Come (non) predicare i Salmi

 

 

Di solito non mi piacciono gli articoli “Come non …”. Sembrano come se ci fosse un arrogante sapientone che dice a chiunque gli errori commessi da tutti. Non è mia intenzione farvi pentire dei sermoni che avete predicato o trarne un qualche piacere insano e fare la parte degli snob. Sicuramente non sto cercando di allontanarti dal Salterio che ami.

 

Ho qui una proposta importante che desidero esporre dettagliatamente in una serie di punti. La proposta è questa: non predicate i Salmi isolatoli.1

 

Non predicate i Salmi isolandoli

I predicatori spesso leggono i salmi senza tener conto del contesto in cui si trovano. Ma non dovremmo isolare le singole affermazioni all’interno di un salmo con la struttura poetica dell’intero salmo, non dovremmo isolare i singoli salmi dal loro contesto presente nel libro, e non dovremmo isolare il Salterio nel suo insieme né dal resto dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ecco quindi una lista di “cose da non fare” che hanno tutti a che fare con il non isolare i salmi dal contesto inteso dai loro autori.

 

Tanto per essere chiari: penso che i singoli salmisti intendessero le frasi e le righe lette nel contesto dell’intero salmo, e penso che la persona o le persone che hanno messo insieme l’intero Salterio lo abbiano fatto in modo mirato e abbiano voluto che i lettori interpretassero i salmi in un determinato ordine. Questo ordine del Salterio riprende gli schemi e le promesse che si trovano nel resto dell’Antico Testamento, e coloro che hanno ordinato il Salterio intendevano evocare le stesse speranze e aspettative che il Nuovo Testamento rivendicava di realizzare.

 

Non predicare un salmo isolandolo dal suo contesto letterario

I salmisti erano poeti, e le parole pronunciate in modo appropriato sono frutti d’oro in vasi d’argento cesellato (Proverbi 25:11). Se volete vedere i frutti d’oro nella loro bellezza secondo l’intenzione dell’autore, dovete considerarli nelle loro montature d’argento. In altre parole, se si vuole capire un particolare verso di un salmo, bisogna capire la struttura letteraria del testo che si sta leggendo.

 

Prendiamo il Salmo 12:6, per esempio, che esalta la purezza della Parola di Dio. Come si inquadra questa affermazione nel contesto del Salmo 12? Spesso il materiale biblico è strutturato in modo chiastico, in modo che la prima e l’ultima affermazione corrispondano e si spieghino a vicenda, così come la seconda e la penultima, la terza e la terzultima (e così via). In questa struttura, le affermazioni chiave si trovano al centro. Spesso queste affermazioni centrali rimandano all’inizio del salmo e anticipano la sua fine. Considerate come avviene nel Salmo 12. La struttura chiastica del Salmo si presenta in questo modo:

 

  • 12:1, Il pericolo dei fedeli
  • 12:2-4, Le parole bugiarde dei malvagi
  • 12:5, Yahweh promette di vendicare i poveri e i bisognosi
  • 12:6-7, Le parole veritiere del Signore
  • 12:8, Pavoneggiamento dei malvagi

 

Il primo verso parla di come i devoti e i fedeli sono in pericolo, e l’ultimo verso parla di come i malvagi si pavoneggiano. Nei versetti 2-4 troviamo affermazioni sui bugiardi con le loro lusinghe e il loro vanto in contrasto con la celebrazione delle vere parole di Dio in 12,6-7. Al centro del Salmo 12 (v. 5), Yahweh dichiara che si ergerà per liberare i fedeli in pericolo del versetto 1 e affronterà i malvagi che si pavoneggiano del versetto 8. I versetti 6-7, quindi, non solo celebrano le vere parole di Dio in contrasto con le menzogne e il vanto dei malvagi nei versetti 2-4, ma dichiarano che Dio manterrà la promessa che ha fatto nel versetto 5.

 

Nella vostra predicazione, non perdetevi le strutture letterarie, strutture piene di bellezza che i salmisti hanno voluto costruire per comunicare il loro messaggio.

 

Non predicate i Salmi isolandoli dall’intero libro dei Salmi

Il mio consiglio qui non riguarda solo il movimento del pensiero da un salmo all’altro (a questo proposito, riferitevi al mio sermone sui Salmi 42-48). Oltre a questo tipo di connessioni tra i salmi che sono vicini, ci sono connessioni ad ampio raggio tra salmi lontani. Prendere nota di queste connessioni può aiutarci a dare un senso ad alcune delle affermazioni più difficili del Salterio.

 

Per esempio, il Salmo 137:9 è piuttosto sconvolgente: “Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!” C’è un’importante connessione tra la parola “sbatterà” in questo punto e lo stesso verbo ebraico nel Salmo 2:9: “Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d’argilla”. Questo punto di contatto linguistico ci mostra che il Salmo 137 benedice il futuro re della stirpe di Davide al quale il Signore parla nel Salmo 2.

 

Inoltre, nel Salmo 2:10 Dio ha dato un giusto avvertimento ai re ribelli, esortandoli ad essere saggi e a sottomettersi al re unto del Signore per non “perire nella via” (2:10-12). Il Salmo 137:9 graficamente—oserei dire—avverte misericordiosamente i malvagi che rifiutano di pentirsi con ciò che accadrà a loro e ai loro figli se si rifiutano di ascoltare l’ammonizione del Salmo 2 di “rendere omaggio al figlio” e di “confidare in lui” (2:12).

 

In un modo molto concreto, il contesto di ogni riga del Salmo non è solo l’intero salmo, ma l’intero Salterio.

 

Non predicate i Salmi isolandoli dal resto dell’Antico Testamento

Ecco la frase più importante di questo articolo: lo sfondo più importante per la comprensione dei salmi sono le Scritture precedenti. Considerate il Salmo 29. Davide inizia chiamando i “figli di Dio” (vedi nota della ESV) affinché rendano onore a Yahweh (29:1-2). Poi celebra la potenza della voce di Yahweh (29:3-9), prima di parlare di Yahweh seduto sul trono durante diluvio (29:10-11).

 

In quale altro posto vediamo queste stesse illustrazioni? Ricordate Genesi 6-9. Il Signore che siede sul trono durante il diluvio nel Salmo 29:10 è lo stesso Signore che siede sul trono nei cieli, ridendo di coloro che complottano per rovesciare lui e il suo Messia nel Salmo 2:1-4.

 

I Salmi puntano non solo a ritroso nelle Scritture precedenti, come quando Davide prega che la benedizione di Abraamo (Genesi 12:1-3) si compia sul re che Dio ha promesso di suscitare dalla sua stirpe (2 Samuele 7:14) nel Salmo 72:17 (cfr. in particolare Genesi 12:3; 2 Samuele 7:9), ma anche in avanti verso le Scritture posteriori.

 

Ad esempio, Davide, che visse intorno al 1000 a.C., pregò nel Salmo 72:8 che il futuro re della sua stirpe “domin[asse] [cfr. Genesi 1:28] da mare all’altro e dal fiume fino all’estremità della terra”. Dopo il ritorno dall’esilio, intorno al 520 a.C. Zaccaria profetizzò che quando il Signore avrebbe fatto arrivare il re, “umile, in groppa a un asino” (Zaccaria 9:9), quel re avrebbe governato “da un mare all’altro,e dal fiume sino alle estremità della terra” (Zaccaria 9:10). Zaccaria cita il Salmo 72 mentre profetizza il futuro re della stirpe di Davide.

 

Non leggete i Salmi isolandoli dal Nuovo Testamento

Gli autori del Nuovo Testamento leggono i Salmi attraverso la tipologia. Riconoscono dei modelli nella storia della redenzione che alla fine si realizzano in Gesù. Per esempio, Davide è stato davvero tradito da un amico intimo di cui si fidava, qualcuno che ha mangiato il suo pane e poi si è schierato contro di lui (Salmo 41:9). Davide può riferirsi a qualcuno come Aitofel, che era il suo stesso consigliere, ma che si unì alla rivolta di Absalom nel tentativo di spodestare Davide (si veda 2 Samuele 15-17).

 

Così nel Salmo 41 Davide descrive la propria esperienza. Ma egli vede anche una corrispondenza tra la sua esperienza e quella di figure precedenti come Giuseppe e Mosè, anch’esse rifiutate e osteggiate dai loro stessi parenti, anche quelli più vicini a loro (i fratelli di Giuseppe in Genesi 37; Miriam e Aaronne in Numeri 12). È eccessivo pensare che Davide si aspettasse che il modello visto in Giuseppe, ripetuto in Mosè e poi in se stesso, si realizzasse nell’esperienza del re che Dio aveva promesso di suscitare dalla sua stirpe?

 

Sulla base di aver esaminato l’intero Salterio per verificare questa ipotesi, propongo che questo è esattamente ciò che Davide sta facendo nei suoi salmi: sta descrivendo la propria esperienza, ma capisce che la sua esperienza è la rappresentazione di uno schema di eventi visti in precedenza nelle Scritture, e si aspetta che quello schema trovi compimento nel discendente che Dio gli ha promesso (si veda per es. il Salmo 18:50).

 

Così, in Giovanni 13, Gesù comincia ad avvertire i suoi discepoli che uno di loro lo tradirà con le parole: “sia adempiuta la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane, ha levato contro di me il suo calcagno””. (Giovanni 13:18, citando il Salmo 41:9). Davide non stava prevedendo il futuro nel Salmo 41:9; stava descrivendo la propria esperienza. E Gesù non rivendica il compimento di una predizione del futuro in Giovanni 13:18, ma piuttosto il compimento di un modello tipologico. Come Davide, Gesù comprendeva la corrispondenza tipologica tra Giuseppe, Mosè e Davide, e Gesù sapeva che ciò che essi prefiguravano e prefiguravano si sarebbe realizzato in lui. Questo, io sostengo, è pienamente conforme a ciò che Davide intendeva comunicare nel Salmo 41.

 

Non predicate i Salmi isolandoli dal loro contesto immediato o ampio. Che Dio benedica la sua Parola nelle vostre labbra e che i sentimenti dei Salmi siano il battito del cuore del popolo di Dio[1].

 

 

1 Questa sezione è stata adattata nel mio commento ai Salmi, attualmente in corso di pubblicazione. 2 vol. BTCP. Bellingham: Lexham.

 

 

 

Traduzione di Andrea Lavagna.

Tematiche: Predicazione

Jim Hamilton

Jim Hamilton serve come professore di teologia biblica presso The Southern Baptist Theological Seminary ed è autore del nuovo libro Work and Our Labor in the Lord.

 

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