La pazienza: il superpotere di un pastore

 

In una striscia a fumetti di Dennis la minaccia disegnata da Hank Ketcham c’è il giovane Dennis seduto a tavola in cucina con dei fogli di carta e dei pastelli. Appallottola un pezzo di carta e lo butta per terra. Indaffarata a preparare il pranzo, sua madre tende l’orecchio per cogliere lo sfogo esasperato del figlio: “Perché ci vuole così TANTO tempo per avere pazienza?” Effettivamente!

La chiesa che servo come pastore ha accolto con pazienza il ministero che svolgo in essa da 30 anni. Come in ogni buon matrimonio, l’amore ha avuto un ruolo fondamentale in questa relazione conquistata con tanta fatica. La pazienza ha giocato un importante ruolo di supporto nel consolidamento di questo amore. La pazienza pastorale—la capacità di investire tempo sufficiente nel perseguire gli obiettivi del regno senza andare fuori di testa—è una virtù indispensabile nell’esercizio della cura pastorale.

Quale sciocco potrebbe sostenere di essere un modello di pazienza pastorale? A volte mi chiedo se 30 anni di servizio nello stesso gregge sia indice più del mio atteggiamento nei confronti della vita privo di immaginazione, tipico di chi è abituato a lavorare duro a testa bassa, che di pazienza. In ogni caso, la pazienza è un colore primario sulla paletta della fedeltà pastorale. Consideriamo qualche esempio.

 

PAZIENZA CON LA PROSPERITÀ

“Prosperità” è una parola molto abusata che vorrei redimere per lo scopo di questo articolo. Per “prosperità” mi riferisco in senso stretto a quella fase nella vita di una chiesa in cui essa perviene a una relativa maturità e stabilità finanziaria. In quel momento, i membri di quella chiesa e i membri avveduti di chiese con cui c’è un rapporto di comunione intima avvertono che la chiesa ha raggiunto la stabilità, ha un obiettivo comune e il suo ministero biblicamente equilibrato porta molto frutto.

Una consistente maggioranza di pastori sono chiamati a servire in chiese che devono ancora raggiungere questa fase di prosperità spirituale. Pastori di chiese di nuova fondazione, di chiese da rivitalizzare e di un gran numero di altre congregazioni ordinarie inizieranno il loro ministero in contesti che nella migliore delle ipotesi sono instabili, se non in gran parte disfunzionali. La maggior parte di noi assume la leadership di chiese dalle gambe vacillanti.

Ci vogliono pazienza e coraggio per mantenere salda la rotta settimana dopo settimana, anno dopo anno, mentre il traguardo di una sana stabilità non appare vicino all’orizzonte. La tentazione a ricorrere a “soluzioni” impazienti affligge i pastori lungo questo percorso logorante. Una pazienza perseverante mantiene la tua mano sull’aratro quando le domande sulla dimensione del tua congregazione risultano imbarazzanti —o quando qualcuno vede una foto dell’edificio della tua chiesa, viene a sapere i miseri numeri del tuo budget per la missione, o si chiede come mai non hai più anziani a questo punto.

Io ho accettato la chiamata di una chiesa formata da 10 famiglie. Eravamo degli abusivi, ci riunivamo senza avere nessun contratto d’affitto nello scantinato di un deprimente negozio in un centro commerciale. Per i successivi 22 anni, ci siamo riuniti in una serie di edifici scadenti. Conosco bene il modo in cui l’orgoglio assale questa faticosa pazienza sventolando in faccia allettanti scorciatoie verso la prosperità. Dopotutto, ho iniziato il ministero pastorale ai tempi d’oro del cosiddetto movimento per la crescita della chiesa. Queste scorciatoie erano ben confezionate e ampiamente commercializzate per essere attuate subito. Tutto ciò che uno doveva fare, così ci dicevano, era unirsi al movimento. O sparire. Ma il loro programma per la crescita prevedeva multipli servizi dove si praticava l’apartheid liturgico e l’evangelizzazione attraverso l’intrattenimento, nonché di rinunciare alla membership formale di chiesa, alla disciplina correttiva e alla predicazione espositiva. Così ho dovuto dire a me stesso: “Pazienza, Dan. Lascia stare queste cose. Servi il Cristo che regna. Guida delicatamente il gregge per conformare il tuo ministero al modello del Nuovo Testamento. Permetti ai semi di germinare. Spera in Gesù”.

Accanto alla seduzione dei metodi infedeli studiati per produrre una crescita rapida c’è la tentazione ad abbandonare la nave. Per un pastore più giovane potrebbe presentarsi l’opportunità di guidare una chiesa più grande o di entrare a far parte di un ministero più prestigioso. Dio può effettivamente chiamare un pastore a lasciare il suo gregge, ma l’impazienza può renderci talmente scalpitanti di “fare qualcosa di più grande per Dio” da abbandonare il nostro gregge come farebbe un mercenario. La pazienza è rinomata per il suo consiglio di” stringere i denti”. Quello che Dio può fare con me da qualche altra parte, solitamente può farlo con me lì dove mi trovo.

 

Pazienza con le persone

I pastori guidano pecore e le pecore sono creature lente—creature molto lente! Esse non cambiano né si muovono velocemente. Per natura, esse vagano e gironzolano, esitano e si fermano. L’impazienza pastorale con pecore lente a muoversi è comprensibile. E’ pure letale.

Il discepolato pastorale si nutre di pazienza. Si diffondono pettegolezzi. Gli alcolisti e i tossicodipendenti hanno ricadute. I timorosi trovano nuovi motivi per agitarsi. Matrimoni guariscono, e poi degenerano. Gli impenitenti insistono nel loro peccato. I promiscui ritornano al loro vomito. I criticoni trovano motivi sempre nuovi modi per lamentarsi. Gli orgogliosi trovano nuovi motivi per mettersi in mostra. Gli spiritualmente deboli continuano a inciampare, disprezzando i consigli saggi sulla condotta da tenere. Nel contempo, i pastori fedeli continuano ad amare ognuno di loro. La pazienza pastorale alimenta la nostra determinazione di camminare insieme a peccatori che vanno avanti così lentamente e che vanno indietro così facilmente.

Insieme alla preghiera, niente produce questa pazienza con le persone come meditare sulla pazienza di Dio con me. Egli non abbandona mai il suo patto d’amore con me per la frustrazione. Egli rimane incessantemente fedele a me come suo figlio—giorno dopo giorno, fallimento dopo fallimento, debolezza su debolezza, bruttura dopo bruttura che trasuda dal mio spirito. Egli non mi lascia mai e non mi abbandona mai. Per ragioni che trascendono la credulità, egli continua semplicemente ad amarmi, ad amarmi, ad amarmi.

Questo Dio, questo Signore la cui grazia è incessante, potrebbe chiamarmi a lasciare la chiesa di cui sono pastore, ma non mi chiamerà mai ad abbandonarla. Ci sono stati giorni in cui avrei voluto mollare la mia chiesa-famiglia. Ho desiderato piantare in asso soprattutto certi membri di quella famiglia. In alcune occasioni, il desiderio diventa così forte da mettersi a fantasticare di abbandonare i pochi al costo dei molti. Ma in quei momenti dovuti a uno spirito egoista e inaridito, l’amore fedele di Cristo per i peccatori spinge al ravvedimento e a una rinnovata pazienza con le sue pecore. “Continua a amarle, ad amarle, ad amarle”.

 

Pazienza con la predicazione

Preparare sermoni esegeticamente e teologicamente accurati, coinvolgenti, sapientemente strutturati, ben illustrati, abilmente applicati e predicati con zelo è estenuante. Alcune settimane, è impossibile! Come ha detto qualcuno, scrivere sermoni di qualità è simile a scolpire un pezzo di cemento con un cucchiaio. Predicarli con unzione è simile a scaricare una batteria. Una costanza persistente e paziente è essenziale se si vuole pascere fedelmente il gregge di Dio con la Parola di Dio per un certo periodo di tempo.

All’inizio del mio ministero pastorale potevo permettermi soltanto un unico computer desktop. L’ufficio della chiesa aveva bisogno del mio computer perciò mi ritrovavo a finire i sermoni il sabato sera tardi mentre mia moglie era a casa da sola. Per quanto mi sforzassi, sembrava che non riuscissi a superare il buco nero della preparazione del sermone in modo tempestivo. Settimana dopo settimana tornavo a casa intorno a mezzanotte, a volte più tardi. Una di quelle sere persi la pazienza. La mia frustrazione accese la rabbia e sbattei violentemente la mia mano sul cruscotto della mia auto. “Come mai per i sermoni ci vuole così TANTO tempo?”

Beh, l’acquisto del mio primo computer portatile risolse molta di questa rabbia, e un cuore ravveduto avrebbe in qualche modo cambiato la mia prospettiva sulla preparazione del sermone. Amo lo studio, amo la scoperta, amo il nutrimento spirituale che questo lavoro fornisce. Tuttavia, preparare continuamente sermoni da predicare resta una disciplina incessante, sermone dopo sermone. Fatica, distrazione, responsabilità in competizione e lunghe sessioni di profonda concentrazione richiedono pazienza e perseveranza. Ci sono molte ricche ricompense per tale lavoro. Non ci sono scorciatoie. Pastore, è normale che sia così difficile. Soltanto Dio può darci la pazienza per predicare in modo efficace nel lungo termine.

 

Pazienza con la preghiera

Voglio essere un “uomo di preghiera”. Non lo sono. Alcuni pensano che io lo sia, ma stanno semplicemente paragonandomi a loro. Io prego ogni giorno. La preghiera è il mio alito vitale di guerriero cristiano (Efesini 6:18). Amo pregare, quasi sempre. Ma non sono nemmeno vicino a essere un esempio di preghiera.

Tuttavia, prego da abbastanza tempo per sapere che una vera vita di preghiera richiede costanza. La pazienza è necessaria per continuare a dedicarsi alla preghiera quando le esigenze della vita ti urlano contro per farti alzare dalle ginocchia e “fare qualcosa”. La pazienza è necessaria per pregare per le stesse persone giorno dopo giorno—spesso senza nessuna risposta evidente alle tue richieste. La pazienza è necessaria per pregare quando non ci sentiamo di pregare, quando il dubbio soffoca la fiducia nelle promesse di Dio, quando le nostre anime sono diventate insensibili e prive di immaginazione, quando siamo tentati a genufletterci davanti allo spettro della disperazione pastorale, quando semplicemente abbiamo finito le parole.

Nella parabola della vedova insistente, Gesù ci ha insegnato a pregare senza stancarci (Luca 18:1). Gesù conosce la nostra inclinazione naturale nei confronti dell’insistenza in preghiera—la nostra difficoltà a investire del tempo sufficiente davanti al trono di Dio per ottenere vittorie del regno in accordo con le promesse del Re. Perciò Egli ci chiama a essere perseveranti e pazienti in questa missione.

Sebbene questi quattro esempi di pazienza pastorale siano un imperativo per tutti noi pastori, non sono un prodotto del nostro ingegno. La virtù della pazienza pastorale è un frutto che soltanto lo Spirito di Cristo può produrre in noi (Galati 5:22–23). Che possiamo quindi rallegrarci di dipendere da lui per la pazienza perseverante di finire bene la nostra corsa, per la sua grazia, e per la sua gloria.

 

 

Tematiche: Ministero, Pastorato, Predicazione, Preghiera

Dan Miller

Dan Miller

 

E’ il pastore della chiesa Eden Baptist Church in Burnsville, Minnesota.

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