Sono cresciuta giocando con la Barbie

 

 

 

Come molte delle nostre lettrici, ne avevo a dozzine, avevo anche la Casa dei Sogni di Barbie, l’auto decappottabile, la piscina, e il bambolotto  Ken (la Mattel vende 7 Barbie per un solo Ken). Le nostre generazioni si riunivano nelle camerette per creare e recitare delle storie con le Barbie. Cambiavamo  molto I vestitini e simulavamo la bella vita per le nostre collezioni di plastica. Attraverso di loro, abbiamo immaginato il nostro futuro. Barbie ha servito lo scopo ambizioso che la sua creatrice, Ruth Handler, aveva immaginato per le ragazze.

 

Ma una volta raggiunta la maggiore età, il nostro rapporto con Barbie è diventato sempre più distante e persino freddo. All’inizio, era solo che eravamo diventate troppo grandi per far finta di giocare con le bambole. Ma poi siamo diventate preadolescenti e adolescenti e, parallelamente all’esperienza di Barbie nel film Barbie di Greta Gerwig, siamo uscite dal nostro paradiso dei giochi dove tutto era realizzato secondo i nostri ideali e sogni. Abbiamo dovuto affrontare il mondo reale.

Abbiamo acquisito una spiacevole consapevolezza.  I nostri occhi erano aperti. Le qualità ambiziose di Barbie erano contrastate da qualcosa di sinistro. Come dice l’adolescente lunatica Sasha (Ariana Greenblatt) a Barbie (Margot Robbie) quando la incontra per la prima volta: “Hai fatto sentire le donne a disagio con se stesse da quando sei stata inventata… Distruggi l’innato senso del valore delle ragazze.

 

Una valutazione di Barbie

Le bambole Barbie sono buone o cattive? Questa è una delle tante domande filosofiche che il nuovo film pone. E mentre si potrebbe presumere che il pubblico non voglia pensare a domande pesanti in un film di Barbie, consideriamo che Barbie ha avuto, sino ad ora, il weekend di apertura con i guadagni più alti di tutti i film  nel 2023, così come quello con i guadagni più alti di sempre per un film diretto da una donna. Greta Gerwig (Lady Bird e Piccole donne) ha chiaramente toccato delle corde sensibili, alimentando immense chiacchiere sui social media ed esternazioni a volte irragionevoli.

Nel film, la conoscenza acquisita richiede a Barbie di lasciare Barbieland per il mondo reale. Ken (Ryan Gosling) si unisce a lei ma torna presto per fondare il Kendom mentre lei è ancora via. Il risultato è una lotta di potere tra i due sessi mentre tutte le Barbie e i Ken cercano di determinare il loro scopo e il loro posto nel mondo. Il film può avere una trama minore, ma pone domande importanti. Barbie sta creando molte comunità e polemiche, sia online che nella vita reale. E sta forzando a conversazioni su una tematica che è rilevante per la Chiesa, ma non sono sicuro che siamo pronti ad affrontarla

 

È complicato

La risposta alla domanda se le bambole Barbie siano buone o cattive è questa: è complicato dirlo. Lo stesso vale per il film e per tutte le tematiche che porta in superficie. Gerwig non è disposta a presentare conclusioni ovvie, evidenziando i complessi modi in cui uomini e donne si relazionano con se stessi e tra loro in questo momento culturale.

Il rifiuto di Gerwig di essere semplicemente “pro” o “contro” è la più grande forza del film (a parte, è vero, l’esilarante interpretazione esagerata di Ryan Gosling nei panni di Beach Ken). Considera solo alcuni dei principali argomenti esplorati dal film di Gerwig.

 

Barbie forza a un dibattito che è rilevante per la chiesa.

 

Femminismo

Barbie stessa, icona del femminismo, è stata creata negli anni ’50 in modo che le bambine potessero immaginare la propria vita da adulte quando giocavano con la Barbie autrice, la Barbie dottoressa, la Barbie fisica e altre ancora. Il film, tuttavia, fa sì che il pubblico si chieda:  “Il femminismo è buono o cattivo?” Non offre una risposta chiara e nitida. Il film sembra dire che se il femminismo aiuta le bambine a crescere per essere tutto ciò che possono essere e a ricoprire una varietà di ruoli, va bene. Ma se il femminismo dice che gli uomini non sono necessari, questo è un male. Come per tutti gli argomenti complessi del film, è stratificato.

 

Maternità

Alcuni spettatori hanno affermato che il film è anti-maternità. Potrebbe esserci del vero in questa affermazione. Barbie in stato interessante è messa da parte e definita strana. La scena iniziale non vuole che le bambine vedano se stesse solo come le madri dei bambini.

Dolcemente si sviluppa invece il rapporto umano madre-figlia (America Ferrera e Ariana Greenblatt). La maggior parte delle madri e delle figlie possono riconoscersi, almeno un po’, nella loro dinamica. E il modo in cui si uniscono per fare il tifo l’una per l’altra e per tutte le donne è buono. C’è un fotomontaggio verso la fine del film che fa piangere molti spettatori. Trasmette il messaggio “Crescere da ragazza è difficile, ma è molto bello”. Molti escono dalla sala apprezzando ancora di più la maternità. Il creatore di Barbie lo dice: “Noi madri stiamo ferme in modo che le nostre figlie possano guardare indietro e vedere fino a che punto sono arrivate”.

 

Patriarcato

Uno degli aspetti più polarizzanti di Barbie è la sua rappresentazione degli uomini. È vero, non sono presenti personaggi maschili veramente buoni o intelligenti (tranne forse Allan). Come per i giocattoli, Ken è un accessorio di Barbie. I Ken nel film ritraggono cosa vuol dire essere identificabili solo attraverso la  propria connessione con un’altra persona.

Ma dire che il film è brutto perché fa sembrare cattivi gli uomini è perdere del tutto la visione di Ken e del suo regno. Gerwig vuole che consideriamo cosa significhi vivere all’ombra di un altro, qualcosa che molte donne provano regolarmente, anche nel 2023. Sarebbe semplicistico dire che il film Barbie dissente il patriarcato ed esalta il matriarcato. È chiaro, nel film, che nessuno dei due va bene per nessuno.

 

Ci sono una dozzina di altre tematiche degne di essere analizzate, e dichiarazioni assolutistiche su ognuna di esse, avrebbero l’effetto di corto-circuitare quello che vuole essere l’invito del film : riflettere su questi temi da più angolazioni. Proclamare prematuramente “Va bene!” o “È brutto!” interrompe conversazioni importanti su identità, genere e su come uomini e donne possano vivere in armonia e persino difendersi a vicenda. Queste conversazioni sono certamente necessarie nella cultura. Come cristiani, dovremmo ammettere che sono necessarie anche nella chiesa.

Perché  Barbie è importante per la chiesa

Dei 40 milioni di persone che hanno smesso di andare in chiesa negli ultimi 25 anni, il 10% afferma di averla abbandonata proprio a causa della misoginia. Più di una delle principali denominazioni cristiane negli Stati Uniti è attualmente coinvolta in uno scandalo di diffuso sessismo e abusi sessuali. Aneddoticamente, le donne nel ministero in tutta la nazione ti diranno che lottano per sapere come “funzionare” nella chiesa perché sono state discepolate (intenzionalmente o meno) a vedere se stesse come una minaccia,  come tentatrici o come essere inferiori alle loro controparti maschili.

E così ci ritroviamo immediatamente ad essere “troppo” o “non abbastanza”. (Potrebbe essere terapeutico per qualcuna di noi scrivere e condividere una replica dell’infuocato monologo di America Ferrera, ma riferito alle donne nel ministerio)

Il film Barbie invita ad una conversazione sulle nostre identità sia come individui che come uomini e donne insieme. Noi cristiani abbiamo gli strumenti per sostenere questa conversazione, sia all’interno della chiesa che là fuori nel mondo, ma lo faremo? Siamo disposti a pensare in modo approfondito,  ad ascoltare pazientemente e  a condividere in modo onesto ?

C’è un significativo filo conduttore in tutto il film Barbie che riflette la creazione ed il Creatore, il rapporto tra Adamo ed Eva, e la domanda di tutte le domande: Per che scopo siamo stai creati ? Le domande spirituali e antropologiche abbondano nel film, ma le risposte sono difficili da trovare.

Forse è una testimonianza della nostra “dilagante” confusione culturale su questi argomenti che Barbie ha evidenziato, scatenando  una  moltitudine di (a volte contraddittorie) interpretazioni.

 

In una cultura che lotta, cercando solide maniglie da afferrare,  per affrontare le scivolose domande sull’ identità, non c’è da meravigliarsi  che il significato di Barbie come  giocattolo che abbiamo usato per  “facciamo-finta-di” – sia essenzialmente quello che lo spettatore vuole che sia. Senza Dio e la Scrittura che guidano il cammino, le questioni sull’identità umana (incluso il genere) e lo scopo si sottraggono alla soggettività.

Ma mentre il film non riesce a dare risposte chiare a domande sull’essenza della  vita e sul genere, i cristiani non dovrebbero vivere questa limitazione.  Conosciamo il Dio che ci ha creati ed è morto per salvarci. Conosciamo lo scopo per cui è stato creato l’uomo.  Sappiamo che uomini e donne sono molto buoni  e che uomini e donne hanno bisogno l’uno dell’altro. Abbiamo lo Spirito di Dio e la Parola di Dio per permetterci di essere uniti in questa missione terrena.

 

 Ma mentre il film non riesce a dare risposte chiare a domande sull’essenza della vita e sul genere, noi dovremmo

 

Piuttosto che scivolare nella segregazione sessuale e nella diffidenza che  così facilmente  si crea nella carne, cerchiamo di stare fianco a fianco, desiderosi di onorarci e di  sostenerci l’un l’altro. Resistiamo alle versioni ecclesiastiche di Barbieland e Kendom (regno di Ken), dove uomini e donne sono messi l’uno contro l’altro. Resistiamo a risposte troppo veloci e troppo facili a domande complicate. Ascoltiamoci l’un l’altro. Comportiamoci come fratelli, i fratelli che siamo stati destinati ad essere.

 

Tematiche: Cultura e Società, Femminilità, Vita Cristiana

Jen Oshman

Jen Oshman

È l’autrice di Welcome, parte della serie Love Your Church (TGBC in collaborazione con Acts29). Jen ha anche scritto Cultural Counterfeits (Crossway) e Enough About Me (Crossway). È moglie e mamma di quattro figlie e ha servito come missionaria per quasi due decenni in tre continenti. Vive in Colorado, dove incoraggia il marito fondatore di chiese a Redemption Parker.

© The Gospel Coalition, © Coram Deo

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