Giovanni Diodati: teologo riformato italiano (1576-1649) – 3 parte

 

 

 

11 – Le sue opere maggiori 

 

Questi incidenti non pregiudicano i successi avuti dal Diodati come traduttore della Bibbia in italiano. La traduzione del Diodati condivide la fama ottenuta dalla versione autorizzata inglese del Re Giacomo (King James), come traduzione del 17° secolo ancora in uso nel 20° secolo. Egli è riuscito a creare lo standard per la Bibbia del Protestantesimo italiano. Vedi qui riproduzione della copertina (42KB) e di una pagina (262 KB) della prima edizione della sua Bibbia.

 

L’unica altra parte delle sue opere che gli siano sopravvissute è la traduzione francese da lui compiuta della storia del Concilio di Trento prodotta dal Sarpi, ripubblicata molte altre volte dopo la prima edizione del 1649.

 

La traduzione italiana della Bibbia di Giovanni Diodati è rimasta come memoriale perenne del suo traduttore. E’ sopravvissuta a due livelli. Ha dapprima ritenuto rispetto accademico per le capacità linguistiche del Diodati. Sebbene con diverse correzioni, essa ha conservato il suo posto di traduzione responsabile ed accurata, fatto questo che ha condotto alla sua accettazione da parte delle maggiori Chiese protestanti, e la sua diffusione da parte delle Società Bibliche. Questa propagazione della Bibbia del Diodati è stata talora accompagnata da un certo numero di critiche da diverse fonti, soprattutto cattoliche, ma questo non ha impedito la Bibbia dal conservare la sua posizione come la versione più influente delle Scritture in italiano. In secondo luogo la traduzione della Bibbia italiana da parte del Diodati è rimasta accettabile sia dal punto di vista letterario come accademico. In un senso, la Bibbia italiana del Diodati è stata un’impresa ancora più notevole della Versione Autorizzata inglese, perché quest’ultima era il risultato del lavoro di un gruppo di studiosi, mentre Diodati aveva lavorato da solo, con eccezione forse dell’assistenza di Benedetto Turrettini, e per aver prodotto una versione annotata completa della Bibbia nel 1607 quando aveva solo 31 anni. Le sue annotazioni rivelano un accento pietista e non dogmatico che era almeno cinquant’anni in anticipo con i maggiori sviluppi intellettuali delle Chiese riformate. Sebbene egli non avesse potuto vivere in Italia, il teologo “di nation lucchese” non avrebbe potuto dare migliore contributo di questo al Protestantesimo italiano ed alla letteratura italiana.

 

Ecco un elenco dettagliato dei suoi scritti:

1) La Bibbia italiana. Edizioni principali: 1. Edizione del 1607, con apocrifi, introduzione ai libri ed ai capitoli, ed una combinazione di note marginali ed a pie’ di pagina. 2. Edizione del 1641, “migliorata ed accresciuta”, con l’aggiunta dei salmi in rima. Contiene apocrifi, introduzione ad ogni libro e capitolo, riferimenti incrociati a margine, copiose note a pie’ di pagine più vaste del testo stesso, diverse dalle note dell’edizione precedente;

2) La Bibbia francese del 1643;

3) Traduzione delle annotazioni alla Bibbia in diverse lingue;

4) La traduzione francese dell’opera del Sarpi, 1621.

5) La traduzione francese dell’opera di Sandys, 1626.

6) Lettera all’Assemblea di Westminster, 1646.

7) Lettera a Lady Westmoreland, 1648.

 

A questo vanno aggiunte, dal 1619 al 1632 una ventina di Dissertazioni latine sopra argomenti teologici, e una grande quantità di sermoni e discorsi occasionali, che però non ci sono pervenuti.

 

 

12 – La traduzione italiana della Bibbia

Precedenti. Gli emigrati italiani che avevano abbracciato la Riforma e che si erano rifugiati a Ginevra, facevano fino allora uso del Nuovo Testamento tradotto nel 1551 dal testo greco dal fiorentino Massimo Teofilo, studioso riformato, del quale non si hanno notizie precise, e di Edoardo Reuss, ex frate benedettino. Per la Bibbia intera si faceva uso della versione, molto apprezzata dal Diodati stesso, di Antonio Brucioli, riveduta dal lucchese Filippo Rustici (1552), anche lui esule a Ginevra.

 

La prima edizione completa, in quarto, della Bibbia in lingua italiana con annotazioni venne pubblicata nel 1607 come “La Bibbia, cioè i libri del vecchio e del nuovo testamento, nuovamente traslati in lingua italiana, da Giovanni Diodati, di nation lucchese” e un Nuovo Testamento, senza annotazioni, apparve nel 1608. Traduce dalle lingue originali, tenendo però d’occhio la versione di Massimo Teofilo, perché anch’essa dipendente dalle lingue originali.

 

Appena apparve, la versione che il Diodati aveva pubblicata a proprie spese gli era costata 14 anni di ardua cura, ed ebbe subito gli elogi degli uomini più dotti del tempo, e anche chi la giudicò severamente dovette riconoscere che il Diodati aveva fatto un’opera pregevole.

 

Questi vennero seguiti quasi trent’anni dopo da una seconda edizione migliorata negli anni 1640/41. Quest’opera monumentale ha fornito il protestantesimo italiano della sua versione ufficiale standard della Bibbia. Il merito del Diodati fu quello di produrre, lui solo, una delle maggiori bibbie del Protestantesimo europeo, da mettersi sul livello della Bibbia tedesca di Lutero e di quella inglese autorizzata dal re Giacomo.

 

Caratteristiche. Un aspro critico della sua Bibbia aveva tuttavia affermato: “Il metodo seguito nella versione è più quello di un teologo e predicatore che di dotto critico. Egli ha cercato soprattutto la verità significata, togliendo ciò che per lui era ambigui, quindi egli pone nel testo parole che non compaiono nell’originale, ma che rendono vera significazioner, parole che giustamente vengono stampate in caratteri diversi per mostrare come esse siano state aggiunte per renderlo più intellegibile, ma che non sono di intralcio al senso del testo. Bisogna ciononostante confessare che, in molti luoghi, egli spiega con molta più chiarezza di altri traduttori, ma questo non scusa la grande libertà che a volte si prende nella traduzione”.

 

I caratteri eccellenti che distinguevano la versione del Diodati erano dunque molti, in primo luogo la fedeltà, qualità essenziale per interpretare il testo sacro; in secondo luogo la chiarezza, dovuta all’integrità dei termini usati dal traduttore ed alle parafrasi che, sebbene molto criticate, non sono meno utili per il significato del senso biblico; in terzo luogo il valore teologico delle note e dei commenti che accompagnano la versione, che testimoniano una profonda conoscenza delle lingue antiche ed una completa comprensione delle Scritture; ed infine grande eleganza di stile.

 

Il più importante aspetto della vita del Diodati venne da lui intrapreso in spirito di umiltà e di riconoscenza verso Dio. Diodati attribuiva ogni bene che poteva trovarsi nella sua opera a Dio solo e frequentemente affermava che il Signore l’aveva aiutato nel suo compito. In questo Diodati si poneva nella tradizione di Melantone nel fare uno stretto legame fra la guida di Dio e l’impegno umano nella materia delle traduzioni bibliche. Questo viene bene illustrato dalla lettera di Giovanni Diodati a J. A. De Thou, scritta durante il 1607:

 

…mi sono proposto con tutte le mie forze e nella più grande coscienza… di aprire la porta ai nostri italiani alla conoscenza della verità celeste. Nostro Signore, che mi ha miracolosamente guidato e fortificato in quest’opera, la fortifichi con la Sua benedizione, alla quale solo addebito la perfezione della mia opera, e dalla quale solo io confido della sua gloria, a salute di coloro che Gli appartengono, il che è e sarà sempre l’unico obiettivo a cui dirigerò tutti i miei sforzi.

 

Stimolo immediato dell’opera del Diodati fu la situazione a Venezia durante la prima parte del 17° secolo, quando v’erano state grandi speranze fra i protestanti d’Europa che la repubblica si potesse convertire alla fede riformata. C’era grande necessità di libri protestanti fra l’aristocrazia veneta e Diodati stesso scrisse al leader ugonotto du Plessis Mornay nel 1609 che: “Un numero infinito di libri vi sono entrati a fiotti tutti i giorni, e sono avidamente raccolti tanto che se li strappano l’un l’altro con le mani e con le unghie”.- Diodati tradusse la Bibbia in italiano per venire incontro a questo bisogno e, per ragioni simili tradusse le opere di Fra Paolo Sarpi e di Sir Edwin Sandys in francese. La bibbia del Diodati venne distribuita dall’ambasciatore inglese a Venezia, Sir Henry Wotton, e volle pure che fosse prodotto un Nuovo Testamento in formato più ridotto per renderne più facile la diffusione. Wotton venne criticato dai livelli più alti per avere distribuito la Bibbia del Diodati, ed egli stesso scrisse al conte di Salisbury durante il 1609: “Il Papa ha rinnovato personalmente il suo rimprovero, al nuovo vescovo residente di Venezia, circa la Bibbia che io ho introdotto nei suoi stati”.

 

Accoglienza in Italia. Diodati stesso era particolarmente sensibile a come la sua Bibbia venisse accolta in Italia. Nel 1635 egli riassicurava la Compagnia dei Pastori di Ginevra che: “essa ha avuto una grande approvazione da diversi eminenti personaggi ed in modo particolare da Mons. Scaligero”. Nella sua lettera al Sinodo di Alençon nel maggio 1637, egli disse che: “Vi dirò dunque, che la divina Provvidenza che, avendomi spinto nei miei primi anni di professione teologica, si, e quasi dalla mia gioventù fino ad oggi, di tradurre e commentare la Bibbia italiana, ho avuto un così grande successo… e i personaggi più eminenti del nostro tempo, hanno tutte raccomandato il mio povero lavoro, e lo dico non senza arrossire: è la verità che io pubblico unicamente per la gloria di Dio”.

 

Ancora una volta Diodati riafferma la sua fede nell’aiuto divino e la sua convinzione di aver compiuto questo lavoro unicamente per la gloria di Dio. Diodati assicurava il Consiglio di Ginevra che la sua Bibbia italiana “è stata ben ricevuta dappertutto”. L’introduzione alla pubblicazione in traduzione inglese delle note della Bibbia del Diodati lo conferma.

 

Nel 1644 Diodati scrive di nuovo alla chiesa riformata francese che la sua Bibbia italiana del 1640/41, prodotta con grande lavoro e sforzo da parte sua, era molto simile alla versione francese del 1644, alla quale egli stava lavorando da molti anni. La versione italiana, egli scrisse, aveva ricevuto “un’approvazione universale, persino tra gli ebrei, i cardinali gesuiti più celebri, altri principali ministri della chiesa romana e di tutti gli altri senza eccezione.

 

Le reazioni cattoliche, a parte dall’ira del Papa alla distribuzione da parte del Wotton (1607/8) sembra essere stata abbastanza favorevole. L. E. Pan della Sorbona, nella storia del Canone, si riferisce ad essa con animosità: “All’inizio circa del nostro secolo, John Diodati, ministro a Ginevra, ci diede una nuova traduzione italiana dell’intera Bibbia, molto simile all’edizione francese di Ginevra”. Il padre Simon trovò sia del bene che del male da dire sull’opera del Diodati, ma era lungi dall’esservi completamente sfavorevole: “Vorrei che coloro che avessero l’interesse di leggere la traduzione italiana della Bibbia del Adeodates, che è più elegante di quella francese, e consiglio di leggere anche solo i riassunti dei capitoli per ottenere un veloce compendio della Bibbia. Accusava però Diodati di fare una parafrasi della Bibbia, solleticando “la fantasia dei suoi fratelli settari”. Ecco alcune altre reazioni:

 

“Il lucchese Giovanni Diodati quanto alla nettezza dell’esposizione meritò sempre elogi sommi; ed io, nel registrare un volgarizzamento riprovevole, siccome opera di un seguace delle ginevrine dottrine, lo ricordo siccome ricco di que’ modi di dire di grave e casta semplicità, che provengono alle schiette parole della divina Scrittura” Bartolomeo Gamba (1776-1841).

 

“La lingua della versione e delle note del Diodati è classica, beché alcune forme non siano del tutto eleganti… Non devo tacere che i clericali scagliarono calunnie e maldicenze contro il Diodati, stimando lecita la frode e la menzogna per metterlo in cattiva vista, e per tal modo distornare altrui dal leggerlo; quasiché la bontà del fine giustifichi l’iniquità dei mezzi… In luogo di calunniare il Diodati per rimuoverlo dalle mani dei cattolici, tornerebbe per avventura meglio purgare questa Bibbia del calvinistico veleno di cui è infetta, e questa edizione corretta e migliorata per promuovere, proteggere e a quella del Martini sostituire” Monsignor Pietro Emilio Tiboni (1853).

 

Un’accusa? Un’altra accusa rivolta al Diodati, non gli avrebbe certo fatto dispiacere, dato che accusava il Diodati di rendere il testo semplice per coloro che avevano scarsa cultura: “Questo gentiluomo, agendo di sua propria iniziativa, non considera tanto il senso proprio delle parole, così anche il popolano lo potrebbe comprendere. Non è nemmeno un critico, o un oratore, o un teologo: il suo unico obiettivo è quello di compiacere il volgo, e fare leva sulle sue passioni. Le sue note in genere sono abbastanza plausibili, e servono all’interpretazione di diversi testi della Scrittura”.

 

Le poche edizioni del 18° secolo della versione Diodati della Bibbia rivelano l’importanza continuata della sua traduzione. Essa conta così diversi tentativi di revisione stilistica, come ad es. quella di Giovanni David Muller. Muller, nella sua introduzione all’edizione del 1744 pubblicata a Lipsia si riferisce ad essa così: “Traduzione del celebre Giovanni Diodati, la quale, e per l’accuratezza del testo e per la bellezza dello stile, fu sempre approvata ed applaudita da tutti i letterati”. Darlow e Moule, nel loro catalogo di Bibbie stampate, rilevano come l’edizione del 1712 a Norimberga, venne modificata da Mattia d’Erberg. L’edizione del Nuovo Testamento dedicata al Duca di Sassonia è pure una trevisione basata sulla versione del Diodati. Così gli studiosi e gli editori del 18. secolo erano pronti ad accogliere la versione Diodati come lo standard, ma con la modernizzazione del suo linguaggio che già era divenuto desiderabile nella sua seconda edizione del 1640/41.

 

La storia della versione Diodati nel 19. secolo è faccenda complicata, perché è stata riprodotta diverse volte. La cosa più importante, però, è che l’opera del Diodati, però, riuscì a sopravvivere secoli dopo la sua morte.

 

13 – Conclusione

A mo’ di conclusione vorrei citare per intero le lusinghiere parole scritte da Maria Betts nella sua biografia del Diodati, al termine del suo libro, come riassunto della vita del Diodati.

 

“A Venezia egli desiderava diffondere fra il popolo la verità dell’Evangelo e la parola del Signore. In Francia egli cercava aiuto e soccorso contro il nemico del suo paese, che cercava di far tornare Ginevra sotto il suo giogo d’errore e di ignoranza. In Olanda egli difendeva il Calvinismo conttro la teologia venefica che silenziosamente minava le fondamenta della Chiesa di Cristo. A Ginevra, come cittadino, non lasciava che mai fosse influenzato da considerazioni personali, e come Consigliere e giudice ecclesiastico, non aveva mai sacrificato le sue profonde convinzioni alla pubblica opinione. Non temeva mai di dire la verità dal pulpito, e non temeva quelli che erano in alta posizione, che erano abituati ad essere lodati da leccapiedi. Davanti ai magistrati della Repubblica, non era mai venuto meno di uno iota alle sue convinzioni. Fino agli ultimi istanti della sua vita egli era come una roccia, sotto la quale le acque scorrono senza posa, ma essa rimane immutabile”.

 

Bibliografia

Maria Betts, Life of Giovanni Diodati, Genevese Theologian, translator of the Italian Bible, Lodon: Chas. J. Thynne, 1905.

Giovanni Luzzi, La Bibbia in Italia – L’eco della riforma nella repubblica lucchese – Giovanni Diodati, e la sua versione italiana della Bibbia. Torre Pellice: Claudiana, 1942.

William A. McComish, The Epigones (A Study of the Theology of the Genevan Academy at the Time of the Synod of Dort, with Special reference to Giovanni Diodati), Allison Park: Pickwick Publications, 1989 – 4137 Timberlane Drive, Allison Park, PA 15101-2932.

Tematiche: Biografie, Storia della Chiesa

Paolo Castellina

Pastore evangelico riformato, oggi in pensione. Attualmente è impegnato nella traduzione della Bibbia in piemontese e interlingua. Prolifico autore di libri e pubblicazioni su tempodiriforma.it, dal 1995. Vive nel Kent, nel Regno Unito.

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