L’argomento del giorno è il purgatorio. Abbiamo l’opportunità di parlarne per rispondere a una domanda di Sydney, che vive nel bellissimo stato dell’Arizona.

“Ciao Pastore John! So che alcuni vecchi cristiani credevano in un secondo affinamento o purgatorio, una purificazione dell’anima dopo la morte e prima del paradiso. C.S. Lewis una volta retoricamente scrisse: “Le nostre anime hanno bisogno del purgatorio, non è così?”. Spiegava che i cristiani dovrebbero desiderare il purgatorio come una sorta di autopurificazione prima di essere pronti ad accedere alla presenza di Dio per l’eternità. Lo disse nel suo libro “Lettere a Malcolm: principalmente sulla preghiera”. Nell’ottica di Lewis il purgatorio sembra quasi un umile passo preparatorio prima di entrare nell’eternità. Da un punto di vista biblico, 1 Corinzi 3:10-15 è il passo più comunemente usato per darne prova. Qui leggiamo infatti al versetto 13: “l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno”. E ancora, al versetto 15: “ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco”.
Ma la Bibbia effettivamente conferma il purgatorio?”.

 

È interessante che questa domanda arrivi proprio in questo momento, visto che sto ascoltando il libro di Lewis “Lettere a Malcom: principalmente sulla preghiera” esattamente adesso. È sul mio telefono, sono pronto.

Praticamente completamente fuori strada

Per quanto ami C.S. Lewis e sia in adorazione del suo dono di logica e visione poetica, della capacità di esporre le cose in modo vivido, concreto, inimitabile e analogico; non di meno la sua posizione e il suo ragionamento a proposito del purgatorio hanno mancato l’obiettivo. Dice chiaramente in “Lettere a Malcolm”:

Credo nel purgatorio … Le nostre anime hanno bisogno del purgatorio, non è così? Non ci spezzerebbe il cuore se Dio ci dicesse: “ è vero, figlio mio che il tuo alito puzza e i tuoi stracci sgocciolano di fango e melma, ma siamo caritevoli qui (intendendo in paradiso) e nessuno qui ti rimprovererà per queste cose né si allontanerà da te. Entra nella gioia”? Non dovremmo quindi rispondere: “Umilmente, signore, e se non c’è nulla in contrario, vorrei prima essere ripulito”. “Potrebbe essere doloroso, lo sai”. “Anche se fosse, Signore.” (145-46).

È una buona scrittura. Mi piace. È completamente fuori strada, ma mi piace. No, non è quasi completamente fuori strada. Cercherò di spiegarmi. Ora, una cosa tipica di Lewis in questo passaggio, come in molti altri, è che raramente cita la Scrittura. Se avete letto Lewis (e io ho letto praticamente tutto di Lewis) sapete bene che non cercherete in Lewis delle serie spiegazioni bibliche. Non lo farete. Senza dubbio lui conosce la sua Bibbia, santo cielo, può citare il nuovo testamento in greco probabilmente meglio di quanto possa fare io e forse ne ha memorizzato alcuni passaggi, e la sua teologia è genericamente vera. Non è un eretico, ma se avesse voluto sostenere con la scrittura questo suo credo, avrebbe dovuto sforzarsi non poco per farlo.

 

Cosa dice il catechismo

Ora, prima che mi addentri nei testi che in particolare definiscono il purgatorio come biblicamente insostenibile, diamone la definizione che la Chiesa Cattolica romana adotta, visto che sono gli unici a promuovere questa dottrina, e vediamo se la posizione di Lewis si allinea negli stessi termini. Ecco cosa dice il catechismo della Chiesa Cattolica Romana sul purgatorio.

1030 Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo.

1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati.

Questo è quanto dice il catechismo della Chiesa Cattolica Romana. Non c’è dubbio che a livello escatologico dobbiamo essere completamente purificati, senza peccato per poter accedere alla presenza di Dio, altrimenti saremmo inceneriti e Dio sarebbe contaminato e disonorato. Nessuno di noi crede che ciò accadrà. Siamo tutti d’accordo su questo. Non accadrà. Nessuno starà alla presenza di Dio con qualche macchia o peccato ancora addosso.

Ma ecco l’assunto che Lewis e la Chiesa Cattolica adottano in merito a questa situazione: loro affermano che per eliminare dalla nostra vita il peccato che dimora in noi, sia necessario un percorso ulteriore dopo la vita. Ora, perché lo affermano? Visto che abbiamo avuto un percorso abbastanza lungo di purificazione e santificazione durante questa vita ad opera dello Spirito Santo, che pure non ci ha resi perfetti, ci rendiamo conto che per completare questa opera di purificazione dovrà avvenire qualcosa direttamente dalla mano di Dio, un tocco divino o una parola di purificazione, nello stesso modo in cui Gesù purificava le persone istantaneamente con una parola.

Perché invece non pensare che Dio compia l’opera di santificazione prima progressivamente in questa vita e poi la porti a compimento istantaneamente alla fine?

 

Cosa dice la scrittura

Abbiamo parlato abbastanza dei ragionamenti umani sul tema, vediamo cosa dice la Bibbia. La Chiesa Cattolica Romana include alcuni libri nella propria versione della Bibbia, chiamati apocrifi, che i protestanti non hanno nelle proprie Bibbie. Uno di questi libri è 2 Maccabei, e in 2 Maccabei 12:45 c’è questa frase:

Perciò egli (Giuda Maccabeo) fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.

Ora, da questa frase la Chiesa Cattolica Romana, deduce che non solo si dovrebbe pregare per i morti, ma che i morti abbiano dei peccati dai quali devono essere liberati, il che li conduce a postulare il purgatorio.

Sydney, nella sua domanda, afferma che se si dovesse trovare in tutto il Nuovo Testamento un testo che sostenga il purgatorio, si dovrebbe citare 1 Corinzi 3:13-15 e lo citerò nuovamente per dimostrare quanto sia inapplicabile al purgatorio:

“13 l’opera di ciascuno (l’opera di ogni cristiano) sarà manifestata, perché il giorno la paleserà (questo è il giorno del giudizio, in cui sarà dimostrato se siamo veri o falsi, e le nostre opere saranno manifestate come stoppia o pietre preziose); poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, 15 ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco. 16 Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”

Ora, in questo testo non c’è traccia di dover passare attraverso un certo periodo di tempo con lo scopo di purificarci dalle nostre stesse impurità. Questa è un’immagine di un singolo, unico evento in cui le opere compiute durante la nostra vita saranno manifestate per essere stoppia, per cui non c’è ricompensa, o pietre preziose per cui ci sarà una ricompensa. Non c’è alcun fondamento per sostenere il purgatorio in questo passo.

Al contrario, diversi testi puntano nella direzione opposta a proposito di quello che accadrà quando moriremo essendo cristiani. Ecco cosa dice Paolo in Filippesi 1:23:

“…perché sono stretto da due lati: avendo il desiderio di partire da questa tenda (cioè di morire) e di essere con Cristo, il che mi sarebbe di gran lunga migliore…”

L’immagine che ci descrive Paolo è la morte a cui segue una immediata e gioiosa comunione con Gesù.

La stessa cosa è confermata in 2 Corinzi 5:6-9 ed è ancora più chiara. Dice:

“6 Noi dunque abbiamo sempre fiducia e sappiamo che mentre dimoriamo nel corpo, siamo lontani dal Signore. 7 Camminiamo infatti per fede, e non per visione. 8 Ma siamo fiduciosi e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e andare ad abitare con il Signore. 9 Perciò ci studiamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che partiamo da esso”.

Non so come potrebbe essere più chiaro dire che “partire dal corpo” significa “abitare con il Signore”. Questa è la nostra speranza immediata, senza alcuna interferenza di purgatorio tra il partire dal corpo e l’abitare con il Signore. Partire dal corpo significa essere a casa con il Signore che, dice Paolo, è di gran lunga migliore.

 

Cambiati in un momento

Lasciatemi tornare indietro e suggerire perché, ciò che C.S. Lewis immaginava accadere tra il santo sporco e Dio alle porte di perla, (questa discussione che avevano avuto) non sarebbe mai accaduto, nei fatti.

Ora, ti ricordi che Lewis immagina Dio che dice: “È vero, figlio mio, che il tuo alito puzza e i tuoi stracci gocciolano di fango e melma, ma qui siamo caritatevoli e nessuno ti rovinerà con queste cose, né ti allontanerà da te. Entra nella gioia.” Ora, se ciò dovesse accadere, il santo certamente direbbe: “Sì, Signore, nulla di impuro entrerà nella tua presenza. Porteresti ora, con grande misericordia, portare a compimento l’acquisto di tuo Figlio – cioè la mia purificazione – e semplicemente dire la parola ‘Sii mondo’ come fece tuo Figlio?”

Quando l’apostolo Paolo descrisse la risurrezione di tutti i credenti imperfetti in 1 Corinzi 15:51-52, disse:

“51 Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati in un momento, 52 in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati”.

Ora, quel cambiamento istantaneo dei nostri corpi alla risurrezione è un’immagine migliore, più biblica di ciò che accade all’anima imperfetta alla morte.

In un attimo, in un batter d’occhio, Dio ci dice, proprio come Gesù disse al lebbroso in Luca 5:13, “Sii mondato.” E subito la sua lebbra lo lasciò. Ciò accadrà fisicamente alla risurrezione, e per coloro che muoiono prima della risurrezione, avviene spiritualmente alla morte.

 

 

 

 

 

 

Tematiche: Chiedi al pastore John, Domande dei lettori al pastore John Piper, podcast, Purgatorio


© Desiring God

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Coram Deo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.

John Piper

John Piper

È il fondatore di Desiring God, per il quale ricopre anche il ministero di insegnante, inoltre, è il rettore del Bethlehem College & Seminary. Ha servito per trentatré anni come pastore presso la chiesa battista Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, in Minnesota e ha scritto più di cinquanta libri, tra cui e Non sprecare la tua vita (Ed Coram Deo), Rischiare è giusto (Ed Coram Deo), Coronavirus e Cristo (Ed Coram Deo), Stupefatto da Dio (Ed Coram Deo) e Desiderare Dio.