 2003. É lo scritto più diffuso del pastore e autore John Piper. Frutto di una predicazione ad un raduno prettamente per giovani credenti in un luogo pubblico (clicca qui per vedere il video), ha sfidato quella generazione a non sprecare la vita per il nulla, a vivere rischiosamente, a vivere alla gloria di Dio e per una bene eterno migliore.

 

Che quella preghiera possa essere la sfida che anche oggi in Italia giovani e più anziani possano prendere per Cristo affinché anche la nostra nazione conosca il vangelo di Gesù Cristo mediante la luce diffusa di tutti i figli di Dio.

 

Per questo motivo, Coram Deo rende oggi disponibile questo testo storico al prezzo speciale di 4,00 euro affinché tu, il tuo gruppo giovanile, la tua famiglia, e la tua chiesa possa beneficiare degli insegnamenti, le sfide e le benedizioni che potrai ricevere studiando questo testo.

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Andrea Artioli

Editore

 

 

Perché non dire semplicemente: uno stile di vita “modesto”?

È più utile pensare ad uno stile di vita da tempo di guerra che ad uno stile di vita modesto. La modestia suona romantica e possiede un certo fascino ascetico, del tutto estraneo allo sporco lavoro della misericordia nei luoghi pericolosi del mondo. Essa tende inoltre a perdere di vista il fatto che, in tempo di guerra, si rendono necessarie spese elevate per armamenti sofisticati e per l’addestramento delle truppe; tutto ciò non è affatto economico, ma l’intera nazione fa sacrifici per sostenere tali spese. La parsimonia può essere diretta interiormente e non avere altri beneficiari.

Uno stile di vita da “tempo di guerra” implica l’esistenza di una causa per cui sia degno spendere ed essere sacrificati (2 Co 12:15).

Sprecare la vita significa perderla nel tentare di salvarla

“Essere sacrificati” può suonare allarmante, ma non lo è. Quando siamo sacrificati per rendere altri lieti in Dio, ciò è gratificante.

Gesù ci ha insegnato che “chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà” (Mr 8:35).

Ciò si applica agli individui sulla via del cielo ed alle culture sulla via dell’estinzione. Ralph Winter scrive:

 

Se mai ne sia esistita una, l’America odierna è una società “salva te stesso”. Ma funziona veramente? I Paesi sottosviluppati sono afflitti da questi problemi: tubercolosi, malnutrizione, polmonite, parassiti, tifo, colera, ecc. L’opulenta America ha praticamente inventato un’intera gamma di nuove patologie: obesità, arterosclerosi, malattie cardiache, ictus, tumore ai polmoni, malattie veneree, cirrosi epatica, dipendenza da stupefacenti, alcolismo, divorzio, abusi sui minori, suicidio e omicidio. Sceglietene una. Le macchine salva lavoro si sono trasformate in strumenti di morte. Il nostro benessere ha permesso sia la mobilità sia l’isolamento del nucleo famigliare e, come risultato, le cause di divorzio, le prigioni e gli istituti psichiatrici abbondano. Nel tentativo di salvarci, ci siamo quasi perduti.

 

Utilizzare le nostre possessioni in un modo che rallegri in Dio i più bisognosi ci salverebbe in più di un modo.

Confermerebbe come Cristo sia il nostro Tesoro, mantenendoci così sulla via del cielo, e trasformerebbe la nostra società, che attualmente è trainata dalla brama suicida dell’auto-soddisfazione, senza alcuna gioia in Cristo né alcun amore per i bisognosi.

Per salvarci da tale tragedia dovremmo seriamente ponderare l’importanza di uno stile di vita da “tempo di guerra”.

Il “tempo di guerra” a livello microbiologico

Negli ultimi anni Ralph Winter ha sventolato un’altra bandiera da guerra, ed è opportuno innalzarla. Il Signore la può usare per inviare qualcuno di voi in una direzione di ministero a cui non pensavate affatto. Winter ha richiamato la nostra attenzione sugli effetti del peccato e di Satana a livello microbiologico, dove avvengono alcune delle devastazioni più orrende della buona creazione divina:

 

Satana ha orribilmente utilizzato la sua libertà ribelle nello sviluppo di germi e di virus distruttivi a livello microbiologico, attualmente responsabili di un terzo di tutti i decessi. Ciò che la Scrittura definisce semplicemente “pestilenza”, è una piaga per gli animali e le persone. La nostra teologia popolare non la riconosce però con chiarezza come un’opera di Satana, che Dio ci impone di combattere come parte della Sua missione.

Se tuttavia i missionari non predicano di un Dio che si interessa di ogni sofferenza e di tutte le distorsioni della sua mano creativa, a tali livelli stiamo semplicemente travisando lo scopo globale del suo amore e della sua cura pervasivi, la sua natura autentica…

Durante i dieci anni del conflitto in Vietnam, gli americani persero in media dieci uomini al giorno. Il nostro governo spese in quel conflitto svariati miliardi per liberare i nostri compatrioti.

Oggi, invece, non dieci, bensì 1500 americani muoiono ogni giorno di tumore, eppure il governo non spende praticamente nulla al riguardo: l’80% è destinato alla ricerca sull’AIDS, mentre il 20% che concorre alla ricerca sul cancro finisce quasi tutto nella valutazione di trattamenti non funzionali alla prevenzione. Ritengo che tutti i 40 progetti finanziati dell’Istituto Nazionale Federale sui Tumori si concentrino sui trattamenti di chemio e radioterapia, e non sulla prevenzione.

In termini di vittime, è come essere coinvolti in 150 guerre del Vietnam simultanee. Eppure agiamo come se non ci fosse alcun conflitto! Come può la consapevolezza dell’America essere destata al fatto che un terzo di tutte le donne e la metà degli uomini contrarrà il cancro prima di morire?

 

È pienamente in linea con l’intenzione di questo libro che migliaia di cristiani pongano attenzione alla sfida del Dott. Winter e si prodighino nella scienza e nella ricerca, al pari delle missioni mediche, per combattere contro la malattia e contro la sofferenza, manifestando così la bellezza e la potenza di Cristo. Che tipo di sacrifici dovremmo compiere per ingaggiare tale battaglia?

 

Anche una spilla conta

Abbiamo il ricordo dei sacrifici che il personale militare fece durante la Seconda Guerra Mondiale; ma non furono soltanto i militari che cambiarono le priorità: tutta la nazione li seguì, come potrebbe fare la chiesa odierna. Durante la Seconda Guerra Mondiale,

 

…all’improvviso tutta la nazione… sembrò essersi destata dal letargo della Depressione. Ognuno si attivò per dare una mano. La gomma era necessaria per lo sforzo bellico, come la benzina e il metallo. Una partita di basket femminile alla Northwestern University fu interrotta affinché l’arbitro e le dieci giocatrici potessero perlustrare il pavimento in cerca d’una perduta spilla per capelli. Gli americani si mobilitarono per sostenere i programmi di razionamento e i ragazzi fecero a gara come volontari per raccogliere quanto di utile. Il burro e il latte furono ben presto razionati, insieme alla carne ed ai prodotti in scatola. La seta, la carta e le scarpe divennero rare; le persone coltivarono i “giardini della vittoria” e guidarono alla “velocità della vittoria” di trentacinque km all’ora per risparmiare benzina. Le sirene della contraerea e il coprifuoco furono rispettati scrupolosamente. L’America fece sacrifici.

 

Queste illustrazioni sono per me molto significative. Mi fanno apprezzare i benefici della libertà e della prosperità, ma in primo luogo mi riprendono per il mio stile di vita frivolo e mi ispirano affinché la mia vita conti per qualcosa di preferibile al confort ed al successo mondano: qualcosa che esalti il Signore e che sia eterno.

 

Sì, sì, parlare di guerra è eccessivo

Come ho già affermato, riconosco che l’espressione “stile di vita da tempo di guerra”, o “mentalità da tempo di guerra”, è eccessiva. Dopo un sermone in cui ricorsi a tali asserzioni, qualcuno mi scrisse e mi chiese: “Quando sottolinea l’immagine della vita in guerra, c’è qualche spazio per aspetti di vita che esulino dal combattimento, come l’arte e l’intrattenimento? Esistono altre immagini della vita cristiana più riposanti della guerra?”.

 

Nella predicazione successiva risposi come segue:

Certo, ci sono altre immagini della vita cristiana più riposanti. “Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme” (Sl 23:1-2). Molto diverso dalle bombe che cadono e del sangue che scorre. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Mt 11:28); “Fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò; io vi ho fatti, e io vi sosterrò; sì, vi porterò e vi salverò” (Is 46:4).

Certo, ci sono il giusto tempo e spazio perché il credente benefici, valuti e trasformi l’intera gamma della cultura umana. In effetti, è praticamente impossibile non essere parte dell’odierna cultura occidentale, e se non pensiamo in termini di appropriazione misurata, di valutazione biblica e di trasformazione coscienziosa, verremo probabilmente consumati dalla cultura, perdendo così la nostra identità nazionale e di fede. Usate dunque tutte le immagini delle Scritture (non solo la guerra) per forgiare la vostra esistenza, quindi lasciate che la vostra vita radicalmente cristiana, satura di Dio e orientata al dare, ingaggi e modelli la cultura.

 

Ho tuttavia la sensazione che, nel ricco occidente, il pericolo nella chiesa non sia la presenza di troppe persone iper-zelanti, che si preoccupano molto delle anime, che investono spericolatamente nella causa del vangelo e che rovinano le loro vite per eccessiva misericordia verso i poveri. Per ogni credente avventato che si consuma e rovina la propria famiglia per eccessivo zelo, ritengo ve ne siano migliaia che corteggiano il mondo, trattando Gesù come un ausilio in più, ma non come un Re onnisoddisfacente ed autorevole nella causa dell’amore.

 

L’etica disastrosa della semplice astensione

Uno dei tratti di questa mentalità da tempo di pace è ciò che definisco l’etica dell’astensione. In tempo di guerra ci poniamo interrogativi differenti su cosa fare delle nostre vite, rispetto al tempo di pace. Che posso fare per promuovere la causa? E per conseguire la vittoria? Quali sacrifici o rischi posso intraprendere per assicurare la gioia del trionfo? In tempo di pace ci domandiamo: come posso accrescere il mio benessere? Come divertirmi di più? Come evito i guai e, possibilmente, il peccato?

Se vogliamo pagare il prezzo ed assumere i rischi per rendere altri lieti in Dio, dobbiamo spingerci oltre l’etica dell’astensione. Tale stile di vita è del tutto inadeguato a vivificare le persone alla bellezza di Cristo. Evitare i guai ed i comportamenti al limite non impressiona quasi nessuno. La stessa etica dell’astensione non raccomanda Cristo né glorifica Dio.

Ci sono molti non credenti disciplinati che evitano gli stessi comportamenti dei credenti. Gesù ci chiama a compiere qualcosa di più radicale.

 

Gli interrogativi sbagliati e quelli giusti

Quanti si accontentano con l’etica dell’astensione pongono di solito le domande errate sul comportamento. Si chiedono: che c’è di sbagliato? Che problema c’è con questo film? E con questa musica? E questo gioco? Quelle frequentazioni? Il relax? Questo investimento? Quel ristorante? Fare la spesa in quel centro commerciale? Tali interrogativi susciteranno raramente uno stile di vita che raccomandi Cristo come realtà che tutto soddisfa e renda le persone liete in Dio. Risulta solo in un elenco di divieti e alimenta l’etica dell’astensione.

Le domande migliori da porre circa i comportamenti possibili sono: come mi aiuterà a tesoreggiare Cristo di più? Come mi aiuterà a dimostrare che faccio di Cristo il mio tesoro? Come mi aiuterà a conoscere o manifestare Cristo? La Bibbia afferma: “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Co 10:31). L’interrogativo è quindi principalmente positivo, non negativo. In tale azione, come posso manifestare il Dio glorioso?

Una vita decente non basta

Quante vite sono sprecate da persone che intendono la vita cristiana semplicemente come stare alla larga dall’indecenza e provvedere per la famiglia. Niente adulterio, né furto, né omicidio, né appropriazione indebita, né frode: solo molto duro lavoro durante il giorno, molta televisione la sera (per stare insieme alla famiglia) e molto divertimento nel fine settimana (incentrato per lo più sulla chiesa). Questa è la vita per milioni di persone. Una vita sprecata. Siamo stati creati per molto, molto di più.

Un vecchio adagio dice: “Nessuno si è mai lamentato sul letto di morte, affermando: «Magari avessi trascorso più tempo in ufficio»”. In sostanza, quando si arriva alla morte, il danaro appare all’improvviso per quello che è: inutile per la felicità duratura; mentre acquistano importanza le relazioni personali. È vero. Quando mia madre fu uccisa nel 1974, scrissi al capo del mio dipartimento al Bethel College, dove insegnavo, per ritirare la richiesta di più ore nel semestre successivo, a fini economici. Stare davanti alla tomba di tua madre, con accanto una moglie e un figlio fa apparire le cose diversamente. Il danaro perde tutta la sua attrattiva.

Quell’adagio sul fatto di trascorrere meno tempo in ufficio può tuttavia rivelarsi fuorviante. Dovremmo aggiungere: “Nessuno vorrà mai dire al Signore dell’universo, cinque minuti dopo la propria morte, di aver trascorso ogni serata davanti al televisore con la famiglia, per l’amore che nutriva per loro”. Penso che il Signore replicherebbe: “Ciò non mi ha fatto apparire come un tesoro nella tua città. Avresti dovuto andare oltre il fatto di provvedere per la tua famiglia. Come ben sai, la televisione non era un buon modo di provvedere per la famiglia o per la tua anima”.

 

La televisione: il grande spreco di tempo

Uno dei modi principali di sprecare il tempo ai nostri giorni è guardare la televisione. Internet sta ovviamente inseguendo a ruota, e forse è in via di sorpasso. In rete si può essere più selettivi, ma si possono anche selezionare le situazioni peggiori, col solo Giudice dell’universo come testimone. La televisione continua a regnare come la principale perdita di tempo. Il problema maggiore con la TV non è l’ammontare di indecenza disponibile, che è comunque un problema (la pubblicità è già di per sé sufficiente a spargere semi fertili di avidità e concupiscenza, quale che sia il programma in onda); il problema maggiore è la banalità. Una mente che si nutre giornalmente della TV regredisce. La tua mente è stata creata per conoscere e amare Dio. La destrezza rispondente a tale chiamata è danneggiata da troppa televisione. I contenuti televisivi sono così sciocchi e superficiali che la capacità della mente di coltivare pensieri nobili tende a regredire, al pari della capacità del cuore di vivere emozioni profonde. Neil Postman scrive:

 

Negli Stati Uniti la televisione sta trasformando ogni questione seria in spazzatura… La TV disdegna l’interpretazione, che è seria, sequenziale, razionale e complessa. Al suo posto offre una forma espressiva dove tutto è accessibile, semplicistico, concreto e, soprattutto, divertente. Come risultato, l’America è la prima cultura mondiale a rischio di divertirsi a morte.

 

La leggerezza di Dio

Poiché viviamo tutti in un mondo creato dalla televisione, è quasi impossibile cogliere cosa ci stia accadendo. L’unica speranza è leggere di quanti vissero nei secoli passati. Le biografie costituiscono un grande antidoto alla miopia culturale ed allo snobismo cronologico. Siamo divenuti quasi incapaci di gestire una grande verità in modo reverente e sentito. Realtà magnificenti, come la gloria di Dio, aleggiano con una specie di “leggerezza” persino sulla chiesa. David Wells afferma:

 

Uno dei tratti distintivi dei nostri tempi è la leggerezza di Dio. Non intendo con ciò dire che sia etereo: piuttosto, egli è divenuto irrilevante. Aleggia sul mondo senza incidere, così da essere trascurabile. Ha perso la sua rilevanza per la vita umana. Quanti attestano di credere in Dio possono comunque considerarlo meno interessante della televisione; i suoi comandamenti risultano meno autorevoli delle loro brame di benessere e prestigio; il suo giudizio non è più ispirante del notiziario serale; la sua verità è meno vincolante della soffice nebbia pubblicitaria fatta di lusinghe e menzogne. Questa è leggerezza. È una condizione che Gli abbiamo affibbiato dopo averlo collocato alla periferia della nostra vita secolarizzata… La leggerezza non ci dice nulla di Dio, ma dice tutto di noi stessi, della nostra condizione, della nostra disposizione psicologica ad escludere Dio dalla nostra realtà.

 

Sudan e collant

Abbiamo perso la nostra capacità di vedere e valutare le complessità della verità e le profondità della semplicità. Douglas Groothuis spiega la relazione fra tale debolezza e la televisione:

Il trionfo dell’immagine televisiva in tutto il mondo contribuisce alla superficialità delle sensibilità post-moderne… Non si può riflettere su un programma televisivo nel modo in cui si considera un personaggio di William Shakespeare o di C.S. Lewis, o una massima di Blaise Pascal, o la rima di un poema di T.S. Eliot. In televisione nessuno potrebbe decantare tali autori in modo serio. Sarebbe una “cattiva televisione”: troppo astratta, troppo poetica, troppo profonda, semplicemente non divertente… Non solo: le immagini appaiono, scompaiono e riappaiono senza alcun contesto razionale sensato. Un tentativo di riportare una seria vicenda di schiavitù in Sudan è seguito da una pubblicità accattivante per Disneyland, da un invito all’acquisto del collant che renderà qualsiasi donna irresistibile, ecc., ad nauseum.

 

Chi dunque si troverà davanti a Dio con un’impeccabile etica dell’astensione e con la protesta di non aver trascorso troppo tempo in ufficio, per essere invece tornato a casa a guardare la TV con la propria famiglia, probabilmente non sfuggirà all’accusa d’aver sprecato la sua vita.

 

Gesù rimproverò i suoi discepoli con parole che si attagliano facilmente a questo tipo di persona: “Ogni peccatore lavora sodo, evita grossi peccati, guarda la televisione la sera e si dà ai divertimenti nel fine settimana. Che state facendo più degli altri?” (Si veda Lu 6:32-34; Mt 5:47).

 

 

Questo articolo è tratto dal libro di John Piper Non sprecare la tua vita, edizioni Coram Deo.

 

Non sprecare la tua vita

 

 

 

Foto di Jeremy Bishop su Unsplash

 

Tematiche: I nostri libri, Vangelo, Vita Cristiana

John Piper

John Piper

È il fondatore di Desiring God, per il quale ricopre anche il ministero di insegnante, inoltre, è il rettore del Bethlehem College & Seminary. Ha servito per trentatré anni come pastore presso la chiesa battista Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, in Minnesota e ha scritto più di cinquanta libri, tra cui e Non sprecare la tua vita (Ed Coram Deo), Rischiare è giusto (Ed Coram Deo), Coronavirus e Cristo (Ed Coram Deo), Stupefatto da Dio (Ed Coram Deo) e Desiderare Dio.

© Coram Deo

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