Quattro buone abitudini in uso nelle chiese del “Grande Mandato” (parte 1)

 

Non rientra nel programma del cosiddetto “Grande Mandato” chiedere alle chiese di agire come fossero il dipartimento dei veicoli a motore, né che si comportino come Uffici Informazione. Il Grande Mandato non chiama neppure le chiese ad agire come squadre sportive professioniste.

Nella mia chiesa mi prendono in giro perché non sono un esperto di sport e fin qui niente di strano. Tuttavia, anch’io capisco che l’obiettivo di ogni squadra sportiva è vincere il campionato. Una squadra cerca di ingaggiare i migliori giocatori, di realizzare le migliori strutture di allenamento e di ottimizzare lo staff tecnico per conquistare il trofeo più ambito dalla sua lega. Certo, una squadra è contenta che ci siano altre squadre, senza di esse non ci sarebbe competizione. Ma il suo scopo principale è battere quelle squadre.

Quanto alle comunità cristiane, la frase “battere le altre chiese” non deve proprio esistere.

Faccio qualche domanda per testare la mentalità de “la nostra squadra è la migliore”.

 

  • Siete disposti a cedere i vostri migliori atleti ad altre chiese?
  • Vi rallegrate se, dopo aver pregato per un risveglio, questo risveglio arriva nella chiesa in fondo alla strada?
  • Pregate regolarmente per la comunità in fondo alla strada e per le altre chiese della vostra città?
  • Destinate parte del vostro bilancio per il consolidamento di qualche vecchia chiesa in difficoltà o per edificarne qualche nuova nella vostra città, nella vostra nazione o all’estero?

 

Spesso, purtroppo, assistiamo invece a una assurda competitività tra le chiese evangeliche. Ma una chiesa del Grande Mandato non gareggia con le altre chiese che predicano il vangelo perché sa che ciascuna comunità lotta per lo stesso scopo.

 

 

Chiesa del Grande Mandato = Chiesa che fonda altre chiese

 

Ed ecco il punto cruciale: una chiesa fedele al Grande Mandato è una chiesa che evangelizza e fa discepoli, ma è altresì una chiesa che inizia e rafforza anche altre chiese. Essa vuole vedere il regno di Dio crescere grazie al proprio ministero, ma altresì che esso si espanda oltre le proprie mura, attraverso altre chiese.

Quindi una chiesa obbediente al Grande Mandato è, in primo luogo, attenta a promuovere svariate attività evangelistiche, al fine di accrescere la propria consistenza numerica. Ma è anche interessata a veder culminare i propri sforzi nella creazione o nel sostegno di altre comunità locali. Non è appagata dall’essere in buona salute, vuole vedere la crescita di altre congregazioni sane che credono nella Bibbia e che predicano il vangelo.

Una tale chiesa incentiverà e fonderà altre chiese evangeliche, anche se a pochi isolati di distanza e pregherà singolarmente per ciascuna di esse. Sarà inoltre disposta a mandare dei propri credenti ben equipaggiati, in aiuto a quelle chiese. Sarà efficiente anche per la creazione o l’edificazione di altre chiese in un’altra parte del mondo.

Una chiesa del Grande Mandato lavora e prega per formare uomini qualificati a essere anziani, che poi invierà generosamente in altri campi missionari. Stabilisce una quota del proprio budget a favore delle esigenze derivanti dal Grande Mandato, trattenendo una somma per il ministero in sede, ma devolvendone una quota anche per il sostegno di altre opere, sia limitrofe sia lontane. Ciò si rivelerà utile per risvegliare, ovunque sia necessario, qualche chiesa divenuta apatica e come collante per cementare questa concezione di squadra, insieme ai membri di altre comunità che concentrano la propria vita comunitaria sulla predicazione pubblica e privata del vangelo.

I fedeli e i responsabili della congregazioni proveranno la stessa contentezza per l’apertura di un nuovo locale di culto, di quella che sfocerà nell’inaugurazione di un punto di ristoro in una zona spiritualmente desertica.

Ma, ci chiediamo: cosa fa di una comunità una chiesa ubbidiente al Grande Mandato? Ecco quattro passi decisivi.

 

 

Coltivare una cultura di discepolato

 

Primo. Una chiesa ubbidiente al Grande Mandato si preoccupa d’inculcare nei propri membri una cultura di discepolato. Aiuta ciascun membro a sentire il peso di aiutare i confratelli a crescere nella fede. Il pastorato, dice Paolo (Ef 4: 11-12), serve al perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero; ciò significa che l’opera del ministero appartiene a tutti i santi. Tutto il corpo, seguendo la verità nell’amore, trae il proprio sviluppo per edificare sé stesso e ogni singola parte fa il suo lavoro (Ef 4:15-16, vedi anche 1 Cor. 12:14).

Il discepolato consiste nel seguire Gesù. Fare discepoli significa aiutare qualcun altro a seguire Gesù (per esempio 2 Tim 2:2). E in una chiesa del Grande Mandato, i più anziani istruiscono nella fede i più giovani, mentre le donne più giovani attingono all’esperienza di quelle più anziane. Ad esempio, se sei una donna nubile, potresti offrire la tua opera di casalinga aiutando la tua chiesa nel fare il bucato, in cambio dell’opportunità di fare molte domande e apprendere nuove nozioni! Se sei un anziano che ha un lavoro e che insegna nella Scuola Domenicale per adulti, provvedi ad addestrare qualcuno più giovane che un giorno subentri a te. Il tuo obiettivo, in un certo senso, è ammaestrarlo e trasmettergli il compito dell’insegnamento. Dopodiché, potrai cominciare a lavorare in un altro settore e formare un altro insegnante più giovane.

Una chiesa della Grande Commissione ha inoltre una sensibilità che definirei “geografica”, implicita nel comando di Gesù di “andare”. Per quelli che rimangono nella propria città, quindi, “andare” può significare avvicinarsi maggiormente alla chiesa o ai vari gruppi dei membri di chiesa. In questo modo è facile assistere gli altri durante la settimana. Dove vivi? Stai aiutando a coltivare una cultura del discepolato nella tua chiesa, dove hai scelto di prendere in affitto un appartamento o di acquistare una casa.

Una chiesa del Grande Mandato dovrebbe essere scomoda, anche irritante, per uno che è cristiano solo di nome. Se siete solo degli ospiti domenicali in una simile chiesa, ovvero solo per mettere a tacere il vostro senso religioso, essa potrebbe non essere di vostro gradimento. Sareste senz’altro i benvenuti, ma non avreste nulla in comune con gli altri fedeli. Loro sacrificano la propria vita per seguire Gesù e si impegnano ad aiutarsi vicendevolmente per seguire il Maestro. Un tale impegno e un simile zelo fanno parte della stessa cultura: domande intenzionali, conversazioni significative, preghiera e continui richiami al Vangelo.

Date uno sguardo al Master Plan of Evangelism di Robert Coleman, al Il pergolato e la vite di Colin Marshall e Tony Payne (prossimamente pubblicato da Coram Deo) o al mio libro Discepolare, per ulteriori informazioni su questo tema.

 

 

 

Traduzione a cura di Ciro Izzo

 

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Tematiche: Chiesa, Discepolato, Evangelizzazione, Fondazione di chiese, Ministero, Missione, Storia della Chiesa

Mark Dever

Mark Dever 

 

E’ pastore della Capitol Hill Baptist Church a Washington, D.C. e autore di molti libri, incluso Discepolare (Ed Coram Deo) Nove segni caratteristici di una chiesa sana (Alfa Omega). Puoi saperne di più sul sito www.9marks.org o puoi seguirlo su Twitter.

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