La chiesa dovrebbe essere la tua scusa per perdere tutto il resto

 

 

Sono fermamente convinto che, ad eccezione di: non essere realmente malato, di non avere persone in fin di vita, di non avere gambe che non siano più in grado di funzionare, o nell’eventualità che ci ritroviamo intrappolati in casa nostra, la presenza in chiesa è obbligatoria, non mancherò;  anche quando son dovuto mancare in alcune circostanze, il che è piuttosto raro, l’ho odiato. Tuttavia, per essere il più sincero possibile non è sempre stato così, specialmente all’inizio della mia fede. C’è stato un momento nella mia vita in cui ho lavorato costantemente ogni domenica. Ero un cristiano e lo ero solo da un paio d’anni in quel tempo, però mi consideravo un cristiano fedele che era bloccato tra l’incudine e il martello. Non avevo, in quel momento, altri mezzi di guadagno che portassero un’entrata in famiglia. Mia moglie lavorava, ma avevamo bisogno di entrambi gli stipendi per arrivare a fine mese e prenderci cura del nostro neonato, eppure c’era una convinzione sempre più forte nel mio cuore: sarei dovuto venire in chiesa ogni singola domenica.

Anche se si potrebbe discutere sul fatto che fosse necessario che mancassi a causa delle circostanze in cui mi trovavo, la realtà era ben diversa, avevo bisogno di mandar giù il mio orgoglio, trovare un altro lavoro che mi permettesse di frequentare la chiesa una volta alla settimana, e semplicemente rimanere fedele nel tempo. Ad un certo punto, mi convinsi che la chiesa non fosse questione negoziabile, oltre a questo sono giunto alla convinzione che la frequenza in chiesa non sia negoziabile per nessun cristiano. La ragione di questo sta nel fatto che, credo che il Nuovo Testamento insegni che il nostro tempo insieme come credenti durante il culto, e l’adorazione insieme, sia una delle cose più preziose a cui partecipare come cristiani. Credo che la partecipazione costante sia così importante da rivelare i nostri cuori e le nostre priorità. Mette in luce molto di ciò di cui facciamo tesoro e, allo stesso modo, molto di ciò che non facciamo. Svela, soprattutto, ciò che comprendiamo della persona di Cristo e della Sua opera di salvezza sulla croce. E’ proprio in quel momento che ho perso diversi lettori.

Questa è una di quelle questioni in cui molte persone hanno stabilito nella loro mente che la partecipazione in chiesa sia facoltativa; possono mancare ogni tanto senza grosse ripercussioni sul loro benessere spirituale e, secondo loro, nemmeno le famiglie avranno delle conseguenze. Tuttavia, in realtà, non ho mai conosciuto un frequentatore occasionale che prosperasse in modo significativo. Devo ancora incontrare un altro pastore o un anziano, che possa testimoniare la fede esemplare del cristiano che si dichiara tale e che si sottrae alla frequenza regolare della chiesa. Sono stato testimone di stagioni di crescita da parte loro, ma allo stesso tempo sono stato testimone di una crescita rallentata perché immancabilmente sono sporadicamente assenti dai servizi ordinari che Dio ha dato loro per la loro maturità, incoraggiamento e perseveranza nella fede cristiana. Più spesso, però, questa crescita ridotta non è affatto una crescita, o peggio, si tratta di una sorta di ” arretramento “.

Per cominciare, chiarirò che ci sono circostanze attenuanti che permettono alle persone di mancare ai culti in chiesa. Ci sono sempre eccezioni alla regola, ma le eccezioni esistono in quanto tali perché non sono la regola; le eccezioni confermano la regola. Spesso le persone sfruttano le eccezioni alla regola perché non hanno alcuna intenzione reale di essere fedeli alla regola stessa. Così, possono tranquillamente affermare che ci sono ragioni valide per mancare in chiesa, e in tal modo mettersi la coscienza a posto. Direi che non solo questo fraintende sostanzialmente il motivo per cui il corpo di Cristo si riunisce per adorare insieme la Domenica, ma la cosa su cui si concentrano è quella sbagliata. Non dovremmo cercare tutte le ragioni per cui possiamo mancare in chiesa, ma dovremmo cercare tutte le ragioni per cui dobbiamo venire in chiesa.

Invece di cercare di trovare modi per mettere a posto la nostra coscienza trascurando l’assemblea con i fratelli, dovremmo evidenziare le ragioni stesse per cui venire in chiesa regolarmente sia un beneficio per le nostre anime. Dovremmo trovare la gioia di poter essere uniti in una comunità locale che opera insieme nel servire gli uni agli altri (1 Cor. 12:12-27). In questa virtù unica, che viene esercitata tra i membri di una chiesa locale, in particolare attraverso il dono degli insegnanti, arriviamo di conseguenza a crescere nella maturità mentre raggiungiamo l’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio (Ef. 4:11-13). Questi maestri ci preparano anche per le opere di servizio per l’edificazione del corpo della chiesa locale (Ef. 4:12), che in particolare si esprime nel portare i pesi gli uni degli altri (Gal. 6:2), incoraggiandoci a vicenda (1 Tess. 4:13-18; 5:11), edificandoci a vicenda nella nostra santissima fede (Gd. 1:20), spingendosi l’un l’altro nella perseveranza fino alla fine (Eb. 10:23-25), e riversando compassione (Ef. 4:32), perdono (Col. 3:13), amore (Gv. 13:34; 1 Gv. 4:7), devozione fraterna (Rom. 12:10) persino attraverso la semplice sopportazione reciproca (Ef. 4:2).

Come possiamo non solo trarre beneficio da queste cose, ma essere una benedizione per i nostri fratelli e sorelle in Cristo se manchiamo regolarmente in chiesa? Si può dire che comprendiamo davvero l’importanza di queste cose se siamo disposti a rinunciare a questi benefici in favore di altre cose, anche se solo ogni tanto? La realtà è che non possiamo, non si può nemmeno in compagnia di “due o più” altri cristiani, per un’ottima ragione. Non solo Matteo 18:15-20 non ha nulla a che fare con una definizione, in buona fede, di chiesa, ma Dio non ha progettato che queste cose vengano realizzate solamente con coloro tra i quali vorremmo essere compresi.

Oltre a questi “gli uni gli altri” menzionati sopra, non si può fare a meno di dire che un altro aspetto chiave per frequentare regolarmente la chiesa è trovarsi in una posizione di sottomissione nei confronti dei propri anziani (Eb. 13:17). L’autore del libro di Ebrei dà un comando diretto in cui dice: “obbedite ai vostri capi”, ma ci dice di farlo con un atteggiamento di umiltà e di genuina sottomissione; la ragione è che essi renderanno conto della tua anima, e se sei una persona che li fa soffrire in questo compito, sarà poco proficuo per te. L’idea qui può  stare a significare che tu dai loro gioia essendo stato trovato in obbedienza, ma anche che, tu sia letteralmente una gioia da pascere. Quindi, la conclusione naturale di questo è che se sei difficile da pascere, non collaborativo, polemico e negligente, compiacente o semplicemente non ti fai mai vedere, questo  non ti porterà alcun beneficio. Oltre a ciò, siamo chiamati a considerare i frutti della vita dei nostri conduttori e a imitarne la loro fede (Eb. 13:7); come possiamo farlo se non siamo tra loro settimanalmente? Come possono i tuoi anziani pascerti fedelmente se sei un frequentatore occasionale?

Vi sono numerosi altri benefici positivi nel frequentare la chiesa, ma nel cuore di questo articolo, voglio davvero affrontare quello che credo sia il problema fondamentale dietro al motivo per cui le persone trattano la partecipazione alla chiesa come opzionale: credono che la chiesa esista per servire loro e i loro desideri personali. In altre parole: sono consumatori. Credono che la chiesa esista solo per loro e per servirli, vengono in chiesa quando gli fa comodo e una volta che ne hanno avuto abbastanza, si spostano in un’altra chiesa, o semplicemente vengono a loro piacimento quando sentono qualche bisogno impellente. Nella loro mente, la chiesa non è un luogo dove possono vivere la loro fede in comunità, ed allo stesso modo, non è un luogo con il quale sentono una connessione significativa, salvo per quelle volte che sentono una particolare sete di una “dose” di religione. Non vanno mai al di là di un approccio incentrato su di sé nelle motivazioni del perché vanno in chiesa, il che porta immancabilmente al loro allontanamento per una ragione, o per l’altra.

Credo che questo sia motivo per cui, nello stesso modo, hanno trattato la fede cristiana come una merce da consumare. In altre parole: non hanno capito il principio fondamentale per cui, mentre la fede cristiana è per loro, essa non riguarda certo loro; non hanno afferrato la verità che anche la loro salvezza non riguardava loro, era per loro ma riguardava Gesù Cristo. È sempre stata incentrata su Gesù Cristo; dalla Genesi all’Apocalisse, tutte le Scritture testimoniano, non dell’uomo e di qualcosa di vittorioso in lui che meritasse l’amore di Dio, ma del grande amore del Padre che è stato mostrato al mondo attraverso il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo (1 Gv. 4:9-10). Una volta che comprendiamo questo, non solo tutta la nostra esistenza cristiana cambierà radicalmente, ma anche la nostra visione della chiesa sarà diversa. Diventeremo Cristo-centrici e concentrati sugli altri piuttosto che su noi stessi. Quando ci renderemo conto del ruolo che abbiamo nel grande dramma che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi, la nostra visione dell’universo andrà oltre il nostro naso. Saremo sempre meno preoccupati di soddisfare i nostri “desideri personali “, e ci preoccuperemo sempre più di quello possiamo fare per soddisfare i bisogni degli altri.

Parte integrante di questo sarà una più completa comprensione dell’importanza di far parte di una rappresentanza locale del corpo di Cristo, non semplicemente quando ne abbiamo voglia, ma tutte le volte che ne abbiamo l’occasione, perché saremo sempre più insoddisfatti di legarci a questo mondo in favore della sposa di Cristo. In sostanza, cominceremo a vedere il corpo di Cristo come lo ritrae la Scrittura: la sposa senza macchia di Gesù Cristo, per la quale Egli è morto. Guarderemo il suo splendore e la sua bellezza, la vedremo rivestita della giustizia di Cristo, e la sua cara unione con il suo Sposo , e desidereremo quella stessa unione per noi stessi. Ecco dunque la ragione più completa per cui non dobbiamo mancare alla comunione con i fratelli: dobbiamo riunirci insieme e incoraggiarci a vicenda quanto più vediamo arrivare il grande Giorno (Eb. 10:25). In altre parole: insieme, come questa riunione collettiva, guardiamo con grande anticipazione al Giorno in cui Cristo ritornerà e potremo partecipare al banchetto delle nozze dell’Agnello (Apoc. 19:7-10).

Se potessi dirlo ancora più chiaramente: ci riuniamo con i santi ogni Domenica, non semplicemente per obbedienza, e nemmeno per tutti i meravigliosi benefici che vi si possono cogliere; ci riuniamo con la chiesa locale ogni fine settimana perché siamo fidanzatial nostro Signore Gesù Cristo, non in modo individuale ma come un unico corpo. Ci riuniamo insieme perché Egli ci ha riuniti insieme, ci riuniamo ancora oggi finché ne abbiamo la possibilità, perché un giorno saremo riuniti nelle Sue grandi sale, con i credenti di tutti i tempi. Se non riesci a sopportare di riunirti con i credenti oggi, mentre anche loro gemono aspettando il giorno della loro redenzione, in quale altra realtà puoi dire con serietà che sarai unito a loro alla fine di tutti i tempi? Quando arriviamo al punto di capire l’importanza del motivo per cui ci riuniamo ogni settimana, la chiesa dovrebbe diventare la “scusa” che usi per perdere tutto il resto che è in conflitto con essa, non il contrario.

 

 

Tradotto da YuniAkermi

 

Tematiche: Chiesa, Comunione, culto, Vita Cristiana

Grayson Gilbert

Grayson Gilbert

 

Ha completato la sua laurea in Teologia al Moody Theological Seminary e sta attualmente lavorando alla fondazione di una chiesa sotto la protezione della sua chiesa natale, attraverso il North American Mission Board;  vive nel mite Midwest con sua moglie e i suoi tre figli. Grayson ama leggere e scrivere, progettare e produrre opere d’arte e, occasionalmente, sigari pregiati .

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