Come sono cambiati i cattolici dai tempi di Lutero a oggi?

 

15 giugno 1520. Sono passati quasi tre anni da quando Martin Lutero ha affisso le sue novantacinque tesi alla porta della chiesa di Wittenberg. La fiamma innescata dal suo atto apparentemente innocuo ha continuato a rafforzarsi. Papa Leone X ha visto il suo ingegno logorarsi. In questo giorno, il papa promulga la bolla Exsurge Domine. Come un cane che attacca una pulce che non gli permette di riposare in pace, Leone X si scaglia con veemenza contro Lutero e la sua schiera:

Alzati, o Signore, e giudica la tua causa. Ricorda i tuoi rimproveri a coloro che sono pieni di stoltezza. Ascolta le nostre preghiere, perché volpi sono sorte cercando di distruggere il vigneto il cui torchio tu hai stabilito … Il cinghiale selvaggio dalla foresta cerca di distruggerlo e ogni animale selvatico si nutre di esso… Le loro lingue sono fuoco, un male irrequieto, piene di veleno mortale. Loro hanno uno zelo amaro, contesa nei loro cuori, e si vantano e mentono contro la verità.

 

Cinque secoli dopo

Tutto ciò accadde molto tempo fa. Sono ormai passati cinquecento anni da quando Leone X scrisse la sua veemente enciclica. Oggi è un tono (di voce) molto diverso quello che sembra caratterizzare la Santa Sede.

Un recente discorso di Papa Francesco ai rappresentanti della Chiesa di Scozia sottolinea questo cambiamento di spirito. Parlando in occasione del 500° anniversario della Riforma Protestante, Francesco ha detto:

Ringraziamo il Signore per il grande dono di essere giunti a vivere quest’anno da veri fratelli,

non più da rivali, dopo troppi secoli di estraneità e conflitto.

Per tanto tempo ci siamo osservati a distanza con uno sguardo “troppo umano”, nutrendo sospetti, con la prospettiva rivolta alle differenze e agli sbagli e il cuore teso a recriminare sui torti subiti.

Nello spirito del Vangelo, proseguiamo ora sulla via della carità umile che porta al superamento delle divisioni e alla guarigione delle ferite.

 

Concili, cambiamento e contraddizione

Cosa si può dire di questo brusco cambio di atteggiamento? Che cosa è accaduto esattamente all’interno della Chiesa cattolica romana (CCR) negli ultimi 500 anni che ha prodotto posture così diverse? La risposta breve è: tutto è cambiato, eppure nulla è cambiato. La risposta leggermente più lunga, molto simile a quella più corta, è ugualmente contorta e contraddittoria, ma merita attenzione.

Due concili chiave della CCR sono punti di riferimento della discussione e fungono da pilastri fondamentali per comprendere il cambiamento che è avvenuto: il Concilio di Trento (1545-1563) e il Concilio Vaticano II (1962-1965). Un attento esame di queste assemblee getta luce sul motivo del cambiamento di tono e di postura della CCR negli ultimi cinque secoli.

 

Il Concilio di Trento

Il Concilio di Trento è stata la risposta della CCR alla Riforma protestante. Si è svolto in tre fasi tra il 1545 e il 1563. Sebbene la bolla di Papa Leone X abbia preceduto il Concilio di oltre venticinque anni, Trento rispecchiò le sue affermazioni. Il compito a portata di mano era chiaro: per combattere le idee protestanti, i cattolici dovevano dichiarare ciò che la Chiesa credeva. E lo fecero. A Trento furono approfondite quattro aree principali: l’autorità della Scrittura e della tradizione, il ruolo dei vescovi, delle dottrine e dei sacramenti e le riforme. Le dottrine che emersero condannarono sommariamente i principi chiave della Riforma.

La longevità di Trento attesta la chiarezza e la definitività del Concilio. Più di tre secoli sarebbero passati prima che la CCR si sarebbe riunita nuovamente per il Concilio Vaticano I nel 1869 – la più lunga distanza temporale tra i concili nella storia della chiesa. Senza dubbio, Trento ha lasciato un marchio indelebile sul cattolicesimo romano.

Ma i tempi cambiano, e con questi cambiamenti arrivano nuove sfide culturali e sociali che devono essere affrontate. Non c’ è nulla di più vero che nella chiesa, il cui compito costante è quello di annunciare fedelmente e in modo rilevante il Vangelo in ogni momento, in ogni luogo e a tutti i popoli.

 

Il Concilio Vaticano II

Quattrocento anni dopo la chiusura di Trento, la CCR si trovò faccia a faccia con delle sfide profonde sentendosi incapace nel confronto con esse. La CCR avvertì la necessità di cambiare così da poter avere una voce significativa. Necessitava perciò di un aggiornamento o revisione. Nell’ottobre del 1962 quindi Papa Giovanni XXIII convocò il Concilio Vaticano II. Tale Concilio sarebbe stato il catalizzatore dell’aggiornamento voluto dalla CCR, e i suoi effetti sul cattolicesimo romano sarebbero stati profondi e trasformativi. Il cambiamento sarebbe davvero arrivato, ma a quale prezzo?

Sono passati poco più di cinquant’anni dalla chiusura del Vaticano II nel 1965. Riflettere su ciò che è accaduto nella CCR negli ultimi cinquant’anni potrebbe lasciare perplesso qualsiasi osservatore. Questo perché durante il Vaticano II si scatenò una feroce lotta di potere tra conservatori e progressisti. In tutto il Concilio, entrambe le parti mostrarono grande resistenza e si rifiutarono di cedere terreno all’altra parte. Alla fine non emerse alcun chiaro vincitore, e il Concilio avallò opinioni che – secondo un’analisi protestante – si opponevano, si contraddicevano e si escludevano a vicenda. John Stott ha giustamente sottolineato: “Per molti osservatori l’intera chiesa sembra essere in uno stato di confusione senza precedenti” (citazione da D. Wells, Revolution in Rome, Downers Grove, IVP 1972, p. 8). Eppure è stato al Vaticano II che la CCR ha mostrato pienamente la sua capacità sconcertante di mantenere le tensioni pur continuando a portare avanti la sua agenda.

Il Concilio Vaticano II è unico tra tutti i concili ecclesiastici per due motivi principali. In primo luogo, non fu il risultato né di persecuzioni esterne né di eresie interne. In secondo luogo, come scrive David Wells, “per la prima volta nella storia dei concili, i documenti che il Vaticano II sviluppò abbracciarono ufficialmente teologie reciprocamente incompatibili” (Revolution in Rome, p. 26). Di conseguenza, molti dei documenti vincolanti emersi dal Vaticano II parlano con due voci distinte e contrastanti – una conservatrice e una progressista. “Riflettono, in modo affascinante e forse tragico, la mente divisa del cattolicesimo romano moderno” (Revolution in Rome, p. 26).

 

La chiesa camaleontica romana?

Un camaleonte si adatta a qualunque ambiente cambiando il suo colore e mescolandosi ad esso. Allo stesso modo, il Vaticano II ha prodotto questo effetto camaleontico nella CCR. Dal momento che i suoi dogmi e la sua dottrina rappresentano due visioni opposte, il cattolicesimo è in grado di adattarsi a qualsiasi ambito e ambiente teologico in cui potrebbe ritrovarsi, sostenendo qualunque visione e quindi efficacemente confondendosi con il suo contesto. Può essere evangelico se ha bisogno di essere evangelico. Può parlare il linguaggio dei carismatici se ne ha bisogno. E’ anche a suo agio con i liberali. Addirittura l’Islam non è off-limits, così come il sostiene il Vaticano II: i musulmani, infatti, “professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico” (Lumen Gentium, n. 16). Non sembra perciò esserci un ambiente a cui la CCR non possa adattarsi.

La dichiarazione di Papa Francesco alla Chiesa di Scozia ne è una perfetta dimostrazione. Il Papa pronuncia discorsi che non offendono nessuno e che lo proteggono dal conflitto teologico. Il problema è che l’unità di cui parla non si basa sul vangelo biblico, ma è un concetto che cerca di assimilare tutto senza avere confini chiari. Il risultato è un cristianesimo di basso conio e contorto, contro cui J. C. Ryle avvertì: “C’è un diffuso e mondano tipo di cristianesimo oggigiorno che molti hanno: un cristianesimo a “buon mercato” che non offende nessuno e che non vale nulla” (Holiness, p. 125).

Questo cristianesimo confuso che non si sottomette pienamente all’autorità della parola di Dio e che non è centrato sull’evangelo della giustificazione mediante la fede soltanto, è il risultato dell’effetto camaleontico. Secondo il Vaticano II, tutto è cambiato, ma allo stesso tempo, il Concilio di Trento e tutti gli altri concili ecclesiastici sono ancora pienamente affermati – quindi nulla è cambiato.

 

Sia, sia (et-et)

Quindi, ancora una volta, quando si pone la domanda: “Cosa è cambiato negli ultimi 500 anni nella CCR”? , la risposta è: tutto e niente. La CCR è afflitta dalla malattia del sia, sia (et-et). Sia conservatrice che progressista. Sia la Scrittura che la tradizione. Sia Gesù che Maria. Sia la grazia che le opere. Queste nozioni spesso si contraddicono a vicenda e, allo stesso tempo, consentono alla CCR di adattarsi a qualsiasi tipo di ambiente. Consentono alla chiesa di cambiare senza mai cambiare realmente. Consentono di sostenere che la Riforma è finita pur approvando ancora ufficialmente gli anatemi di Trento. Sia, sia (et-et).

L’evangelo biblico, tuttavia, non permette questo effetto camaleontico. Il suo messaggio richiede chiarezza e consistenza. I suoi confini devono essere ben definiti e non possono essere valicati senza modificarne la sua identità. La CCR deve ancora una volta stabilire questi confini, altrimenti la sua identità continuerà ad essere offuscata e confusa, e il Vangelo continuerà a perdere il suo potere di salvare a chi si affida ad essa.

 

 

(Traduzione a cura di Davide Cantoni)

 

 

Tematiche: Chiesa, Storia della Chiesa, Teologia

Reid Karr

Reid Karr

È anziano della Chiesa evangelica Breccia di Roma San Paolo e direttore aggiunto della Reformanda Initiative. È dottorando di ricerca in teologia presso Union School of Theology (GB) con una tesi di analisi evangelica sulla missiologia del Vaticano II.

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