Consiglio per uno studente universitario: Vai in chiesa!

 

 

Era la mattina del 19 maggio 2021, il giorno della cerimonia della consegna dei diplomi di maturità del mio liceo, seduto nel banco della mia chiesa locale con altri 81 compagni di classe, aspettavo con ansia il sermone del nostro oratore. Il pastore, Kevin DeYoung, iniziò con la presentazione di quella che riteneva essere la decisione più significativa che noi maturandi avremmo preso all’università, forse anche per il resto della nostra vita. Il suo invito ai maturandi fu il seguente: andare in chiesa la prima domenica del primo anno di università. Questo consiglio, apparentemente troppo semplice, si sarebbe rivelato il più influente per me durante il mio primo anno di università.

I miei genitori mi hanno pagato 13 anni di istruzione privata cristiana di materie umanistiche, mi hanno mandato a campi estivi cristiani, mi hanno incoraggiato a circondarmi di amici cristiani e a partecipare a viaggi di missione della Chiesa, hanno pregato con me prima di ogni pasto, mi hanno letto libri cristiani e la Bibbia prima di andare a letto, hanno ascoltato sermoni durante i viaggi di famiglia e di questo ne sono profondamente grato. La più grande benedizione che mi hanno dato? Quella di portarmi domenica dopo domenica, mattina e sera, nella stessa chiesa per 18 anni. Anche quando desideravo disperatamente assistere alle partite di calcio del campionato delle 10 del mattino. Per questo saró a loro eternamente grato.

Non solo io e Gesù

In quest’epoca new-age, di ricerca cieca della spiritualità e persino di credenze individualiste, può essere difficile capire perché la chiesa sia essenziale per la vita cristiana. L’abbondanza di risorse bibliche e teologiche a cui possiamo accedere con un semplice click rende molto più facile guardare il culto su YouTube da qualsiasi parte del mondo, per leggere la Bibbia sempre da soli, frequentare uno studio biblico o qualche gruppo cristiano, ascoltando e guardando in streaming solo un paio di sermoni alla settimana.

Eppure Gesù non solo desiderava che i suoi seguaci partecipassero regolarmente alla sua opera attraverso la loro presenza in una chiesa locale, ma sapeva che era drasticamente malsano non farlo. La Chiesa, infatti, è la sposa di Cristo e il suo corpo, di cui egli è lo sposo e il capo (Ef. 5:23-33; Ap. 19:7-9). Partecipereste mai a un matrimonio senza la sposa? Certo che no! Allora perché cerchiamo Gesù senza la Chiesa?

 

Scorci di Dio

Ora sono nella mia chiesa locale nella città in cui frequento l’università, in un’altra regione rispetto a dove sono cresciuto, in sottofondo c’è  il pianto di una neonata accoccolata sotto le delicate cure della madre, un po’ imbarazzata, seduta in fondo alla chiesa, che mi ricorda le promesse dell’alleanza di Dio fatta al suo popolo (1 Cor. 7:14) e il desiderio dei genitori di “allevare (la neonata) nella disciplina e nell’istruzione del Signore” (Ef. 6:4).

Quando il pastore Jon della mia attuale chiesa locale,  invita i bambini per un mini-sermone prima del discorso vero e proprio, la congregazione può vedere l’amore di Gesù per i bambini (Matteo 19:14). E, in effetti, molti adulti nella nostra chiesa condividono l’uso del sermone dei bambini per trarne i punti principali del sermone principale in modo da rendere anche ai piu piccoli una migliore comprensione.

Questo legame intergenerazionale della congregazione, basato sulla nostra unione in Cristo, mi incoraggia a conversare sia con l’uomo d’affari ottantenne in pensione che sta seduto davanti sia con il bambino di sei anni che non riesce a smettere di parlare: due persone con cui normalmente non interagirei nel mio campus universitario, ma ho molto da imparare da entrambi.

Inoltre, il fedele impegno del nostro pastore nel predicare “Cristo crocifisso” (1 Cor. 2:2) ogni domenica, nonostante le sue continue difficoltà di salute date l’età, mi rende sempre grato per l’ uomo che ama il popolo di Dio, mettendo in pratica ogni giorno ciò che predica (Giacomo 1:25) e  per una chiesa desiderosa di sentire la Parola che, come i Bereani, ricerca ogni giorno le Scritture (Atti 17:11).

La famiglia che ogni martedì mi accoglie nella sua casa per lo studio della Bibbia dimostra un’ospitalità biblica (Rm 12,13). e quella stessa famiglia offre a noi studenti universitari un passaggio per evitare di congelarci le dita dei piedi quando fuori c’è la neve. Ancora sono grato per le famiglie che sacrificano le loro tradizioni pasquali per avere 20 studenti universitari che si uniscono a mangiare alla loro tavola, e cosi facendo riflettono il carattere generoso di Dio, la comunione trinitaria (1 Giovanni 1) e l’abbondante gentilezza del reciproco incoraggiamento evangelico (Rm 1,11-12).

Ed il tutto è molto meglio che mangiare il cibo della mensa, ve lo assicuro.

 

Una comunione duratura

La Chiesa è formata da un popolo riunito nel nome di Gesù congiunto nella promessa che “le porte degli inferi non prevarranno contro di loro” (Matteo 16:18). Gesù non ha garantito ai suoi seguaci il regno eterno del gruppo di paracadutisti del liceo, del ministero universitario o del centro di ritiro estivo. La squadra di calcio del mio college cristiano, la lode e le conversazioni teologiche nella sala da pranzo sono state tutte edificanti. Tuttavia, il Signore non ha promesso che queste cose sarebbero durate per sempre.

Ciò che Egli sostiene settimana dopo settimana, anno dopo anno, è la comunione e l’adorazione trascendentale dei santi nel corpo della chiesa. Ogni domenica siamo confortati e nutriti spiritualmente dalla grazia e dal raduno con cristiani “di ogni nazione, di ogni tribù, popolo e lingua, in piedi davanti al trono e all’Agnello” (Ap 7:9).

Se potessi parlare a qualsiasi cerimonia di laurea e rivolgermi alla mia generazione, darei quello che ritengo essere il consiglio più sottovalutato, che trasforma la vita, che fa fiorire l’anima e che ha radici bibliche: presentarsi alla propria chiesa locale ogni domenica, chiedete al vostro pastore dei modi semplici per servire, presentatevi a un membro anziano e raccogliete la sua saggezza, salutate poi con gioia quelle matricole con occhi bisognosi e che desiderano la stessa autentica comunità di cui voi per primi eravate alla ricerca.

Non è un’opera appariscente, ma è fedele. Non è legalismo, ma libertà che si trova nel corpo di Cristo. Nonostante non sia sempre l’attività più entusiasmante della domenica mattina per uno studente universitario esausto dalle varie lezioni della settimana, è però qualcosa di duraturo.

Non trascurate la Sposa di Cristo, ma aggrappatevi a lei, incoraggiatevi a vicenda mentre ci avviciniamo ogni giorno al Dio vivente (Eb 10:22, 25), non ve ne pentirete a lungo termine, ve lo garantisco.

 

 

Traduzione a cura di Lisa Artioli

 

 

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Tematiche: Chiesa, Comunione, culto, Incoraggiamento ed esortazione, Vita Cristiana

Luke Engstrom

Luke Engstrom

È un giovane scrittore che appartiene alla Chiesa presbiteriana di Cristo.

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