Come (non) predicare sui Vangeli

 

Sono cresciuto in una città che ha la seconda spiaggia più lunga del mondo—Marina Beach di Chennai. Marina Beach, una delle più trafficate nel mondo, è anche una delle più mortali. Anche se le acque sembrano amichevoli e attraenti, persino i nuotatori esperti possono trovarsi facilmente intrappolati in una pericolosa risacca, tirati fuori dalle maree e sepolti in una fossa d’acqua.

 

Suona minaccioso, ma è un’immagine a cui penso spesso quando cerco di predicare i Vangeli. Predicatori di larghe vedute si avvicinano a questi libri con un senso di familiarità e di entusiasmo, pronti a presentare questi profili del Signore alle loro congregazioni, e poi si ritrovano inaspettatamente confusi e in difficoltà, a gridare “Qualcuno mi aiuti!

 

 

I Vangeli ci danno dei bei ritratti di Gesù; ci offrono una teologia ricca. Ma contengono anche una serie di sfide ermeneutiche e omiletiche—sfide che dobbiamo conoscere e sapere come affrontare per annunciare fedelmente Cristo. Ecco cinque “zone non balneari” da evitare, cinque modi da evitare nella predicazione dei Vangeli:

  1. Non predicate i Vangeli come un insieme di “pericopi” isolate senza fare riferimento alla loro più ampia vicenda.

 

I Vangeli includono una serie di eventi e discorsi della vita di Gesù, intrecciati in un unico insieme letterario con un obiettivo teologico. La maggior parte degli evangelici evita giustamente un approccio storico-critico che vede i Vangeli come un mosaico di storie non strettamente correlate e di dubbia storicità. Ma gli spettri di questi approcci storico-critici perseguitano ancora i predicatori evangelici quando predicano singole unità di testo—pericopi, per usare una parola comunemente conosciuta nell’ambito degli studi teologici—senza alcun riferimento al contesto letterario e alla loro più ampia storia teologica in ogni Vangelo.

 

I Vangeli non sono una raccolta di racconti brevi, ognuno con la propria morale. Sono piuttosto racconti teologici. Dobbiamo quindi aiutare i nostri ascoltatori a prestare attenzione al messaggio teologico di ogni scrittore e alle particolari sottolineature di ogni Vangelo. Nel predicarli, dobbiamo mostrare ai nostri ascoltatori sia come le unità letterarie più piccole contribuiscono al tutto, sia come il tutto influisce sul significato di ogni singolo racconto.

 

Per esempio, nel Vangelo di Matteo, il predicatore deve fare attenzione alla tentazione di predicare la parabola del seminatore (Matt. 13:1-23) solo come invito agli uditori ad essere un “buon terreno” che riceve giustamente la Parola. Piuttosto, questa parabola deve essere intesa nel suo significato al suo posto nella trama del Vangelo di Matteo. Queste parabole spiegano perché il regno dei cieli che è arrivato nella persona e nel messaggio di Gesù è tutto fuorché invisibile e viene rifiutato da molti. La parabola del seminatore ci ricorda la sovranità del seminatore nella dinamica del già-e-non ancora, presente del regno. Anche se il seme della Parola dovrà affrontare circostanze che cercano di distruggere, soffocare, o indebolire la sua avanzata, il seminatore sarà finalmente ricompensato, perché questo seme alla fine darà frutti ben oltre le aspettative.

  1. Non predicate i Vangeli senza mostrare la loro importanza nella storia più ampia della Bibbia.

 

I Vangeli sono allo stesso tempo racconti letterari lineari, il culmine della grande storia di Dio, iniziata nella Genesi, che si sviluppa attraverso l’Antico Testamento e culmina in Cristo. Ogni Vangelo presenta Gesù il Messia come il compimento della trama dell’Antico Testamento in modi diversi:

 

  • Matteo presenta Gesù come il Figlio di Davide, il Figlio di Abraamo, la persona nella quale è giunto il regno dei cieli in adempimento delle Scritture.
  • Marco ci mostra che Yahweh ha realizzato la sua promessa di compiere la salvezza per il suo popolo nell’enigmatica persona del Figlio dell’uomo (Daniele 7:13-14; Marco 14:61-62), che in un drammatico intreccio di trame è anche il Servo sofferente (Isaia 53:11-12; Marco 10:45).
  • Luca ritrae Gesù come il Redentore promesso di Israele e delle nazioni, Colui la cui sofferenza e gloria è stata anticipata dalla Legge, dai Profeti e dalle Scritture.
  • Giovanni presenta con coraggio eppure in maniera allusiva Gesù come il vero Tempio, la vera manna dal cielo, la vera luce della presenza di Dio con il suo popolo, il vero Pastore del popolo di Dio, la vera persona nella quale si è realizzata la speranza dell’Antico Testamento della risurrezione, la vera vite che da frutto che Israele non è riuscito ad essere, e soprattutto il Grande io sono venuto ad abitare con il suo popolo.

 

I predicatori devono aiutare la gente a vedere, come diceva Lutero, come l’Antico Testamento sia “il fasciatoio e la mangiatoia in cui giace Cristo”, e allo stesso tempo aiutare la gente a vedere come Cristo porta la storia della Scrittura a un punto culminante e getta nuova luce su tutto ciò che è accaduto prima.

 

  1. Non predicate i Vangeli sostituendo la storia “dietro-il-testo” con il testo stesso.

 

I predicatori impegnati nella Scrittura dovrebbero evitare un altro errore di metodologia critica: l’impulso di creare una storia “dietro-il-testo” e predicare quella storia invece di predicare il testo stesso.

 

Cosa intendo dire con questo? Le metodologie storico-critiche hanno a lungo sostenuto la ri-creazione del “Gesù storico”, una sorta di personaggio molto saggio o uno zelota (o qualcosa di simile) che si cela dietro le presentazioni molto arricchite degli autori dei Vangeli. Mentre gli evangelici si oppongono a tali idee, noi ci troviamo colpevoli dello stesso errore, quando, nell’interesse dell’apologetica o dell’armonizzazione, cerchiamo di ricostruire “ciò che è realmente accaduto” e predichiamo quella narrazione invece di predicare ciò che ogni evangelista ci dice con parole ispirate. Questo particolare spettro del passato storico-critico sembra apparire durante il periodo natalizio e la Settimana della Passione, quando i predicatori fanno un miscuglio dei racconti dell’infanzia o della passione per ricreare e predicare la propria versione della nascita o della morte di Cristo.

 

Naturalmente, i buoni predicatori dovrebbero usare un approccio saggio e giudizioso per armonizzare sia a scopo apologetico (per aiutare i nostri ascoltatori a vedere che i Vangeli si completano e non si contraddicono l’un l’altro) sia per ascoltare la voce unica di ogni Vangelo. Dobbiamo, tuttavia, resistere all’impulso di predicare le nostre ricostruzioni speculative con la stessa autorità del testo ispirato.

 

  1. Non predicare i Vangeli come se le parole proferite da Gesù fossero più ispirate o più importanti del resto delle Scritture.

 

Questo punto dovrebbe essere dato per scontato tra gli evangelici, ma la falsa dicotomia tra le parole di Gesù e il resto della Scrittura è come lo spirito immondo che continua a tornare in possesso di chiese che una volta sono state esorcizzate dalla sua influenza. Per esempio, oggi è sempre più comune, anche negli ambienti evangelici, affermare che Gesù “non ha mai condannato l’omosessualità”—o che Gesù sostiene un tipo di “giustizia sociale” diverso da Paolo o da altre parti delle Scritture. Quando predichiamo i Vangeli, dobbiamo stare attenti a non pretendere che i Vangeli in qualche modo ci rivelino Gesù in un modo che il resto della Bibbia non ci rivela, perché tutta la Scrittura rivela Cristo e lui crocifisso.

 

Inoltre, tutta la Scrittura è il prodotto inspirato dallo Spirito dell’opera redentrice del Figlio: tutte le parole delle Scritture sono le parole di Cristo, e non solo le sue parole (Giovanni 14:26; 16:13-15). Tutte leScritture sono ispirate da Dio ed è la Parola di Dio (2 Timoteo 3:16).

 

Nella predicazione, quindi, dovremmo evitare qualsiasi tipo di espressione o enfasi che indichi il contrario. Attenzione alla risacca mortale di mettere le “parole di Cristo” o i Vangeli stessi contro il resto dell’Antico o del Nuovo Testamento!

 

  1. Non predicate i Vangeli senza predicare il Vangelo.

 

I Vangeli sono stati notoriamente descritti come “racconti appassionanti con estese introduzioni”, e giustamente lo sono. L’ombra della croce incombe in tutti e quattro i Vangeli. Come dice Don Carson: “In ogni caso la narrazione si muove verso la croce e la resurrezione; la croce e la resurrezione sono il culmine”. È stimolante, per esempio, predicare il racconto della tentazione di Matteo (Matt. 4:1-11) come rivelazione dell’esempio di Gesù che supera la tentazione attraverso l’applicazione della Parola di Dio, e in un certo senso lo fa. Noi falliamo come predicatori, però, se non predichiamo anche questo racconto come dimostrazione dell’identità di Gesù come il vero e più grande Israele e il vero e più grande Adamo, superando la tentazione dove tutti coloro che lo hanno preceduto hanno fallito.

 

Gesù continua a vivere in perfetta obbedienza finché ancora una volta sente la voce del suo tentatore che dice “se sei il Figlio di Dio”, mettendo in discussione la sua identità divina e la sua figliolanza. Ma questa volta non ha fame nel deserto; ora è appeso nudo sulla croce (Matt. 27:40). Ancora una volta, e ancora una volta, egli vince attraverso l’obbedienza, salvando così il suo popolo dal suo peccato e ricevendo ogni autorità in cielo e sulla terra.

 

I Vangeli sono ritratti di Gesù, ma soprattutto sono ritratti di Cristo crocifisso, il Salvatore del suo popolo. Dalla mangiatoia alla tomba vuota, quindi, le nostre prediche devono sanguinare, indirizzando i nostri ascoltatori verso il Re Messia crocifisso che soffre e muore per redimere il suo popolo e risorge per regnare sul suo regno che è stato inaugurato. Il primo predicatore che annunciava l’arrivo di Gesù lo chiamava “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Giovanni 1:29). Andate e fate altrettanto!

 

 

 

Traduzione a cura di Andrea Lavagna.

Tematiche: Predicazione, Vangelo

Aubrey Sequeira

Aubrey Sequeira

Cresciuto nel sud dell’India. È un dottorando in teologia biblica presso il Seminario teologico Southern Baptist ed è attualmente stagista pastorale presso il Centro NETS per la fondazione e la rivitalizzazione della Chiesa a Williston, VT.

Puoi seguirlo su Twitter su @AubreySequeira.

© 9Marks, © Coram Deo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.