I tre stadi della vita di un pastore

 

 

Che cosa significa concludere bene per un pastore? Questa è una domanda che mi sono posto molti anni fa, mentre riflettevo sull’esortazione di Paolo a correre la gara in modo da ottenere “il premio” (1 Cor. 9:24). Vuol dire che c’è una serie di ostacoli che un pastore deve superare per entrare nella “hall of fame” dei pastori? Ai conduttori delle chiese vengono attribuiti dei punti in base al numero di convertiti, di battesimi o delle offerte che raccoglie?

Sono giunto alla conclusione che concludere bene voglia dire finire con meno rimpianti possibili. Significa arrivare al termine della tua vita sapendo che Cristo è stato esaltato lungo gli anni, senza contare quanto denaro tu abbia raccolto o quante persone abbiano varcato la soglia della tua chiesa.

Quindi, come fai a sapere se stai correndo bene, o se stai correndo nella giusta direzione? Può sembrarti diverso in base al punto in cui ti trovi nel tuo percorso pastorale. Ma sia che tu stia cominciando, sia che tu sia in procinto di finire, è sempre un buon momento per valutare come stai andando. E non è mai troppo tardi per rimettersi in carreggiata.

Analizziamolo attraverso i 3 stadi della vita di un pastore.

 

Stadio 1: immaginazione

Il giovane pastore guarda al futuro e vede una crescita esplosiva nella sua chiesa, sulla base delle sue grandi abilità espositive e di visione. Io chiamo questo stadio “lo stadio dell’immaginazione”.

Se stai cominciando come fondatore di una chiesa o ne hai presa in carico una, ecco alcuni suggerimenti per evitare cadute.

 

Ricorda che tutti i membri del corpo sono un dono alla chiesa

Non dobbiamo mai sentirci migliori degli altri, anche se portiamo una responsabilità maggiore. C’è un solo Salvatore, e non sei tu. Proponiti con umiltà, ed eviterai di essere umiliato da Dio.

Affida le tue aspettative a Dio. È la sua chiesa, non la tua

Egli può chiamarti a predicare a migliaia di persone, o a centinaia, o a decine. I tuoi scritti possono diventare un best seller del New York Times, o finire per essere un inserto nel giornalino della chiesa. Dio può essere glorificato in entrambi.

Costruisci la tua squadra sull’umilta’, non sul talento

Mi ci sono voluti anni per realizzare questo. Se i tuoi collaboratori non hanno umiltà, anche la persona più talentuosa può diventare la peggior spina nel fianco. Questo non vuole denigrare il talento o le capacità, ma se queste sono unite all’orgoglio, passerai molte notti insonni, farai molte riunioni sgradevoli, e ci sarà tensione in ogni ambito del tuo ministero.

Non nascondere i piccoli problemi sotto il tappeto

Questo è uno dei miei più grandi rimpianti. Io amo la pace e tendo a scappare dallo scontro. Questo mi è costato molto. Non devi inseguire ogni minuzia, ma quando percepisci che qualcosa è marcio, è il momento di andare a fondo. Spegnere una piccola scintilla è più facile che domare un incendio ormai esploso. Ne porto le cicatrici che lo dimostrano.

Decidi subito come distribuirai il tuo tempo

Alcuni pastori passano 30-35 ore alla settimana a prepararsi per la domenica, mentre altri ne spendono solo 8-10 per dedicarsi maggiormente alle visite in ospedale, alla consulenza, o al discepolato. Le Scritture ci danno poche indicazioni su questo, ma devi decidere in base a dove sei stato chiamato a pasturare e alla tua personalità. Non importa quanto tu faccia, molte cose rimarranno da fare. Devi dare delle priorità.

Tieni dei registri meticolosi su tutti i tuoi incontri personali

Potresti averne bisogno in seguito. A me non è mai riuscito molto bene, a mio discapito. La memoria svanisce, le annotazioni no.

Coltiva buone relazioni con coloro che hanno una responsabilita’ e con quelli esterni

Questo ti darà un buon equilibrio nel guardare lo stato del tuo ministero. I membri della chiesa spesso vedono le cose in maniera diversa da quelli che hanno qualche responsabilità. Il conduttore può non vedere alcune cose che vedono i membri e viceversa. Come nella vista fisica, entrambi gli occhi sono necessari per vedere bene ogni angolazione. Non essere un pastore con un occhio solo.

Chiedi saggezza e consigli ai pastori piu’ anziani

Hanno avuto a che fare con le stesse tue preoccupazioni e domande per molto tempo; perciò, sanno come riparare qualcosa che sta per rompersi. parla con loro e confida nella loro esperienza.

 

Stadio 2: esperienza

Il secondo stadio del ministero pastorale è spesso afflitto dai ripensamenti. Potresti guardare indietro a ciò che hai fatto e focalizzarti sui fallimenti. È una tattica del nemico. Lui ama distrarti. Dove ho sbagliato con questa chiesa? Perché le persone sono così complicate? Cos’ho fatto tutto questo tempo? Ho sbagliato ad interpretare la chiamata di Dio? Avrei dovuto fare l’ingegnere?

Allora, preferisco portare i miei pensieri attraverso la lettera ai Filippesi, dove Paolo scrive dalla prigione, incoraggiando i lettori ad essere gioiosi. È ironia da dietro le sbarre, e mostra un cuore consumato più da ciò che Dio sta compiendo che dalla propria situazione.

Qui ci sono alcuni accorgimenti per evitare di trovarti a terra durante questa stagione del tuo ministero.

 

Fai un riepilogo della tua storia come pastore

Cos’hai fatto bene? E cos’avresti potuto fare meglio? Dove porti più frutti? Quando ho raggiunto i 20 anni da pastore, abbiamo fatto una grande festa celebrando due decadi di fedeltà da parte di Dio. Ho avuto l’opportunità di vedere persone le cui vite erano state cambiate, ma mi sono ricordato che non è mai stato il “Mike Minter Show”. Centinaia di persone in quegli anni erano parte del lavoro che Dio stava facendo.

Considera quali correzioni a metà della corsa devono essere attuate

Cerca qualche amico onesto che ti ha osservato lungo gli anni. Loro conoscono i tuoi punti deboli. Ho avuto dei cari fratelli che hanno avuto il coraggio di dirmi che stavo predicando molto fumo e niente arrosto, che i miei messaggi mancavano di profondità. Sapevano che ero stanco. Il ministero può prosciugarti. Ho anche rassegnato le mie dimissioni una volta, all’inizio degli anni 2000, dopo aver perso quasi mille persone a causa di un’enorme chiesa, in pochi mesi. Fu un trauma! Mi sentivo come se stessi fallendo. Uno degli anziani gettò la mia lettera nel cestino e mi disse “abbiamo del lavoro da fare”. Nel profondo del mio cuore, sapevo che dovevo continuare la corsa, ma il dolore della perdita era difficile da sopportare. Ero certo che la nave sarebbe affondata. Ma non lo fece, ed eccoci qui, molti anni dopo. Sii onesto con te stesso nei tuoi anni di ministero.

Prendi nota dei cambiamenti culturali che sono avvenuti

Le manifestazioni morali, etiche, e tecnologiche sono interpretate diversamente da diverse generazioni e da diversi retroterra religiosi. Ogni pastore dovrebbe essere a conoscenza delle correnti culturali che pulsano nella società. Puoi esserne sepolto se non le conosci. Possono penetrare senza dare avviso, e, senza che tu te ne accorga, il tuo ministero non serve più. Come ha detto qualcuno “Ci sono quelli che fanno accadere le cose, quelli che le guardano accadere, e quelli che si chiedono cosa sia accaduto”. Non farti trovare impreparato.

Spendi del tempo con i giovani della tua chiesa, e scopri come vedono la vita.

Questo ti aprirà gli occhi. Ovviamente, questo lo si può fare a qualunque stadio, ma dopo una decina d’anni o due è buono testare le acque tra i giovani. Vivono in un mondo diverso. Questo non era il caso trent’anni fa. Allora, le generazioni erano separate di pochi metri. Oggi, internet le ha separate di chilometri. Mi è piaciuto moltissimo sedermi con gli adolescenti e chiedere loro com’è la vita a scuola, quali battaglie stanno affrontando. Credimi, saranno molto schietti a riguardo.

Sii onesto a sufficienza da discernere se realmente avevi in cuore questa cosa chiamata “ministero”

Questa è dura, ma dev’essere affrontata prima che si accumulino decine d’anni di rimpianti. C’è un fuoco dentro di te per insegnare la Parola di Dio e aver cura delle persone? Se c’era in passato, fatti consigliare su come ravvivarlo. Il nemico ama creare dubbi e mettere in crisi le nostre chiamate. Se, invece, hai pensato che questo fosse un modo come un altro per mettere il piatto a tavola, è ora di andare davanti agli anziani e farti consigliare. Dare le dimissioni non è sempre la peggior cosa del mondo. E se non sei chiamato al ministero, lasciare potrebbe essere la cosa migliore per la tua famiglia.

 

 

Stadio 3: lo specchietto retrovisore

Lo stadio 3 è per il pastore che è sopravvissuto a 25 o più anni di ministero. Chiamerò questo stadio “lo specchietto retrovisore”. C’è un maggiore desiderio del paradiso e la volontà di lasciare un’eredità per la tua famiglia, per la tua chiesa e per i tuoi amici. Può essere il periodo più proficuo della tua vita.

È tempo di riunirti con chi ami e raccontare storie di anni passati. È tempo di risate e di guardare la vita attraverso la lente della saggezza e dell’esperienza. Come suggerisce il nome, questa fase di ministero diventa anche un tempo di riflessione, che può causare rimpianti, a volte conducendo anche a tristezza o depressione. Possono sorgere domande come Perché non ho guidato meglio o non ho speso più tempo con il mio gregge? Io avrei certamente voluto essere migliore nella consulenza. La lista di domande e dubbi sale a galla come una balena in cerca d’aria.

Ovviamente, non possiamo cancellare i fallimenti passati, sia che fossero conseguenze di peccato, debolezza umana, o di mancanza di saggezza. Finire bene significa vivere in quotidiano ravvedimento. Finire bene significa mantenere una “coscienza pulita davanti a Dio e agli uomini” (Atti 24:16). Questo era un desiderio molto forte per l’apostolo Paolo, che aveva perseguitato la chiesa e deve aver avuto molti rimpianti quando descriveva se stesso come il “primo” dei peccatori (1 Tim. 1:15). Perché Dio vedeva Davide come “un uomo secondo il suo cuore” (1 Sam. 13:14) ma rigettava Saul che sembrava aver peccato meno? Perché Davide si pentì con tutto il cuore (come espresso nei Salmi 32 e 51), mentre Saul persisteva nel suo odio contro Davide senza pentirsene, accampando scuse per la sua disubbidienza.

Chuck Swindoll una volta disse “Non è mai troppo tardi per cominciare a fare ciò che è giusto”. È una frase molto saggia. Non importa quanto tu sia anziano come pastore (o pastore in pensione), hai ancora tempo per aggiustare le cose. Una coscienza pulita è una componente chiave del finire bene. Nessun cuscino è abbastanza morbido da addolcire una coscienza colpevole.

Ripeto: finire bene è finire con il numero minore possibile di rimpianti. Ci sono alcuni nodi relazionali che devono essere sanati? Ci sono persone che hanno servito fedelmente e devono essere ringraziati? Non lasciare niente in sospeso e finirai bene.

 

Questo articolo è adattato da Stay the Course: A Pastor’s Guide to Navigating the Restless Waters of Ministry di Mike Minter (B&H, novembre 2022).

 

 

Traduzione a cura di Alessia Pescarmona

 

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Tematiche: Anzianato, Ministero, Pastorato

Mike Minter

Mike Minter

Pastore emerito e insegnante alla Reston Bible Church di Dulles, in Virginia, chiesa che ha fondato e curato per 45 anni, è sposato con Kay ed è l’autore di da Stay the Course: A Pastor’s Guide to Navigating the Restless Waters of Ministry di Mike Minter (B&H, novembre 2022) e A Western Jesus: The Wayward Americanization of Christ and the Church (B&H, 2007), insieme ad altre pubblicazioni minori che si trovano gratuitamente su Apple iBooks.

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