Giovanni Diodati: teologo riformato italiano (1576-1649) – 2 parte

 

 

6 – Diodati al Sinodo di Dordrecht

Diodati venne inviato, con Teodoro Tronchin, a rappresentare la città e la chiesa riformata di Ginevra al Sinodo riformato di Dordrecht del 1618/19.

 

I princìpi dottrinali della teologia riformata classica (Calvinismo) erano stati messi in questione all’interno dello stesso mondo riformato, da professori d’università che ne avevano alterato la consistenza rivedendo tutto il sistema calvinista sulla base di principi estranei. E era stato così introdotto all’interno del mondo riformato un serio elemento di disgregazione che ne avrebbe messo in pericolo l’unità se non vi fosse messo al più presto rimedio convocando uno speciale Sinodo generale del mondo riformato. In esso sarebbero state messe a confronto le due posizioni mentre sarebbe stata ribadita l’ortodossia calvinista contro queste nuove sfide. L’importanza della cosa non era sfuggita alla Chiesa di Ginevra, che pure era stata invitata a prendervi parte attiva.

 

Il Sinodo, tenuto appunto negli anni 1618-19 nella città omonima olandese, produsse i famosi “Canoni di Dort”, uno degli standard dottrinali delle posizioni riformate classiche (Calvinismo). Esso affermava la posizione calvinista ortodossa sulla predestinazione e sui problemi annessi, e venne diretto contro i Rimostranti (o Arminiani), che avrebbero voluto un’affermazione che lasciasse maggiore spazio alla libera volontà umana. Arminio era morto nel 1609; nel 1610 i suoi seguaci avevano prodotto una Rimostranza contro l’insistenza degli ortodossi sulla predestinazione individuale; nel 1611 una Contro-rimostranza ribadiva la posizione ortodossa, ed era così esplosa una forte polemica. Oltre alla predestinazione sarebbero stati trattati altri temi: i Rimostranti volevano una chiesa tollerante, sotto la supervisione dello stato, mentre i contro-rimostranti lottavano per l’indipendenza della chiesa. La questione ebbe riflessi anche sulla politica del tempo. Convocato dagli Stati Generali, il Sinodo comprendeva delegati eletti dalle diverse provincie dei Paesi Bassi. Oltre ai suoi membri olandesi, pastori e laici, avrebbe compreso delegati stranieri provenienti dalle chiese riformate dell’Inghilterra, della Scozia, del Palatinato, di Brema, dell’Assia, dei cantoni svizzeri e di Ginevra, rappresentata appunto da Giovanni Diodati. Vennero invitati anche i riformati francesi, ma Luigi XIII impedì loro di partecipare. Gli Stati-Generali scelsero cinque professori di teologia e 18 commissionieri per dare pure consiglio. I delegati regolari erano 56. Il Sinodo prese la posizione convenuta di giudicare se i Rimostranti concordassero con la posizione delle Confessioni di Fede riformate e citarono gli esponenti arminiani ad intervenire. Nonostante le proteste dei rimostranti se il tema fosse o no la revisione delle Confessioni di Fede, il Sinodo proseguì i suoi lavori. Il rimostrante Episcopius denunciò il sinodo come non-qualificato e non rappresentativo, e rifiutò di cooperare.

 

Giudicando i rimostranti dai loro scritti, il Sinodo ne concluse che non erano ortodossi perché annullavano l’elezione della grazia e rendevano l’uomo arbitro della propria salvezza.

 

Vennero formulati dei Canoni per riassumere la posizione ortodossa contro i Rimostranti, ed affermò la depravazione totale dell’uomo (cioè l’uomo, dopo la Caduta, non può scegliere di servire Dio), l’elezione incondizionata (la scelta che Dio fa degli eletti non è condizionata da azione alcuna che essi compiano), la redenzione limitata (Cristo è morto solo per gli eletti, dato che coloro per i quali morì vengono salvati), la grazia irresistibile(la grazia divina non può essere respinta dagli eletti), e la perseveranza dei santi (una volta eletto, eletto per sempre). I Canoni vennero adottati ufficialmente dalla Chiesa riformata olandese. Ai Rimostranti venne negato il pulpito e i loro leader espulsi dal paese.

 

Durante il Sinodo Diodati cadde malato e sappiamo che egli non fu in grado, di conseguenza, a partecipare a tutte le sessioni. Questa malattia, però, non impedì al Diodati di prendere parte attiva ai lavori del Sinodo. Egli rivolse la sua parola personalmente al Sinodo sull’argomento della Perseveranza dei santi colpendo favorevolmente l’uditorio, perché il delegato scozzese Balcanqual scrisse che il Diodati era intervenuto con la stessa dolcezza con la quale predicava, non come i dottori usavano fare nelle scuole. Questo discorso venne pure accolto bene dallo storico arminiano olandese G. Brandt, che generalmente non aveva preso in simpatia il Diodati. In questa circostanza il Brandt aveva lodato la moderazione del Diodati. Diodati aveva pure consigliato il Sinodo al riguardo delle traduzioni bibliche, ma sfortunatamente ogni traccia di quanto aveva di fatto detto sembra essere andata perduta. Diodati discusse pure la questione della censura sulla stampa, forte della sua esperienza a Venezia, sostenendo la tesi che troppa severità sarebbe stata altrettanto dannosa che pochi controlli.

 

I delegati di Ginevra al Sinodo di Dordrecht presero dunque una parte attiva alle discussioni teologiche di quella assemblea. Diodati venne eletto dal comitato che doveva produrre i Canoni di Dordrecht, a redigere l’affermazione finale del Sinodo sulla dottrina della salvezza. I ginevrini pure scrissero un loro proprio resoconto sulle questioni in considerazione. In generale Giovanni Diodati e Teodoro Tronchin esprimevano opinioni che erano generalmente simili a quelle degli altri delegati riformati al Sinodo. Al riguardo del secondo articolo però: Morte di Gesù Cristo e redenzione degli uomini mediante essa, i ginevrini presentarono un’interpretazione in qualche modo diversa da quella delle altre delegazioni. In questo caso i ginevrini si erano rifiutati di essere legati al concetto anselmiano della teoria della redenzione che era tipica delle altre delegazioni. I contributi di Ginevra vennero stampati negli Acta del Sinodo di Dordrecht.

 

7 –  Diodati predicatore

Al Sinodo di Dordrecht Diodati non aveva limitato i suoi interventi teologici alle sessioni del Sinodo, ma aveva pure predicato altrove in Olanda in diverse occasioni. Al suo ritorno a Ginevra, il suo collega Tronchin aveva informato il Consiglio di Ginevra che: “Pendant notte sejour, outre le devoir qu’avons taché de rendre au Synode, Monsieur Diodati et moy avons presché fort souvent a Dordrecht, Rotterdam, Delft, La Haye, Amsterdam, et en autres lieux, non sans fruit par la benediction de Dieu”.

 

Questi tentativi avevano riscontrato vario successo. I suoi uditori erano rimasti stupiti dalla chiarezza e dalla scorrevolezza con cui annunciava le verità evangeliche, e tutti se ne sentivano toccati nel cuore.

 

Sir Dudley Carleton, allora ambasciatore inglese all’Aia, scrisse di come Diodati aveva predicato di fronte alla corte di Maurice di Nassau a Natale del 1618: “Diodati, ministro a Ginevra, era stato all’Aia durante i recessi del Sinodo, ed aveva predicato alla cappella di corte sia ieri che oggi, alla presenza del principe d’Orange e del conte Guglielmo, la principessa ed il conte Enrico, ed un grande concorso di uomini e di donne d’entrambe le fazioni, il che è presagio di un possibile accordo”. Ciononostante, non tutti i sermoni del Diodati erano stati bene accolti. Secondo il suo desiderio di promuovere il Protestantesimo italiano, a Dordrecht aveva deciso di condurre i culti riformati in italiano, quanti però l’avrebbero compreso?

 

È necessario mettere in evidenza l’importanza della predicazione del Diodati, specialmente in italiano, perché nessuno dei suoi sermoni è sopravvissuto, sia come manoscritto che in forma pubblicata. Non è nemmeno isolabile alcuno suo scritto completo per conoscere il suo pensiero specifico. Esso può essere dedotto in generale dai Canoni di Dort, che egli ha contribuito a stilare, e negli atti concernenti il procedere delle discussioni al Sinodo. L’unica fonte importante sono i commenti al testo della sua Bibbia del 1640/41.

 

8 – Diodati diplomatico

Diodati pure esercitò attività diplomatica al servizio dello Stato di Ginevra durante il suo soggiorno a Dordrecht. Con Tronchin, egli aveva avuto istruzioni di entrare in negoziato con il governo olandese, col proposito di tentare di convincere gli olandesi a cancellare un considerevole debito finanziario che Ginevra aveva contratto con il governo dei Paesi Bassi. Diodati in questo ebbe successo, perché durante l’aprile 1689, una lettera del Diodati dall’Olanda venne letta al Consiglio di Ginevra. Egli aveva scritto che: “il a sondé quelques uns de Mrs. les Estats les plus confidents touschandt les obligations qu’il a recogneu lor intention de ne nous jamais rien demander”.

I viaggi dei Diodati vennero poi molto limitati a causa delle sue cattive condizioni di salute. In due occasioni egli aveva avuto la funzione d’agente ginevrino in Francia (nel 1611 e nel 1617). Nel 1611 egli era stato inviato per assicurare gli aiuti di Ginevra fra elementi ugonotti.

 

9 – Diodati: rinomato in tutta Europa

Diodati era una figura relativamente ben conosciuta nell’Europa di quel tempo. La sua corrispondenza rivela contatti con molte figure interessanti in diversi paesi, come il leader ugonotto Philippe Du Plessis-Mournay, il teologo espatriato scozzese John Cameron, il diplomatico inglese Sir Dudley Carleton, il principe di Orange, Cyril Lucaris, Patriarca di Costantinopoli, il famoso ecumenista John Dury, il teologo francese André Rivet, come pure molte lettere associate al nome di J.J.Breitinger, il leader della Chiesa Riformata di Zurigo, che manteneva una vasta corrispondenza con teologi ed uomini d’affari in tutta Europa. La statura del Diodati è stata già rivelata per la sua associazione con Paolo Sarpi, che conosceva personalmente. Diodati tradusse pure l’opera di Edwin Sandys Europae Speculum. Diodati era quindi pure molto interessato ai dibattiti culturali del tempo. La sua reputazione era considerevole in Inghilterra, dove l’uso del suo nome si comprovò utile ai propagandisti realisti al tempo della guerra civile.

 

10 – Gli ultimi suoi anni

Diodati rimane al fedele servizio della Chiesa riformata di Ginevra per tutta la sua vita ma nella lotta del Diodati per pubblicare la sua versione francese della Bibbia, i suoi ultimi anni vennero disturbati da una serie di dispute all’interno della Chiesa ginevrina, e soprattutto di natura personale. La vita del Diodati è lungi dall’essere uniformemente felice.

 

La salute, che aveva sempre avuta sana e robusta, cominciò a venirgli meno; una malattia di fegato, che gli procura molte sofferenze, lo tormenta fino alla sua morte. La sorte dei figli lo turba molto.

 

Dopo una brillante carriera durante la sua giovinezza, negli ultimi vent’anni della sua vita egli soffre di un declino di popolarità nella Chiesa di Ginevra, e diventa uomo isolato e spesso amareggiato.

 

Il coraggio, pertinacia e rabbia del Diodati si rivela nella parte da lui avuta nella condanna di N. Anthoine, un unitario, punito con la pena capitale per giudaismo durante la metà del 17° secolo, e per la sua denuncia dei regicidi inglesi dal pulpito della cattedrale di Ginevra. Una fra le ragioni del cambiamento nelle circostanze della vita del Diodati era l’effetto della sua salute malferma, ma la ragione principale sembra però essere certamente stata l’effetto psicologico della lotta protratta del Diodati per pubblicare una Bibbia francese. Questo lungo ed infelice episodio doveva assorbire molte delle energie del Diodati, e sembra certo che questa faccenda gli abbiano impedito di completare e pubblicare la sua proposta traduzione latina delle Scritture.

 

Giovanni Diodati muore il 13 ottobre del 1649, a 73 anni d’età, lasciando un caro ricordo di sé in quella gloriosa Accademia nella quale per tanti e tanti anni aveva insegnato con vasta dottrina e con profonda pietà. Di lui si dice che “era affabile e socievole con gli amici, marito esemplare e cittadino integerrimo, di carattere adamantino, meritò il nome di ‘Catone di Ginevra’. La sua pietà era sincera e profonda; la sua carità ampia ed inesauribile”. Le sue spoglie vennero tumulate nella cattedrale di Saint Pierre, dove gli fu eretto un monumento a spese della Repubblica.

 

 

[Segue parte 3]

Tematiche: Biografie, Storia della Chiesa

Paolo Castellina

Pastore evangelico riformato, oggi in pensione. Attualmente è impegnato nella traduzione della Bibbia in piemontese e interlingua. Prolifico autore di libri e pubblicazioni su tempodiriforma.it, dal 1995. Vive nel Kent, nel Regno Unito.

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