Il cristianesimo primitivo veniva deriso per aver accolto le donne

 

 

Recentemente ho ricevuto una domanda su Twitter:  il Cristianesimo primitivo era deriso perchè era ritenuto una religione con grande prevalenza di donne? La risposta breve è: sì per molti aspetti.

Prima di arrivarci, tuttavia, dovremmo notare che il Cristianesimo primitivo riceveva queste critiche proprio perché era molto popolare tra le donne. Il sociologo Rodney Stark stima che forse i due terzi della comunità cristiana, durante il secondo secolo, era composta da donne. Questo era in netta opposizione con l’ampio mondo greco-romano, dove le donne occupavano circa un terzo della popolazione.

Le donne lasciarono i sistemi religiosi del mondo greco-romano, con cui avevano familiarità e decisero coscientemente di unirsi al fiorente movimento cristiano. Nessuno le costrinse a fare questa scelta. Nessuno le fece diventare cristiane.

Il Cristianesimo era un reietto culturale, era un movimento fuori dagli schemi correnti dal punto di vista legale, sociale, religioso e politico. I credenti erano ampiamente disprezzati, guardati con sospetto e scherno, visti come una minaccia per una società stabile.

Nonostante questo, le donne  si unirono comunque al movimento cristiano primitivo.

 

Gli attacchi dei critici

Le donne appaiono dappertutto nelle nostre fonti sul Cristianesimo primitivo. Erano perseguitate dal governo romano, ospitavano chiese nelle loro case, si prendevano cura dei poveri e dei carcerati, viaggiavano come missionarie, erano ricche benefattrici che supportavano finanziariamente le comunità e molto altro.

 

La prevalenza di donne cristiane è ciò a cui miravano in particolare i primi critici. Cercavano un modo per indebolire questo nuovo movimento religioso e il coinvolgimento delle donne fornì un facile bersaglio. Perché? Perché era normale nel mondo greco-romano attaccare le religioni per la presenza di donne (vedi, per esempio, il modo in cui Livio denigrava il culto di Dionisio). Queste religioni  non incontravano l’ideale mascolino romano quindi erano i primi bersagli di derisione.

 

Qui di seguito ecco cinque brevi esempi di come i critici attaccavano il Cristianesimo primitivo:

  1. Celso, uno dei più ostinati critici del Cristianesimo, indica il coinvolgimento delle donne quale causa di derisione: “[I cristiani] mostrano di volere e di essere in grado di convincere solo gli stolti, i disonorevoli, gli stupidi, solo schiavi, donne e bambini piccoli” (Cels. 3:44). Ecco la polemica standard contro il Cristianesimo: mancava degli ideali di mascolinità greco-romani ed era una religione principalmente per donne e bambini.
  2. Celso continua la sua derisione accusando i cristiani di nascondersi nelle loro “case private” e di non essere disposti a impegnarsi nelle sfera pubblica; ancora un altro modo per associare il Cristianesimo alle donne che spesso si occupavano della casa. Egli afferma la stessa cosa altrove, quando osserva che le donne cristiane portavano i bambini “alla bottega della lana o dal calzolaio o dalla lavandaia per imparare la perfezione” (Cels. 3:55). Celso si riferiva verosimilmente al modo in cui le donne istruivano i bambini in casa o in attività private e la critica puntava a rimarcare che il Cristianesimo primitivo era domestico, non pubblico oltre ad essere un movimento gestito dalle donne.
  3. Quando Plinio il Giovane scrisse la sua famosa lettera all’Imperatore Traiano, il fatto che gli unici cristiani che menziona siano “due donne schiave”, è un segnale poco velato che considera  il Cristianesimo  evirato ed evirante (anche se accade ci siano alcuni uomini). Poco prima nella sua lettera Plinio si era già lamentato di come questo movimento religioso avesse influenzato “entrambi i sessi”, uomini e donne (Ep. 10.96.9)
  4. Lucio, un critico acceso del Cristianesimo primitivo, scrisse un commento sulle “vedove e sui bambini orfani”, così ingenui da portare dei pasti a un Pellegrino ciarlatano, mentre si trovava in prigione (Peregr.12). Questo non è un riferimento positivo bensì un altro motivo per valutare il movimento cristiano come indegno di seria considerazione.

5. L’ultimo esempio è particolarmente significativo. Nei primi anni del terzo secolo, Minucio Felice scrisse un’opera apologetica chiamata Octavius, la quale contiene un dialogo tra un pagano di nome Cecilio e un cristiano chiamato Ottavio. Cecilio offre una lunga diatriba contro il Cristianesimo, inclusa la critica che il Cristianesimo primitivo stava reclutando “la feccia della popolazione e le donne credulone, con l’incapacità naturale al loro sesso” (Oct 8.4)

 

Cambiare le carte in tavola

Quindi cosa ce ne facciamo del fatto che il Cristianesimo primitivo venisse deriso per essere a favore delle donne? Certamente cambia le carte in tavola riguardo alla critica che individua il Cristianesimo come una religione patriarcale, misogina e ostile alle donne. Nonostante questa pretesa sia ripetuta fino alla nausea, è difficile da sostenere nel contesto del mondo antico e sembra più plausibile per l’élite greco-romana non-cristiana.

In breve, se il Cristianesimo primitivo era dannoso per le donne, allora sembra che tutte le donne che hanno fatto parte del movimento non ne abbiamo tenuto conto!

 

 

 

 

 

Tematiche: Cultura e Società, Donne

Michael J. Kruger

Michael J. Kruger

 

E’ presidente della Reformed Theological Seminary’s Charlotte, nella Carolina del Nord, dove serve anche come professore di Nuovo Testamento. Ha servito come presidente dell’ Evangelical Theological Society (ETS) nel 2019. É l’autore di Christianity at the Crossroads: How the Second Century Shaped the Future of the Church (IVP Academic, 2018) e Canon Revisited: Establishing the Origins and Authority of the New Testament Books (Crossway, 2012). Scrive regolarmente sul blog di Canon Fodder.

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