Creati per dividere le chiese – come rispondere alla minaccia dei social media?

 

 

I ricercatori stimano che in media le persone trascorrono sui social media circa due ore e mezzo al giorno. Confronta il dato dello studio con la ricerca di Barna che dimostra che in media un cristiano legge la Bibbia meno di 30 minuti al giorno, e ciò che risulta è un problema di discepolato. 

Con le voci dei social che stanno diventando sempre più forti, pastori e chiese stanno perdendo in tutto questo rumore la loro influenza. Come fanno i cristiani, in particolare i pastori, ad esercitare il discepolato in mezzo a tanta proliferazione dei social?

Prima di rispondere a questa domanda, dovremmo capire in che modo la struttura e i contenuti dei social media danneggiano la società. 

 

La struttura dannosa

Le piattaforme dei social non sono neutrali. Sono state progettate per creare dipendenza nei loro users. Il servizio offerto è gratuito, poiché queste piattaforme lavorano attraverso l’estrapolazione di dati dei loro clienti, essendo questi contemporaneamente il loro prodotto. Noi paghiamo il servizio con il nostro tempo, la nostra attenzione e i nostri dati, che vengono poi venduti agli inserzionisti con lo scopo di guadagnarci su. Per generare più guadagno, chi sta dietro le quinte dei social media ha bisogno di vendere più pubblicità e per farlo, deve tenerci su quello schermo il più possibile. 

Il modo più efficace per tenerci davanti allo schermo è l’uso di algoritmi. Questi ultimi sono meccanismi creati per bombardarci di contenuti che vogliamo vedere. Più questi algoritmi sono efficaci e più tempo passiamo sui social media. È un mix mortale: i loro algoritmi e la nostra tendenza a voler vedere dei contenuti avvincenti per la nostra carne. Non ci piace confrontarci con dei punti di vista diversi dai nostri, quindi, non cliccheremo su certi post; passato del tempo, certi post non appariranno più sulle nostre pagine. In più, questi algoritmi ci portano a voler rimanere nel “nostro mondo” e nelle nostre campane di vetro. Incentivano contenuti sensazionali, iperbolici ed estremi promuovendo contenuti sensazionali, iperbolici ed estremi. Come risultato di tutto ciò, avremo un pensiero polarizzato e delle chiese che si spezzano. 

Infine, la struttura generale di queste piattaforme, incoraggia alla proiezione ed espressione del sé al resto del mondo per ricercare approvazione e giudizio. L’invenzione di Facebook del bottone “mi piace” o “like” nel 2009, ha drasticamente aumentato questa tendenza. Mentre queste piattaforme incentivano ed incoraggiano l’ossessione del tuo Io, dobbiamo confrontarci con l´invidia, l´amarezza e il malcontento dei nostri cuori.

 

I contenuti dannosi

Tutte queste caratteristiche che descrivono un concetto dannoso dei social media, portano a contenuti che la Bibbia descrive come “concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita” (1 Giovanni 2:16).

Lascia che io faccia qualche esempio di un contenuto del genere. Il primo è la pornografia online e i contenuti per adulti. La pornografia si trova facilmente nelle piattaforme dei social media, come Facebook e Twitter. Un articolo del Wall Street Journal parla di come TikTok catapulti i suoi users, teenagers inclusi, in un mondo pieno di contenuti a sfondo sessuale e di droga; anche di Instagram si dice che inciti quest´ultimi al consumo della droga. Instagram e TikTok promuovono entrambi contenuti connessi a disordini alimentari e autolesionismo, particolarmente alle ragazze adolescenti. Stranamente, queste ultime stanno sviluppando sempre di più dei tic fisici semplicemente guardando video online di persone che parlano dei loro tic su TikTok. Altri adolescenti si stanno autodiagnosticando rari disordini mentali a causa di video messi online su TikTok. 

Infine, i social media promuovono attivamente messaggi e valori assolutamente contrari a quelli cristiani. La Silicon Valley manipola gli algoritmi per promuovere vari problemi sociali riguardanti il tema gender, la sessualità, l’aborto e altri argomenti. L’incremento del numero di influencers transgender e dei contenuti transgender sui social è inquietante. Nel suo libro “Danno irreversibile”, Abigail Shirer spiega come la mania transgender che colpisce le nostre ragazze adolescenti sia dovuta per la maggior parte dall’incremento di influencers transgender sulle piattaforme social. Tanti adolescenti in transizione non hanno cominciato da un disordine mentale dovuto ad una mancanza nel corpo, bensì, guardando video di influencer transgender. 

 

Come dovrebbero rispondere i cristiani

Alla luce di queste pericolose realtà dei social media, come dovrebbero rispondere le chiese e i cristiani?

  • Considerino di prendersi un “anno sabbatico” dai social

Pietro insegna ai suoi seguaci di ricercare una “mentalità sobria” (1 Pietro 1:13, 4:7, 5:8). Stiamo attenti e diamoci dei limiti quando si tratta dei social. Magari dovremmo considerare di ritirarci del tutto da questi, o comunque prenderci una pausa per ragioni diverse. Infine, assicuriamoci di non passar più tempo sui social che nella Parola di Dio o con i nostri fratelli e sorelle in Cristo. Un giorno John Piper ha postato questa frase su Twitter: “Twitter e Facebook serviranno nell’Ultimo Giorno a dimostrare che la mancanza di preghiera sulla Terra non era causata dalla mancanza di tempo libero”. 

 

  • Facciano da esempio a bambini e fedeli

Essere pastore o genitore vuol dire essere un esempio di santità. Genitori e pastori devono  modellare un buon uso della tecnologia per i figli e i membri della chiesa. Per i genitori questo significa insegnare ai figli che, essendo “stranieri” in questo mondo, loro non avranno lo stesso accesso ai vari social media o smartphone come i loro amici; per i pastori significa, invece, evitare diverse polemiche malsane, questioni e dispute di parole, dissensi, calunnie, sospetti e attriti (1 Timoteo 6:4-5), ma anche essere un esempio di giustizia, santità, fede, amore, costanza e mansuetudine (1 Timoteo 6:11). Chiedi ad un tuo caro fratello o sorella in Cristo quale delle due categorie caratterizza di più il tuo uso dei social media.

 

 

  • Preferiscano la comunicazione di persona alla comunicazione digitale 

Gli apostoli avevano capito l’importanza della comunicazione face-to-face (Romani 1:11-12, 2 Giovanni 12, 3 Giovanni 13). Un modo per poter contrastare la cultura dell’individualismo espressivo è dare priorità a relazioni e conversazioni di persona. Non c’è un luogo più adatto a farlo delle nostre chiese. Dovremmo sempre preferire andare di persona alla cellula, alla Scuola Domenicale o al nostro appuntamento di studio biblico e soprattutto al culto la domenica e non stare a casa e guardare il tutto online. Se vediamo un membro della nostra chiesa postare qualcosa con cui non siamo d´accordo, parliamogliene di persona piuttosto che online: non è facile affrontare determinate conversazioni con dei fratelli con cui ci troviamo in disaccordo ma è assolutamente necessario. Facendo questo, si contribuirà a proteggere l´unità della chiesa e eviterà degli scambi di opinioni online che invece minacciano di dividerla. 

 

Tutto ciò si può riassumere in una parola: amore. Pratica e coltiva la cultura dell’autosacrificio piuttosto che la cultura dell’autoespressione. Proprio come “il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”, dovremmo fare lo stesso. Combatti l’era dell’individualismo espressivo e dell´autopromozione servendo gli altri. Questa vita non è per la nostra gloria, non è per la nostra espressione o per trovare noi stessi. Perciò diamo tutti noi stessi per amare e per edificare la Sua Chiesa e per glorificare Cristo. 

 

È questione di autorità e fiducia

Alla fine, la nostra interazione con i social si riduce a questioni più grandi, come l’autorità e la fiducia. Le nostre varie esperienze algoritmiche sono diventate la fonte più importante di autorità nelle nostre vite e proprio perché gli algoritmi ci danno quello che vogliamo, noi siamo diventati le nostre stesse autorità.

La Bibbia ci insegna a guardare all´autorità di genitori, pastori, chiese e anche della Parola di Dio per rispondere a questa crisi di autorità. Stiamo vivendo secondo l´autorità della nostra stessa esperienza sui social o secondo quella della Parola di Dio? Abbiamo più fiducia nelle opinioni di persone che non abbiamo mai visto o dei pastori che ci battezzano, pregano per noi e predicano nelle nostre chiese tutti i giorni? Se sei un pastore, posti un tweet per i tuoi follower a spese della chiesa che Dio ti ha dato da curare?

Non ci sarà un ritorno all´era pre-tecnologica. Valutiamo costantemente la nostra leadership. Come Dio disse a Caino: “Il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!” (Genesi 4:7).

 

 

Traduzione a cura di Rossella Ahlert

 

Tematiche: Comunicazione, Comunione, Cultura e Società, Idolatria

Clare Morell

È analista politica presso l’Ethics and Public Policy Center, dove lavora al Big Tech Project dell’EPPC. Prima di entrare a far parte dell’EPPC,  ha lavorato sia nell’ufficio legale della Casa Bianca sia nel Dipartimento di giustizia, nonché nel settore privato e senza scopo di lucro.

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