Dio ha fatto di te un edonista

Perché soffocare il tuo anelito di felicità?

All’inizio, il mio cristianesimo era vissuto unicamente per un senso del dovere. Come mio nonno, un veterano della seconda guerra mondiale, e come mio padre, che mi ha insegnato a fare scrupolosamente ciò che la vita richiede, che mi piaccia o no. Il mio cuore e la mia felicità, nella migliore delle ipotesi, avevano un’importanza secondaria e, nella mia latente incredulità, pensavo la stessa cosa del cristianesimo. Il mio desiderio di essere felice, almeno così presumevo, era più un inconveniente che un vantaggio.
Sei troppo desideroso di essere felice, e lo sai. 

Come me, sei un edonista nel tuo intimo e non puoi evitare di ammetterlo. Per tutta la vita hai cercato di appagare la tua smania di gioia vera, trovando la sposa perfetta, gustando cibi e bevande sopraffini, intrattenendo rapporti con la gente, coltivando amicizie affidabili, viaggiando in luoghi incantevoli, vincendo gare di atletica (sia come atleta che come tifoso), riscuotendo successo a scuola o al lavoro e possedendo apparecchi elettronici di ultima generazione.
I nostri desideri insoddisfatti ci inseguono anche a notte fonda, mentre navighiamo sui social o cambiamo freneticamente canale televisivo col telecomando. Molti di noi non sono completamente infelici. Assaporiamo qualche briciolo di soddisfazione nell’attimo fuggente che ci viene concesso, senza però essere del tutto soddisfatti. D’altronde, come potremmo? Non abbiamo trovato quello che stiamo cercando, almeno non ancora. Perché Dio ci ha creati per essere felici? Perché questa affannosa ricerca universale della gratificazione?

 

Sbalorditi dalla gioia

Ricordo che, matricola al college, provavo una sorta di attrazione per la gioia. Da bambino, avevo cantato: Io sento gioia, gioia, gioia, gioia dentro al mio cuor. Quando si è in chiesa, spesso la gioia sgorga spontanea. Eppure, quella che è una delle nove parti del frutto dello Spirito (Galati 5:22-23) si congiungeva maggiormente coi miei più intimi desideri di felicità, dei quali cominciavo da poco a rendermi conto come matricola del college e vivendo per la prima volta lontano dal focolare domestico. I miei genitori e la mia comunità mi avevano insegnato che potevo fidarmi della Bibbia, e questo ha fatto la differenza. Da studente universitario, alla ricerca di stabilità e di radici in un campus laico (per giunta, anticristiano), ho imparato a trovare le mie motivazioni nella Bibbia, e quando ne ho letto le pagine, sono rimasto sorpreso dalla quantità di materiale sulla felicità e sul piacere. Particolarmente i Salmi mi hanno reso consapevole del fatto che è possibile conseguire la vera gioia, gioia che non è semplicemente la ciliegina sulla torta del cristianesimo, ma un ingrediente essenziale dell’impasto.

 

Anime assetate di Dio

“Trova la tua gioia nel Signore”, dice Salmo 37:4, e non si limita a questo, ma prosegue con una promessa: “ed egli appagherà i desideri del tuo cuore”.
Ciò vuol dire che Dio non è allarmato o contrariato dalle mie aspirazioni? Dunque, Egli ha fatto il mio cuore per desiderare e vuole esaudire, non reprimere, le mie richieste più profonde? Dove può accadere ciò? “Nella tua presenza”, come afferma Salmo 16:11: “Ci sono gioie a sazietà; alla tua destra vi sono delizie in eterno”. La vera gioia non proviene da Dio solo come dono della sua mano, ma anche dal cercare il suo volto. E’ Lui stesso, perché io lo conosca e goda la sua presenza, che suscita i miei desideri. Egli rende il mio cuore smanioso di vera soddisfazione, che si può ottenere solo in Lui. Rende assetata la mia anima, e non si oppone alla mia arsura, anzi, vuole estinguerla, in Lui.
“O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba; di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua” (Salmo 63:1).

I Salmi penetrano ripetutamente nell’anima del popolo di Dio, tengono a bada gli impulsi dettati dal puro dovere, e mettono in risalto il ruolo centrale del cuore, sia riconoscendo i numerosi dolori che ci affliggono in questa vita, che comandando in fede di “gioire nel Signore” (Salmo 40:16; 64:10; 97:12; 104: 34; 105:3; 118:24).

L’aver scoperto che il mio incontestabile desiderio di essere felice non solo era normale, ma anche positivo, e che il Dio che mi ha fatto voleva sul serio che io fossi felice in Lui quanto più umanamente possibile, era quasi troppo bello per essere vero. “Quasi”. 

Per imparare, e poi cominciare a sperimentare sulla mia pelle, che Dio non era il Guastafeste cosmico che un tempo ritenevo fosse, ma che era impegnato, con tutta la sua sovrana energia e potenza, a farmi del bene (Geremia 32:40-41), ci vollero settimane, mesi. E, a tutt’oggi, non ho ancora completato tale processo di apprendimento.
Ma il meglio doveva ancora venire.


Tutto alla gloria di Dio

Crescendo spiritualmente, compresi che “la gloria di Dio”, un’espressione cristiana che spesso sembra solo un luogo comune, era reale e autorevole. Sfogliando la Bibbia, l’ho rinvenuta in diversi punti, come in 1 Corinzi 10:31: “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”. Dio ha creato il mondo e gli esseri umani (Isaia 43:7), per essere glorificato. Questo è chiaro, ma mette in subbuglio molti credenti. Dio vuole che noi cerchiamo la sua gloria o la nostra gioia? Il suo onore e la mia felicità sono due traguardi conciliabili nella vita cristiana? Se è così, come possiamo perseguire entrambi?
Poi è arrivata la scoperta più importante, attraverso la lettura del libro di John Piper, Desiderare Dio. 

Chi è felice in Dio, glorifica Dio. Lo scopo di Dio, essere glorificato, e il mio desiderio di essere felice, si fondono in una sola − non due − straordinaria ricerca: quella di rallegrarsi in Dio. Perché, come sostiene Piper, “Dio è esaltato maggiormente in noi, nella misura in cui noi siamo più appagati in Lui”.
Non possiamo tormentare i nostri cuori nati da poco e sperare di celebrare pienamente Dio. Egli viene onorato solo in parte da chi lo fa forzatamente.

Dio vuole che tu sia felice

Noi non diamo gloria a Dio quando glorifichiamo la nostra volontà ferrea, dicendogli, nella preghiera o mentre siamo nella sua casa: “Non volevo venirci, ma l’ho fatto per Te”.
Così non va bene.
Ciò che lo celebra, che lo loda, è la nostra gioia, il nostro essere soddisfatti in Lui. Dio è più glorificato se diciamo unitamente al salmista “tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba; di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua”. “Ci sono gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno”.
Diciamo, piuttosto: Padre, niente mi rende più felice che il conoscerti per mezzo del tuo Figlio Gesù, ed essere qui con te, con la tua Parola, nella preghiera e durante il culto in chiesa. Tu sei la mia gioia, la mia ricchezza. In Te trovo il mio diletto. Ed è con queste parole, provenienti dal cuore,
insieme all’anima compiaciuta in lui, che il nostro Dio viene veramente glorificato.
La gioia, nella vita cristiana, non è un elemento facoltativo ma indispensabile. Dio vuole che i suoi figli esultino in lui − non ancora in maniera completa, in quest’epoca corrotta e peccaminosa − ma che gustino, anche se parzialmente, la gioia perfetta che sta per venire, e se
questa nostra letizia ha la sua fonte in Lui, Egli ne è glorificato. Egli diventa l’Altissimo quando noi lo amiamo come l’Altissimo.
Taluni definiscono tutto ciò “edonismo cristiano”, altri semplicemente cristianesimo. Ma è Dio che
ha progettato tutto questo, è la Bibbia che lo insegna ed è quello che riscontrerai nella Storia della
Chiesa, se hai occhi per vederlo. Sia questo l’insistente e potente leit-motiv nella nostra
giornata scandita dai molteplici impegni, in una società che diventa sempre più post-cristiana.

Non tentare di evitarlo: Dio ha intenzionalmente e amorevolmente disposto che tu sia felice. Il
potente fascino esercitato dal piacere, la ricerca della soddisfazione, la tua insistente voglia di essere
felice, l’ininterrotta fabbrica di desideri installata dentro di te, in realtà ti stanno spingendo verso
Dio.

 

 

Traduzione a cura di Ciro Izzo

Tematiche: Chiesa, Crescita spirituale, L'amore di Dio, Teologia, Vita Cristiana

David Mathis

David Mathis

 

Redattore esecutivo di desiringGod.org, pastore della Cities Church di Minneapolis/Saint Paul, e professore associato al Bethlehem College & Seminary. È marito, padre di quattro figli, e autore di Habits of Grace: Enjoying Jesus through the Spiritual Disciplines e di  Workers for Your Joy: The Call of Christ on Christian Leaders (2022).

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