Come (non) predicare le narrative storiche

 

 

 

Per molti evangelici e per molti predicatori, le narrative storiche spesso sono relegati in un cassetto chiuso a chiave sebbene costituiscano circa il 40% di tutto l’Antico Testamento.

Quando predichiamo questi testi dobbiamo rispondere alla domanda più importante: “qual è il significato di questi eventi?”. E dobbiamo chiederci: “come si determina il significato dell’evento?” dato che spesso in queste narrazioni non c’è un commento teologico esplicativo.

Di seguito parlerò di come non si deve predicare le narrative storiche, illustrando ciascun punto ed esaminando principalmente il testo di 1 Sam. 4-7: la battaglia di Afec, il contrasto tra Dagon e Yahweh e la battaglia di Ebenezer. Se non leggete questi capitoli da un po’ di tempo, vi incoraggio a farlo.

 

1. Non create la vostra versione della storia

Predicate il testo, non il contesto storico. A volte i predicatori sono più attratti dalla ricostruzione storica degli eventi descritti nelle Scritture che dalle parole della Scrittura. Descrivere il paesaggio di Afec o supporre perché i Filistei abbiano scelto di attaccare lungo un percorso specifico può aiutare la nostra comprensione del testo, ma evidenziate invece il testo. Non lasciate mai che la vostra ricostruzione storica stravolga la storia come Dio l’ha raccontata nella Scrittura.

 

2. Non isolate il testo dalle storie precedenti

La regola base per l’interpretazione del testo è il contesto, il contesto e ancora il contesto. Prima di passare immediatamente a Gesù, considerate come la vostra storia sviluppa i temi precedentemente trattati nella Scrittura, come riflette gli eventi precedenti, come dà una comprensione già consolidata dei personaggi e delle loro motivazioni.

 

Per esempio, alcuni studiosi hanno messo in ridicolo l’idea che la cordicella di filo rosso di Raab prefiguri il sangue di Cristo. Sì, alcuni predicatori si sono approcciati al legame tra i due eventi in modo fantasioso, ma il rapporto tra la cordicella di Raab e la croce non è così improbabile quando si legge Giosuè alla luce delle storie precedenti. Giosuè 2 ha diverse analogie linguistiche e tematiche con Esodo 12, tra cui il fatto che sia la cordicella di filo rosso alla finestra di Raab sia il sangue della Pasqua sugli stipiti delle porte degli Ebrei sono chiamati “segni” della liberazione di Dio (Es. 12:13; Gs. 2:12).

 

Queste allusioni e altre caratteristiche dei primi capitoli del libro di Giosuè stimolano i lettori a vedere la salvezza di Raab come una nuova Pasqua ebraica. Eppure, sorprendentemente, in questa Pasqua ebraica Dio non sta salvando il suo popolo dall’Egitto, ma sta introducendo una prostituta gentile nel popolo di Dio.1

 

Naturalmente, non tutti i dettagli del testo hanno connessioni teologiche così ricche, ma la lettura alla luce dei racconti precedenti aiuta la vostra congregazione a comprendere la logica e la complessità della storia. Considerate i primi versetti di 1 Samuele 4. Dopo il massacro di 4.000 israeliti sul campo di battaglia da parte dei Filistei, gli Israeliti chiedono che l’Arca del patto sia portata nell’accampamento (1 Sam. 4:3). All’arrivo dell’Arca è narrato un dettaglio importante: “I due figli di Eli, Ofni e Fineas, erano là, con l’Arca del patto di Dio” (1 Sam. 4:4).

 

Questo dettaglio è un indizio interessante. Se prestiamo attenzione alle storie precedenti comprendiamo che la presenza di Ofni e Fineas è una presenza poco promettente. I figli di Eli sono simboli dell’infedeltà di Israele verso il patto con Dio (1 Sam. 2:12-17), della corruzione del sacerdozio (1 Sam. 2:27-36) e del giudizio imminente del Signore (1 Sam. 2:34). Essi rappresentano la morte, quando ciò di cui Israele ha veramente bisogno è la risurrezione.

 

3. Non dimenticate i patti

Gli studiosi notano che a volte i racconti dell’Antico Testamento sono caratterizzati da un certo grado di reticenza. In altre parole, il modo in cui raccontano le storie è suggestivo e coinvolgente; spesso evitano di rivolgersi in modo diretto ai lettori per raccontare “il punto”. Occasionalmente, il narratore esprime un commento esplicativo, come ad esempio, la perentoria conclusione della storia del peccato di Davide con Bat-Sceba: “ma quello che Davide aveva fatto dispiacque al Signore” (2 Sam. 11:27). Questi casi sono significativi proprio perché sono l’eccezione e non la regola.

 

Come possiamo, quindi, conoscere “la prospettiva di Dio” sul significato degli eventi se gli autori non sempre ce lo dicono? Semplice, dobbiamo leggere ogni storia alla luce di tutte le Scritture, in particolare alla luce dei patti. Nei patti, Dio definisce il rapporto con il suo popolo attraverso promesse, leggi, benedizioni e ammonimenti. I patti ci offrono diverse prospettive. Ci danno una lente interpretativa per valutare ciò che accade. In altre parole, ci danno la prospettiva divina sulla storia di Israele. Non c’è bisogno che ci dicano che le azioni di Davide con Bat-Sceba sono malvagie; i patti già ce lo insegnano (Es. 20:14, 17; Dt. 17:17). Il fatto che l’autore sottolinei la risposta di Dio indica che Dio è molto dispiaciuto con Davide.

 

I patti rivelano il significato dell’evento. Quando Dio benedice Potifar a causa di Giuseppe, sta adempiendo la promessa fatta ad Abraamo di benedire le nazioni (Gen. 12:3). Quando Mosè dice che gli Israeliti “furono fecondi e si moltiplicarono oltremodo” nella terra di Goscen (Gen. 47:27), non sta registrando a caso la fertilità degli Ebrei, ma sta ricordando il mandato di Adamo nel patto creazionale (Gen. 1:28) e la promessa della discendenza nel patto con Abramo (Gen. 12:2; 17:2). Dio sta adempiendo attraverso Israele i suoi propositi per la creazione che ha iniziato con Adamo. Quando leggiamo dei molti cavalli di Salomone in 1 Re 4:26, attraverso le istruzioni del patto Mosaico comprendiamo che Dio è scontento delle azioni di Salomone (Dt. 17:14-17), anche se il disappunto di Dio non è menzionato nel contesto immediato.

 

Consideriamo ora, come i patti determinano la nostra comprensione di 1 Samuele 4. Israele vive nella disobbedienza. La parola del Signore è rara (1 Sam. 3:1). I sacerdoti sono corrotti (1 Sam. 2:12-36). In mezzo a tutto questo, i patti determinano esattamente ciò che dovremmo aspettarci. Quando Israele disobbedisce, Dio invia il giudizio attraverso eserciti stranieri (Dt. 28:25-26). La sconfitta di Israele con i Filistei non è una semplice casualità, è il giudizio di Dio contro la loro corruzione. Il Signore sta mettendo in atto le maledizioni previste dal patto contro la nazione. Ovviamente, 1 Samuele 4 non afferma mai esplicitamente che i Filistei sono lo strumento del giudizio di Dio. Ma, alla luce dei patti, possiamo vedere sia il significato di questo evento sia aspettarci il seguito. Se Israele continuerà nella sua malvagità saranno esiliati dalla terra (Dt. 28:36).

 

4. Non dimenticate ciò che Dio sta realizzando

In stretta relazione con il punto precedente, non dimenticate di chiedervi: cosa fa Dio nella storia? È così facile essere coinvolti nel dramma umano che possiamo trascurare di vedere cosa mostrano queste storie sul carattere di Dio e i sui suoi scopi nel mondo.

 

Ancora una volta, i patti offrono la cornice per capire cosa Dio sta facendo nella storia della redenzione, anche quando gli autori biblici non lo dicono esplicitamente.

 

Torniamo a 1 Samuele e alla battaglia di Afec. Cosa succede ai protagonisti del libro­ -Anna, Samuele ed Eli- dopo la sconfitta di Israele? Essi scompaiono completamente dalla storia. L’autore si concentra invece sull’Arca del patto, figura simbolica dello stesso Yahweh (Es. 25:22). A questo punto, il narratore sconvolge le nostre aspettative poiché ci aspettiamo che i Filistei portino Israele in esilio, eppure Israele rimane nella terra. Invece, i Filistei portano l’Arca del patto in esilio, collocandola nel tempio di Dagon come se fosse una divinità sconfitta e umiliata (1 Sam. 5:1-2).

 

Per esempio, la vittoria di Giosuè nella battaglia di Gerico ci mostra qualcosa della fede incrollabile di Giosuè. Ma ancora di più, la battaglia ci mostra che Dio combatte a favore del suo popolo e mantiene le promesse del patto. La vittoria di Davide su Goliat è veramente una storia di fede e di coraggio, ma ancora di più, è la storia di come Dio usa le cose deboli del mondo per svergognare le forti e di come riesce a condurre alla vittoria il suo popolo attraverso un re messianico.2

 

Ma in questo esilio e in questa apparente sconfitta, Yahweh mostra la sua forza. Egli abbatte Dagon e gli taglia le mani. Dopo aver sconfitto Dagon, insegue il popolo di Dagon, spostandosi di città in città, distruggendo completamente i Filistei e compiendo ciò che Israele non ha mai potuto fare.

 

La storia è una storia di sostituzione. Yahweh stesso subisce le maledizioni del patto di Israele al loro posto, un’idea a cui si alludeva già in Genesi 15:17. Yahweh è esiliato al posto di Israele e poi in un momento di apparente debolezza sconfigge i nemici di Israele.

 

Quindi, predica ciò che Dio sta facendo in ogni storia dell’Antico Testamento. Ciò che Dio fa in Cristo nel Nuovo Testamento è prefigurato nell’Antico (1 Cor. 15:3-4).

 

5. Non ignorate le figure retoriche

Gli autori biblici utilizzano diverse figure retoriche nei racconti storici. Ecco alcuni esempi:

 

  • Il parallelismo (gli incontri di Abraamo e Isacco con Abimelec [Gen. 20; 26]).
  • L’inclusione letteraria (i fratelli di Giuseppe che si inchinano a lui all’inizio e alla fine della storia di Giuseppe [Gen. 37:6-8; 50:18]).
  • L’uso creativo dei numeri (la parola “maledizione” è ripetuta 5 volte in Genesi 1-11 contrasta con la “benedizione” che è ripetuta 5 volte in Genesi 12:1-3).
  • Storie “tramezzino” (la storia di Giuda in Genesi 38 si trova nel mezzo della storia di Giuseppe [Gen. 37; 39-41]).
  • Schemi narrativi (la ciclicità nel libro dei Giudici).

 

Una figura retorica nei racconti biblici è la ripetizione verbale. In 1 Sam. 5 considera le ripetute citazioni delle mani da parte dell’autore. Yahweh taglia le “mani” di Dagon, simboli di forza e autorità (1 Sam. 5:4; cfr. Is. 14:27; 41:20; At. 4:28). L’autore ripete il termine “mani” quattro volte nei sette versetti successivi, concentrandosi sulle mani potenti di Yahweh: “La mano del Signore si aggravò sugli abitanti di Asdod”(1 Sam. 5:6, 7, 9, 11).3 La ripetizione verbale sottolinea il significato dell’evento. I Filistei pensano che Dagon abbia il potere su Yahweh, ma Yahweh dimostra che Dagon non ha alcuna forza. Le mani di Dagon sono deboli, impotenti, inefficaci. La mano del Signore è forte, potente ed efficace.

 

6. Non dimenticate mai la struttura

Non c’è bisogno di proiettare la struttura di un testo su uno schermo per la vostra congregazione e non vi suggerisco di aggiungere ai vostri sermoni parole come “questa storia è un chiasmo”. La maggior parte delle volte, spiegare una complessa struttura letteraria poco prima del pranzo domenicale non è la più saggia decisione dal punto di vista omiletico, ma comprendere la struttura può aiutare a svelare il significato dell’evento e aiutarvi a spiegarne il significato alla vostra comunità.

 

Per esempio, le storie in 1 Samuele 4-7 formano un chiasmo:

 

A – Battaglia di Afec (vittoria filistea) 4:1b-11

B – Arca catturata ed esiliata 4:12-22

C – Arca in Filistia (piaghe) 5:1-12

D – Ritorno dell’Arca 6:1-18

C’ – Arca a Bet-Semes (piaghe) 6:19-21

B’ – Arca a Chiriat-Iearim 7:1-2

A’ – Battaglia di Ebenezer (Vittoria israelita) 7:3-174

 

La corrispondenza tra le sezioni migliora la nostra comprensione di ogni racconto. Consideriamo le sezioni C e C’. Quando i sacerdoti israeliti ricevono l’Arca a Bet-Semes in 6:19-21, la trattano con poca riverenza come i Filistei in 5:1-12. Il risultato è lo stesso: Dio giudica gli Israeliti come ha fatto con i Filistei (1 Sam. 6:19). Proprio come i filistei hanno cercato di liberarsi dell’Arca, gli israeliti fanno lo stesso (1 Sam. 6:21). Anche i sacerdoti di Israele non sono migliori dei Filistei. Essi rispecchiano le nazioni pagane circostanti. Non c’è da meravigliarsi, Israele alla fine vorrà un “re come le nazioni”, un uomo che si scopre essere un’imitazione a buon mercato di un gigante Filisteo.5

 

Considerate le sezioni A e A’. Avete notato come l’ultima riga ribalta gli eventi della prima? Ancora una volta, i filistei e Israele si sono riuniti ad Afec per la guerra. Ma questa volta i figli di Israele si pentirono veramente del peccato: tolsero via gli idoli e “servirono il Signore soltanto” (1 Sam. 7:4). Il resto del capitolo descrive la vittoria di Israele sui Filistei in modo da ricordare e ribaltare la vittoria Filistea su Israele.

 

Non mi credete? Considerate i seguenti dettagli.

In 1 Samuele 4, gli Israeliti alzano grida di gioia da far rimbombare la terra (1 Sam. 4:5), ma in questa battaglia finale, gli israeliti tacciono mentre Yahweh stesso “fece rimbombare dei tuoni con gran fragore” (1 Sam. 7:10). Nella prima battaglia, i Filistei temevano le grida di Israele, ma alla fine hanno vinto (1 Sam. 4:7). In 1 Samuele 7, Israele teme i filistei, ma il Signore dà loro la vittoria (1 Sam. 7:7). In 1 Samuele 4 un figlio di Israele si chiama “Icabod”, che significa “la gloria del Signore è sparita”, ma in 1 Samuele 7, hanno allestito un altare e lo chiamano “Ebenezer”, che significa “fin qui il Signore ci ha soccorsi”.

 

Il confronto di queste storie parallele rivela qualcosa di importante: la vittoria di Israele non si basa sulla forza militare, ma sull’adorazione di Yahweh. Israele non è vittorioso perché ha l’esercito migliore, ma perché si pente del suo peccato. Il braccio della carne porta alla rovina; il pentimento porta alla gloria.

 

7. Non esitate a indicare i personaggi biblici come esempi positivi o negativi

Come dimostra Jason Hood nel suo articolo (Should You Preach Moral Lessons from Biblical Stories), la Scrittura stessa insegna che dovremmo predicare i personaggi biblici come esempi positivi e negativi. Paolo ha detto che gli israeliti morti nel deserto servono “da esempio a noi, affinché non siamo bramosi di cose cattive, come lo furono costoro” (1 Cor. 10:6).

 

Le battaglie di Afec e di Ebenezer sono piene di esempi negativi: peccatori con i quali ci possiamo identificare facilmente. I soldati israeliti del capitolo 4 sono superstiziosi, trattano l’Arca del patto come un portafortuna. I membri della vostra chiesa possono non strofinare le zampe del coniglio portafortuna per sentirsi al sicuro, ma possono guardare i loro conti in banca o ad altre cose che possiedono e considerarli come la loro fortuna. I sacerdoti di Bet-Semes sono ostinati, indifferenti alla legge di Dio e quindi consumati dalla sua santità. Chi ascolta il vostro sermone dovrebbe sapere la stessa cosa: non dobbiamo trattare con leggerezza la legge di Dio o la sua santità.

 

Le storie sono anche piene di esempi positivi: santi che dovremmo imitare. Samuele si distingue. È un modello di pazienza e di fedeltà nel ministero della proclamazione della parola di Dio (1 Sam. 4:1) e della preghiera (1 Sam. 7:5). Inizia il suo ministero di predicazione in 1 Samuele 4:1, ma solo dopo vent’anni comincia a vedere i frutti delle sue fatiche (1 Sam. 7:2). I cristiani scoraggiati dall’apparente mancanza di frutti dovrebbero ricordare che Samuele ha lavorato per oltre 20 anni perché Israele obbedisse solo al primo comandamento (1 Sam. 7:4)!

 

8. Non date per scontato che ci sia un solo percorso per trovare Gesù

I predicatori impegnati nell’esposizione Cristocentrica, spesso ricercano solo la tipologia quando predicano la narrativa storica dell’Antico Testamento, ma ci sono diversi percorsi legittimi dell’ermeneutica per arrivare a Gesù. I sette suggerimenti di Sidney Griedanus sono un catalogo particolarmente utile:6

  • Progressione storico-redentiva. In che modo questa storia sviluppa la storia della redenzione in modo che alla fine culmini in Gesù Cristo?
  • Promessa-Realizzazione. C’è una promessa nel testo realizzata da Cristo?
  • Tipologia. C’è uno schema di eventi divinamente orchestrato o un’istituzione che prefigura profeticamente la persona e l’opera di Cristo?
  • Analogia. Esistono paralleli tra le leggi, le promesse o le situazioni che si trovano nella storia con le leggi, le promesse o le situazioni in cui ci troviamo come popolo del Nuovo Patto?
  • Temi trasversali. Questo testo sviluppa temi biblici e teologici significativi (il tempio, il regno, il sacerdozio, ecc.) che alla fine si realizzano in Cristo?
  • Riferimenti al Nuovo Testamento. Questo passo è citato nel Nuovo Testamento?
  • Contrasto. Quali aspetti di questo testo contrastano con la persona e l’opera di Cristo o con le glorie del Nuovo Patto?

 

Usando queste sette categorie, possiamo vedere diversi modi in cui 1 Samuele 4-7 trova il suo compimento in Cristo. Abbiamo già notato come l’Arca del patto va in esilio per sconfiggere i nemici di Israele, un tipo o un modello che si realizza in Cristo, tuttavia i predicatori possono indicare il Vangelo in altri modi.

 

  • Progressione storico-redentiva. 1 Samuele 4-7 ha luogo alla fine del periodo dei giudici, quando “In quel tempo, non c’era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio” (Gdc. 21:25). Israele ha bisogno di Davide. Hanno bisogno di un re che li guidi nell’obbedienza alla legge di Dio, un re che ora abbiamo in Cristo.
  • Analogia. Israele ha risposto alla predicazione di Samuele con il pentimento e l’adorazione. Dio ci chiede di rispondere alla sua Parola allo stesso modo.
  • Temi trasversali. In tutto l’Antico Testamento, Dio si presenta come un re guerriero che salva il suo popolo giudicando i suoi nemici: qualcosa a cui si alludeva già in Genesi 3:15. L’esodo dall’Egitto è forse l’evento più importante da questo punto di vista, di cui i Filistei stessi sono consapevoli (1 Sam. 4:8). In 1 Samuele 4-7, Dio libera Israele dai Filistei combattendo per loro. Questo tema trasversale—”Dio il Re Guerriero”—culmina con Cristo quando “[Dio] ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Col. 2:15).
  • Contrasto. Eli, Ofni e Fineas sono sacerdoti malvagi che non si sono presi cura spiritualmente della nazione. Israele è corrotto dalla testa ai piedi. La Chiesa, tuttavia, ha un sommo sacerdote fedele che non ci conduce mai al peccato e si prende sempre cura del suo popolo.

 

“PRATICITÀ CON I LIBRI”

In verità, la chiave per predicare qualsiasi testo delle Scritture è immergersi in tutte le Scritture. Come predicatori, il nostro scopo dovrebbe essere quello di imitare Esdra: “Era uno scriba esperto nella legge di Mosè” (Esd. 7:6). La frase “scriba esperto” implica che Esdra dimostrava “praticità con i libri”. In altre parole, Esdra conosceva accuratamente la Bibbia.

 

Le narrative storiche sono una ricca sezione della Bibbia, alimentano la fede e indicano autenticamente la persona e l’opera di Cristo. Predicare i racconti dell’Antico Testamento è un compito arduo, tuttavia queste storie ci ricordano che Dio mantiene le sue promesse, anche quando a volte sembra che la sua Parola abbia fallito.

 

 

NOTE:

1 Per ulteriori informazioni sul rapporto tra Giosuè 2 ed Esodo 12 si veda David Schrock, “What Designates a Valid Type? A Christotelic, Covenantal Proposal”, Southeastern Theological, Review 5, no. 1 (2014): 3–26; Peter Leithart, “Passover and the Structure of Joshua 2.” Biblical Horizons 99 (November 1997).

2 Il conflitto tra Davide e Golia è una riproduzione in scala ridotta della battaglia di Yahweh con Dagon in 1 Samuele 5. Sia la testa di Dagon sia quella di Golia rotolano. Il filisteo incontra lo stesso destino del suo dio.

3 Inoltre, il paragrafo che segue la distruzione di Dagon (1 Sam. 5:6-12) inizia e finisce con “la mano del Signore era pesante” (vv. 6, 12) formando un’inclusione intorno al passaggio.

4 Peter Leithart, A Son to Me: An Exposition of 1 &2 Samuel. Moscow, ID: Canon Press, 2003.

5 Saul è proprio quello che Israele ha chiesto, un re “come lo hanno tutte le nazioni” (1 Sam. 8:5). Egli è rinomato non per la sua pietà e il suo carattere, ma, come Goliat, per la sua altezza (1 Sam. 9:2). Come Golia e i Filistei, Saul usa una lancia (1 Sam. 18:10) una lancia che egli rivolge contro il suo stesso popolo (1 Sam. 22:17-19).

6 Per saperne di più si veda Sidney Greidanus, Preaching Christ from the Old Testament: A Contemporary Hermeneutical Method (Grand Rapids: Eerdmans, 1999).

 

 

 

Traduzione a cura di Andrea Lavagna

 

 

 

 

 

 

 

Tematiche: Predicazione

Sam Emadi 

Sam Emadi 

 

E’ membro della Third Avenue Baptist Church in Louisville, KY e serve come Senior Editor in 9Marks.

© 9Marks.org, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.